lunedì 31 dicembre 2007

Best of 2007 (e leviamoci il pensiero)


Anno musicalmente fiacco, il 2007. Se me l’avessero detto dodici mesi fa, che avrei definito così un anno che ha compreso uscite di Steve Earle e Bruce Springsteen, probabilmente non ci avrei creduto. Ma tantè. Come dicevo qualche post indietro, un po’ è anche colpa mia, che ho guardato più indietro che avanti, e alla mia attitudine al singalong che è diventata quasi una patologia. Una manciata di dischi da tramandare ai posteri sono riuscito comunque a selezionarla, anche se mi rendo conto che non sono dei capolavori assoluti.

Delusione dell’anno, e anche questa affermazione sarebbe stata per me impensabile fino a settembre (il disco è uscito a ottobre), Bruce. Non che il disco sia inascoltabile, neh. Però ribadisco il concetto già ampiamente illustrato, è il primo disco del repertorio che alle mie orecchie suona insincero, un tentativo di raschiare in termni commerciali il fondo del rullante della E Street. Bando alle ciance, so che state trattenendo il respiro in attesa dei miei top del 2007, e allora here we go!

Robert Plant & Alison Krauss
Raisin sand

La vera sorpresa dell’anno. Un disco prodotto magnificamente (non potevano esserci dubbi, in realtà) da T-Bone Burnette. Non c’è il folk della Krauss, né l’hard rock di Plant, ma un sound che fonde e inventa un genere più vicino a Tom Waits che alla sommatoria dei due artisti.

Steve Earle
Washington Square serenade
Un buon ritorno per Steve, il cambiamento epocale nella sua vita (il trasferimento dal Tennesse a New York) si riflette nel disco in maniera contraddittoria. A fronte di una manciata di canzoni magnifiche, si registra un appannamento della vena politica più angry. Un peccato veniale, il ragazzo è innamorato, e si sa, l’amore appanna la creatività.

Ryan Adams
Easy Tiger
Il ragazzo prodigio dell’americana è tornato a conciliare la sua vena creativa con una certa dose di commercialità, trovando il giusto equilibrio, come non gli capitava da Gold. Il ragazzo prodigio ha trovato anche la misura, riuscendo a restare sotto i quaranta minuti e mantenendo così alta la concentrazione dell’ascoltatore.

Xavier Rudd
White moth

Mi avevano segnalato questo artista anni fa, ma l’avevo trovato un pò troppo clone dell’originale (Ben-voi-sapete-chi). In questo disco avviene una notevole emancipazione dal modello di base, oltre ad un suo appannamento creativo irreversibile. Si naviga a vista tra folk d’autore, reggae e musica etnica senza mai perdere la bussola.

Ry Cooder
My name is Buddy
Disco politico dell’anno. Ry Cooder torna con un disco di musica folk-blues, e lo accompagna di testi a forte demarcazione sociale (socialista?) attraverso la metafora di Buddy, gatto rosso licenziato dalla fabbrica che insieme agli altri lavoratori cerca di ricreare uno spirito collettivo di solidarietà che il movimento ha da tempo perso. Musica e liriche impedibili.

Degni di nota anche:


Devendra Banhart - Smokey Rolls Down Thunder Canyon, affascinante, ma che ho scoperto solo qualche giorno fa, e ha bisogno di sedimentare.

Mavis Staples – We’ll never turn back, anche qui lo zampino come produttore di Ry Cooder. Una raccolta di canzoni di lotta dei neri americani, con qualche chicca (la conclusiva Jesus on the mainline). Se riuscite ad ascoltare We shall not be move, sapendo cosa rappresenta, senza commuovervi, siete dei fottuti cyborg.

The Dillinger Escare Plan – Ire works, un grande gruppo deve partire da una grande ragione sociale, e qui ci siamo. La musica poi. Beh, se si ha la costanza di superare il per me indigesto growling, si arriva a sonorità eterogenee, strizzatine d’occhio ai RHCP e hard pop.

