Quale è stato l'ultimo film di Allen che ho visto per intero? Davvero non ricordo. Ho molto apprezzato il monologo iniziale di Larry David in Basta che funzioni, ma questo non mi è servito ad arrivare ai titoli di coda, giacchè il resto della pellicola perdeva abbastanza vistosamente in tenuta. Per riesumare un'opera completa devo tornare quindi indietro di più di un lustro e a quel gioiellino noir di Match Point seguito dalla trascurabile commedia Scoop. A quanto sento in giro comunque non mi sarei perso granchè. Bene, perchè invece quest'ultimo Midnight in Paris mi ha amabilmente conquistato con il suo tocco leggero, il suo tono svagato, la sua aria sognante.
Questa volta l'alter ego cinematografico di Woody Allen è Owen Wilson nei panni di Gil, insicuro e impacciato scrittore di sceneggiature per il cinema prossimo al matrimonio, che aspira a qualcosa di diverso, e di più artistico, sia nella vita che nel lavoro, perennemente perso nei miti storici della letteratura.
Assecondando il detto "attento a ciò che desideri perchè potresti ottenerlo", Owen/Gil riesce ad incontrare tutti i suoi eroi letterari del passato e a spingersi anche oltre. Il finale, sul motto del "vivi il tuo tempo" se proprio vogliamo è un pò consolatorio, ma tutto sommato coerente con la cifra stilistica della pellicola.
Assecondando il detto "attento a ciò che desideri perchè potresti ottenerlo", Owen/Gil riesce ad incontrare tutti i suoi eroi letterari del passato e a spingersi anche oltre. Il finale, sul motto del "vivi il tuo tempo" se proprio vogliamo è un pò consolatorio, ma tutto sommato coerente con la cifra stilistica della pellicola.
In compenso i cento minuti scarsi di durata di Midnight in Paris passano che è un piacere, tra battute caustiche, musica jazz, poesia e dialoghi surreali, lasciandoti, all'uscita da uno spettacolo pomeridiano a Milano, quella piacevole sensazione di leggerezza (l'ho già detto?) che ti mette di buon umore e ti bendispone se non alla vita, almeno al proseguio della giornata.
1 commento:
Bello,bello...
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