John Mellencamp – Freedom’s road, il tempo passa e John è lì, eterno ragazzino col ciuffo a fare le sue canzoni adolescenziali sulla libertà. Non solo quelle, per fortuna. Freedom’s road si può definire come il fratellastro di Lonesome Jubilee, che arriva quasi vent’anni dopo.

99 Posse – intera discografia. Non posso non tributare alla gang napoletana il giusto plauso per avermi fatto divertire alla grande per mesi, in questo 07. Non li avevo mai considerati troppo perchè li vedevo più come espressione folkloristica di certa gioventù da centro sociale. Grande il mio stupore nel constatarne la maturazione che li ha portati ad un passo dall’essere i Massive Attack italiani.

domenica 30 dicembre 2007

Go Nagai, go!


Per molti (direi la totalità) della mia generazione, Altas Ufo Robot (Goldrake) fu qualcosa di epocale. Personalmente ero già appassionato di fumetti di Super eroi, ma quel cartone animato coinvolse anche bambini e ragazzini che fino a quel momento erano quanto di più lontano dalla fantascienza e dai fumetti.

Goldrake è stato il primo, l'apripista di uno squadrone di personaggi colorati dagli occhi enormi e il coraggio da kamikaze. Jeeg, Daitan III, Mazinga, Mazinga Z, Gundam, solo per citare i più famosi.


Ovviamente all'epoca (è proprio il caso di dirlo) ci si fermava alla visione del programma, non c'era la possibilità di utilizzare il motore di ricerca del web per avere informazioni, non c'erano fanzine, le riviste di televisione ne parlavano pochissimo, i giocattoli quando sono arrivati, costavano troppo. Quando poi le possibilità di approfondire si sono manifestate, l'interesse era sfumato e quindi questa grande passione della fanciullezza è rimasta legata esclusivamente alla visione delle gesta di Actarus.


Ho letto pertanto con piacere l'intervista pubblicata su XL di Repubblica, al creatore di Goldrake, ma anche di Mazinga e Mazinga Z, Go Nagai.


Nagai spiega la genesi della serie Atlas Ufo Robot, nata dopo Mazinga Z e il suo seguito, Il grande Mazinga ma trasmesso prima di quest'ultimo, in quanto gli sponsor (sigh!) già allora si facevano sentire, e trovarono Mazinga troppo "adulto" (forse perchè c'era un robot donna che sparava le tette?) e privo di momenti di comicità.

Via a Goldrake allora, che sbarcò in Italia per primo e fece il botto.


Go Nagai si definisce una persona pacifica e amante della pace, e sostiene che nelle sue serie la violenza non è fine a se stessa, ma la risposta di un popolo che rifiuta di essere sottomesso. Molto semplicistico certo, e anche molto giapponese. Secondo me, molto banalmente ai ragazzini piace vedere scene di azione, di lotta e se a questo aggiungiamo che a farla sono essere alti sei piani, con missili, raggi, armi bizzarre ed esplosioni a raffica è ancora più apprezzata. Aggiungiamo poi che a metà settanta i cartoni animati giapponesi hanno trovato terreno fertile, visto che i palinsesti per ragazzi erano alimentati a Braccobaldo e Pippicalzelunghe. Direi che non c'era scampo.


L'intervista era ovviamente una marchetta che Nagai ha pagato per parlare dell'uscita rimasterizzata e ri-doppiata della serie completa, senza tagli e censure, in 12 dischi, di Atlas Ufo Robot.

Anche il genio dei robot deve mangiare...

venerdì 28 dicembre 2007

The last radio

L’amico Lino, agente rampa a Malpensa e giornalista musicale free lance sul Buscadero,mi ha segnalato questo spazio: http://www.lastfm.it/ , che è una sorta di comunità. Quindi profilo personale, hobbies, spazio per un blog, eccetera. E fin qui nulla di nuovo. La particolarità è che lastfm.it è dotata di un software che “ricorda” la musica che ascolti attraverso il pc, e quando ti connetti, accendendo la radio del sito, ti manda una playlist con i tuoi ascolti preferiti, oppure inserendo il nome di un’artista o una band, comincia a cercare e riprodurre artisti affini a quello selezionato.
Oddio, non sempre gli accostamenti sono quanto di più gradito (digitando Springsteen mi ha messo in rotazione dai Creedence ai Bon Jovi), ma il risultato è comunque apprezzabile.

La funzione “ricerca e riproduci artisti similari” è disponibile per tutti anche senza iscrizione, mentre la funzione “mi ricordo e riproduco la musica che hai ascoltato dal tuo pc” necessità del download di un software che legge i brani salvati nel pc, li memorizza e riproduce quelli più ascoltati.

Ecco, io per ora, sarà perché in queste cose sono un po’ paranoico, questo programma non l’ho installato. Però mi sono registrato, ed essendo indisponibili i miei soliti nick (monty e bottleofsmoke), ho optato per il titolo del primo libro di Ellroy che ho letto, ilgrandenulla.
Così se passate di là sapete dove trovarmi.

Yo!

Sono in preda ad uno dei miei deliri completisti, manifestato attraverso il recupero di una serie di dischi rap/hip-hop estratti dalla lista dei migliori 500 dischi pop/rock/jazz di sempre espressa da Rolling Stone.
La lista, considerato che già avevo Public Enemy – It takes a nation of milions to hold us back, Run DMC – Raising hell, Eminem – The Marshall Mathers LP e Wu-tang clan – Enter the Wu-tang:36 chambers, comprende:

Dr Dre – The chronic
Jay-Z – Blueprint e Reasonable doubt
LL Cool jay – Radio
NAS – Illmatic
The Notorius BIG – Ready to die
N.W.A. – Straight outta Compton
Outkast – Aquemini e Stankonia

Non moltissima roba quindi. Da profano stupisce l’assenza di Tupac o dei Last poets, ma d’altronde non è l’unico rilievo da fare su questi presunti 500 album essenziali.Vogliamo parlare ad esempio della presenza dei No doubt? Anche per Rolling Stone USA è tutto un magna magna…

giovedì 20 dicembre 2007

From Veloso to Morrison


Arriva così, ignorato alla sua uscita, e inaspettato nella sua bellezza. A dieci giorni dalla fine dell'anno e a poche ore dalla chiusura delle rotative di stampa per l'articolo dei migliori album del 2007, ciondolando come Depp nei Pirati dei Caraibi, è tornato Devendra Banhart.

Smokey rolls down thunder canyon è uscito qualche mese fa, non so perchè non l'ho cercato subito. Forse il motivo sta nel fatto che Devendra Banhart è uno di quelli che non gli si sta dietro, che non fa sedimentare i suoi dischi e che subito ne produce di nuovi, uno di quelli che non avrà mai da pubblicare, in tempi di vacche magre, un cofanetto di inediti.


Dopo l'ottimo Nino Rojo, lo splendido Rejoicing in the hand, e se mi volete bene almeno un pò dovete farvi attraversa dalla meravigliosa open track This is the way ("I know I know we have a choice We choice rejoice"), l'evitabile Cripple crow e a tre anni di distanza questo Smokey rolls down thunder canyon.

Non è semplice raccontare questo disco. Parte con un omaggio alla musica latina che si chiude con Samba Vexillographica, e proprio quando ti stai abituando al clima tropicale ricreato dalle note, arrivano una Seahorse che potrebbe stare a pieno titolo su Strange days dei Doors, una Bad girl da White Album dei Beatles, Tonada yanomaminista che amoreggia con gli Stooges e Shabop Shalom che non farebbe brutta figura in un greatest hits di Barry Manilow.

Come concilia Banhart tutta sta roba che in altre mani sarebbe una mappazza pacchiana? Se la prende comoda, senza presunzione e con naturalezza e charme. Proprio come fa Depp nei panni di Jack Sparrow.
Regalatevi un natale freak.

In prigione in prigione, parte 2

Passata la sbornia mediatica, politica e cabarettistica sull'indulto, quello che resta, come molti di entrambe le fazioni temevano, è un panorama desolante.
Avevo sostenuto l'indulto come azione compassionevole nei confronti di troppi poveri cristi lasciati a se stessi in strutture fatiscenti e sovraffollate. Dicevo però che aveva un senso solo se usato come fase di start up di un progetto carcerario serio e a medio-lungo termine.
Nuove strutture, possibilità di recupero, spazi che permettessero alla persona di conservare la propria dignità.
Niente. Come non detto. A poco più di un anno dall'indulto siamo già tornati al punto di partenza.

I numeri sono spaventosi, indegni.
A fronte di un limite di capienza regolamentare delle carceri italiane di 42.213, e posto che al momento dell'indulto i detenuti erano quasi 61.000, per scendere a sotto i 40.000 dopo quell'iniziativa del parlamento, oggi i reclusi sono già diventati 49.442.
Il peggio ve lo devo ancora dire. Un terzo di queste persone (16.525) sono detenute in attesa di giudizio.
Un altro terzo è condannato in via definitiva (18.589), e il resto è impelagato tra ricorsi e appelli.
Più di sedicimila persone, la popolazione di un paese medio-grande, è rinchiuso in condizioni quasi sempre indecorose, sotto i livelli igienici-sanitari minimi, in situazioni di convivenza drammatiche, e non ha ancora subito un processo!

E il centrosinistra, che dovrebbe avere a cuore per storia,cultura e sensibilità, questa gente, che fa?
Nel 2000 aveva varato il nuovo ordinamento del regolamento penitenziario; prevedeva la ristrutturazione di buona parte dei 214 istituti di pena. Erano previsti interventi di riqualificazione degli standard igienici-sanitari e dei diritti dei detenuti: acqua calda nelle celle, toilette separate, celle per non fumatori, parlatori senza vetri divisori, cucine per un massimo di 200 coperti e altre innovazioni di civiltà. Investimento previsto 400 milioni di euro, per un tempo previsto per la realizzazione dell'opera di cinque anni.

D'accordo, dal duemila a oggi, in mezzo c'è stata un'intera legislatura di forcaioli, ma qualcuno di noi è pronto a puntare un centesimo sulla realizzazione di questo progetto di ristrutturazione entro la fine del governo Prodi?
E' in grado la sinistra (Walter, se ci sei batti un colpo) di compiere una scelta indispensabile per quello che è la nostra storia e al tempo stesso impopolare, che neanche le nozze tra gay?

Anche questo è Afghanistan


Questa foto è stata scelta dall'Unicef come immagine dell'anno, simbolo di un dramma, quello delle spose bambine in Afghanistan, che continua.

Lui 40 anni, lei 11. In questo scatto il fotografo ha catturato lo sguardo atterrito della bambina.

lunedì 17 dicembre 2007

Gente così

Non può non stare sui marroni anche a voi la gente che chiama al telefono per comunicarti qualcosa o solo per passare il tempo, e lo fa proprio mentre sta mangiando!
Parla ciancicando un panino, un cornetto o quel cazzo che non gli va mai di traverso, e lo fa con un'indifferenza e una naturalezza che mi manda ai pazzi, come se fosse la cosa più normale ed educata al mondo.

A day in the life, part 2

La strada per Linate è divisa principalmente in due parti, a loro volta divise in sottosezioni. Le due macrotratte sono Treviglio-Melzo (rotonda motel El Paso) / Melzo (rotonda motel El Paso)-Linate.

Le sottosezioni sono caratterizzate da punti in cui c'è la probabilità di trovare coda. La prima è a ridosso del ponte di Cassano d'Adda, dove, svoltando a destra si entra in città e si prosegue per Milano Lambrate (o per la metropolitana di Cassina De Pecchi) e girando invece a sinistra, come tocca a me, si va per la Rivoltana e Milano Linate-Tangenziali. In questo punto a volte ci sono due-tre chilometri di coda che mi obbligano ad un'aggiramento di una decina di minuti tra le campagne circostanti che mi permettono di poi di sbucare oltre l'intasamento del suddetto ponte.

Successivamente si viaggia normalmente fino alla rotonda di Rivolta D'Adda. Qui la coda c'è sempre, resta da vedere se è scorrevole o blindata. Altra coda dopo l'avvallamento che conduce alla rotonda di Trucazzano e poi via in coda fino al check point di Melzo.

Dall'88, anno in cui ho iniziato a lavorare in aeroporto, al 2003, anno in cui ho assunto la carica sindacale, facevo i turni. Per cui lo stare bloccato nel traffico mi era ignoto. Ci mettevo la mia mezzora pulita e andavo che era un piacere. Quando casualmente mi trovavo a percorrere la rivoltana in orario da magutti (07:00/09:00), incastrato nel serpentone metallico di auto e furgoni, dicevo a me stesso : "pensa a quelli che lo fanno tutti i giorni, come si può vivere così?!?"

Passato dall'altra parte della barricata, ho tentato di ottimizzare il tempo da recluso. Visto che fino a poco tempo fa non ascoltavo mai la radio, ho preso a portarmi i testi dei dischi più interessanti del momento, e in coda me li cantavo con enfasi. Con gli album adeguati funzionava alla grande.
Torniamo a bomba. Check-point di Melzo. Quello è uno snodo cruciale del tragitto. Se c'è coda in direzione Milano, il viaggio butta davvero male. Tocca prendere per Liscate, Settala, e riprendere la Rivoltana all'altezza Villa Invernizzi. Da notare come, nel corso degli ultimi anni, tutti i paesi che corrono lungo la Rivoltana hanno progressivamente introdotto il divieto al transito per i non residenti dalle 07:00 alle 09:00, impedendo di fatto ai pendolari di tagliare la coda e intasando così ancora di più l'arteria primaria. Io me ne fotto, e se c'è da sconfinare, lo faccio. Sono consapevole del rischio contravvenzione, ho già pronto un campionario di scuse, che so già essere perfettamente inutile.

Un tragitto molto breve come quello dalla rotatoria di Melzo alla rotatoria di Liscate, che normalmente si effettua in un paio di minuti ne richiede 20-25, sia se faccio la coda, che se faccio il giro largo con uscita a Settala.
Arrivato alla villa Invernizzi, c'è un solo ultimo ostacolo, la strada a due corsie che conduce al cavalcavia di Segrate. Anche lì, varia a seconda delle mattine, se c'è traffico, non ci sono vie altrenative e sono bloccato per una quindicina di minuti (tempo normale di percorrenza due minuti), sennò la si percorre in un istante.

Passato il cavalcavia, invece di fare la strada che porta dritto in aeroporto (quella che passa tra l'Idroscalo e il Luna Park), devio per Peschiera, entrata merci dell'aeroporto che è sempre libera e mi consente di arrivare in pochissimo a Linate.

Parcheggio al piano scoperto del multipiano e guardo l'ora. Normalmente è passata un'ora dalla partenza da casa. Sono già incazzato e sconvolto prima ancora di iniziare.

giovedì 13 dicembre 2007

Omologation

E arriva un momento triste nella vita, in cui, senza rendertene conto, e senza averlo mai fatto prima, mentre stai parlando ad una ragazza, ti scivola lo sguardo sulle lunghe dita curate per vedere se ha una fede o un anello impegnativo.

martedì 11 dicembre 2007

Mocio & roll

Ho già avuto modo di dirvi che nel mio condominio ci facciamo le pulizie da soli vero?
Capita all'incirca una volta ogni due mesi, mentre una volta ogni anno e mezzo c'è il turno di pulizie esterne. Ho espletato egregiamente la mia parte sabato scorso. Il mio segreto per fare un'attività così pallosa? Il mio lettore mp3 e la mia cazzo di playlist!
Sono uno spettacolo quando pulisco a ritmo, credetemi.
Sabato mentre lucidavo i vetri del portone d'ingresso avevo su i primi quattro pezzi di Ride the Lighting dei Metallica.
Al momento di pulire l'ascensore è toccato a Xavier Rudd, con qualcosa da White moth.
Poi sono passato a ramazzare i pianerottoli con i The National (Boxer) e infine per il lavaggio degli stessi con il mocio, la benzina è stata la raccolta They can't all be zingers dei Primus.
Alla fine quasi (ribadisco quasi) ti dispiace di aver finito.

domenica 9 dicembre 2007

One


Un anno fa inauguravo il blog, fra mille dubbi e incertezze.

Volevo crearmi un archivio di post da pubblicare nei momenti di scarsa vena creativa, in realtà non sono mai riuscito a farlo, al massimo ho appuntato qualche spunto da sviluppare, anche se un buon 60% dei post li ho scritti di getto la mattina tra le 6:30 e le 7:30, prima di andare a lavorare, tanto per tenere fede al mio stile alla Ed Wood.


L'ho aperto sull'entusiasmo per il concerto a Londra dei Pogues, festeggio il primo anno sulla delusione per l'annullamento dell'ultima ora del viaggio romantico a Vienna (causa ricovero suocero che doveva tenerci Stefano per due giorni), delusione anche economica, visto che i 120 euro spesi per i biglietti low cost ovviamente non sono nè recuperabili nè endorsabili.


Fonte inesaribile di ispirazione sono stati i blog degli amici linkati a fianco, con il rammarico della chiusura di quello di Maurino.

2008: ready or not here i come...

Il presepe secondo Stefano




Personalmente non considero il presepe una tradizione cattolica, ma una tradizione di famiglia. E' una di quelle cose che secondo me fanno famiglia, o almeno mi illudo sia così.
Persino mio padre, comunistaccio mangiapreti, ci teneva, all'allestimento il giorno dell'Immacolata.

Le foto illustrano il presepe interpretato da Stefano l'anno passato.
L'ho trovato meraviglioso.

sabato 8 dicembre 2007

Stuck in the mud

Mi piace Fango, il nuovo singolo di Jovanotti.
Testo ispirato, a tratti emozionante, stile che ricorda il DeGregori di Miramare.
Listen withou prejudice.


Fango

Io lo so che non sono solo anche quando sono solo io lo so che non sono solo
io lo so che non sono solo anche quando sono solo

sotto un cielo di stelle e di satelliti tra i colpevoli le vittime e i superstiti
un cane abbaia alla luna un uomo guarda la sua mano sembra quella di suo padre
quando da bambino lo prendeva come niente e lo sollevava su
era bello il panorama visto dall'alto si gettava sulle cose prima del pensiero
la sua mano era piccina ma afferrava il mondo intero
ora la città è un film straniero senza sottotitoli
le scale da salire sono scivoli, scivoli, scivoli il ghiaccio sulle cose
la tele dice che le strade son pericolose
ma l'unico pericolo che sento veramente è quello di non riuscire più a sentire niente
il profumo dei fiori l'odore della città il suono dei motorini il sapore della pizza
le lacrime di una mamma le idee di uno studente gli incroci possibili in una piazza
di stare con le antenne alzate verso il cielo

io lo so che non sono solo io lo so che non sono solo anche quando sono solo
io lo so che non sono solo e rido e piango e mi fondo con il cielo e con il fango
io lo so che non sono solo anche quando sono solo io lo so che non sono solo

e rido e piango e mi fondo con il cielo e con il fango
la città un film straniero senza sottotitoli una pentola che cuoce pezzi di dialoghi
come stai quanto costa che ore sono che succede che si dice
chi ci crede e allora ci si vede
ci si sente soli dalla parte del bersaglio e diventi un appestato quando fai uno sbaglio
un cartello di sei metri dice tutto è intorno a te
ma ti guardi intorno e invece non c'è niente
un mondo vecchio che sta insieme solo grazie a quelli che hanno ancora il coraggio di innamorarsi e una musica che pompa sangue nelle vene
e che fa venire voglia di svegliarsi e di alzarsi
smettere di lamentarsi che l'unico pericolo che senti veramente è quello di non riuscire più a sentire niente di non riuscire più a sentire niente il battito di un cuore dentro al petto la passione che fa crescere un progetto l'appetito la sete l'evoluzione in atto l'energia che si scatena in un contatto

io lo so che non sono solo anche quando sono solo io lo so che non sono solo e rido e piango e mi fondo con il cielo e con il fango io lo so che non sono solo anche quando sono solo io lo so che nn sono solo e rido e piango e mi fondo con il cielo e con il fango e mi fondo con il cielo e con il fango e mi fondo con il cielo e con il fango

Bugiardo


Il nuovo disco di Fabri Fibra, Bugiardo, è il tipico lavoro che fa perdere i vecchi fans e ne fa arrivare dei nuovi. Bisogna poi vedere chi ha fatto l'affare. Meno volgarità, più accessibilità, Fegiz direbbe (e forse l'ha detto) che è il disco della maturità.


A me piace meno del precedente Tradimento, ma si lascia ascoltare.

Segnalo tra le diciassette tracce Bugiardo, Andiamo a Sanremo, Un'altra chance, Questo è il nuovo singolo, Sempre io e la commovente Potevi essere tu, dedicata al povero Tommaso Onofri, trucidato a due anni, che mi ha fatto piangere come un vitello.

venerdì 7 dicembre 2007

Union men

Sono stato qualche giorno a Boario Terme per quello che chiamano "convegno d'organizzazione". Un seminario cioè dove si analizzano dati, percentuali e grafici sull'organizzazione sindacale. Importante per capire come campa il nostro sindacato e cosa deve fare (ringiovanire sopratutto!) per proiettarsi nel futuro.

L'albergo, un centro benessere, era molto bello. Per i nostri standard qualitativi ovviamente. A Boario invece non c'è davvero niente da fare, se non vai alle terme. E tra l'altro stavolta i dibattiti erano talmente serrati che occupavano per intero la giornata.

In queste occasioni si potrebbe stilare un campionario della fauna sindacale, un dizionario illustrato sulle persone che fanno questa attività a tempo pieno. A parte qualche eccezione in giacca e cravatta, la maggioranza veste pantaloni di velluto o jeans, camicia con sopra un maglione. I colori in genere sono diverse tonalità di marrone, o rosso, raramente colori squillanti.

Ci sono sindacalisti che non si lasciano scappare nemmeno una possibilità di intervenire nel dibattito, dicono la loro seriosamente su ogni argomento, quelli che presenziano e non parlano mai, quelli che sonnecchiano, quelli che lasciano il giubbotto sulla spalliera della sedia e girovagano per l'albergo o per la città, quelli che leggono il giornale durante il dibattito.

L'età media si aggira tra i 45 e i 55 anni, in molti non lavorano nelle loro aziende da minimo dieci anni.
Spesso è gente che lavora devvero duramente, passa la maggior parte della giornata fuori casa, in giro per imprese, parla con gli imprenditori, con i lavoratori, con gli altri sindacati, scrive comunicati, programmi,elabora strategie di attacco o di difesa, non ci dorme la notte su problemi senza soluzione.
Altri ci marciano. Alcuni sono dei farabutti. Qualuno è imboscato.

Cerco di evitare come il colera queste occasioni di seminari o direttivi a tema, che ti impongono trasferta e notte fuori, ma a volte non mi è lasciata la facoltà di scelta e tocca presenziare.
In queste occasioni mi rendo conto come poco mi sono amalgamato con il resto del gruppo, continuo a sentirmi diverso. E lo dico senza presunzione ne rammarico. E' una semplice constatazione. Ancora non sono assuefatto al ruolo, a volte non capisco in pieno dove vanno a parare con gli interventi, altre volte mi sembrano troppo seriosi e ingessati nel linguaggio.
Proprio su questo tema, ricordo in un'occasione, presentando la nostra lista di RSU per le elezioni, durante un assemblea rilassata e serena, ho chiosato dicendo che, dato il mix tra anziani e giovani candidati, era come avere allo stesso tempo le radici e le ali (do you remember i Gang?), ed è bastata questa banale citazione a scatenare i commenti negativi dell'apparato.

Intendiamoci, ammiro fino all'adorazione diversi sindacalisti che gravitano della mia categoria, qualcuno di loro ha veramente passione,generosità e capacità straordinarie, ma se il sindacato è fatto in percentuali bulgare da over 40, una ragione (oltre all'entrata near 30 al mondo nel mondo del lavoro) ci sarà.

Tornando a Boario, è strano, dopo la cena di gruppo e la passeggiata fracassona con tappa al bar per la grappa, tornare in albergo, chiudere la porta e trovarsi da soli.
Sentivo l'esigenza di sfruttare quel tempo libero che a casa mi è ovviamente negato, per scrivere il più possibile per il blog, mi ero portato presuntuosamente il computer e pensavo di darci dentro fino a notte inoltrata.

Invece mi sono sdraiato sul letto, vestito e con le scarpe ai piedi, e ho cominciato sì a battere sui tasti, ma quelli del telecomando, stabilendo con ogni probabilità il record italiano di zapping, finchè non mi sono addormentato.


martedì 4 dicembre 2007

Karma sindacale

Siamo da tempo in rotta di collisione con un'Azienda che opera negli aeroporti milanesi, di dimensioni medio-grande, che ne combina di tutti i colori quando si tratta di violare norme, leggi, contratti. Ultimamente sono anche allergici al confronto sindacale, e perciò ci stiamo togliendo delle belle soddisfazioni a contargli anche i peli del culo.

Abbiamo già due cause aperte con loro, una per mancanze retributive ai danni dei dipendenti e una per attività antisindacale. Da un controllo su alcune buste paghe abbiamo scoperto un'altro errore di calcolo che produce un mancato riconoscimento economico ai lavoratori.
E qui viene il bello. Noi contestiamo la cosa al dirigente preposto. Lui verifica, incassa, e ci comunica formalmente, anche se a denti stretti, che darà al personale la differenza dovuta. Tutti contenti, noi per il punto messo a segno, la gente per l'extra che riceverà a dicembre.

Qualche giorno dopo si presenta nei nostri uffici l'impiegato amministrativo addetto alle buste paghe di questa azienda. Vuole che lo difendiamo perchè è stato contestato in modo pesante per l'errore di conteggio che avevamo rilevato noi, ed è certo che sarà licenziato.
Ci attiviamo per la risposta, sentiamo il legale.

Se non fossero questioni di estrema serietà mi verrebbe da ridere per questa affermazione del principio che tutto quello che fai prima o poi ti si ritorce contro...

venerdì 30 novembre 2007

La situazione non è buona

Quest'anno ci sono elevatissime probabilità che non avrò un disco dell'anno da eleggere.
E' la prima volta, credo che non ho nemmeno un album nuovo che mi ha eccitato per davvero. Qualcosa sopra la media c'è, ma anche tante delusioni. Nel 2007 ha prevalso l'aspetto canterino, partendo dai 99 posse, passando per Bennato, Carosone, Gaber, persino gli Squallor, sono scivolato in una spirale karaoke, che se non mi fermo, pur di avere ritornelli facili da cantare mi regalo il quadruplo di D'alessio per Natale.
Credo che alla fine il trittico che si eleva dalla palude di uscite potrebbe essere Steve Earle/ Xavier Rudd/ Plant & Krauss.
Ma devo ancora deliberare, e sarà più dura del welfare al senato.

mercoledì 28 novembre 2007

Helpless

Arrivava verso le quattro del pomeriggio dopo aver attraversato tutto il paese con la chitarra in spalla, lei aveva una Washburn jazz, io una Fender Prodigy (una specie di strato, prodotta solo in USA, che avevo comprato a Hollywood nel 95) . Preparavo per l'occasione un discreto caffè americano con Baileys e panna di cui però andavo molto fiero.
Ci mettevamo al tavolo della cucina, accordavamo le chitarre, sorseggiavamo il caffè fumante(una manna, visto gli spifferi gelati che giravano a casa mia) e partivamo a massacrare alcune canzoni. In genere facevamo qualcosa dall'unplugged dei Nirvana, The man who sold the world, Jesus don't want me for a sunbeam, Come as you are, Where did you sleep last night, oppure Dylan, I want you, Just like a woman, Stuck inside of a mobile, One of us must know; ovviamente Springsteen, Two hearts, Ghost of Tom Joad,Dancing in the dark, Dry lighting, Lucky town; i Beatles, Back in USSR, Dear prudence. L'ultima volta che abbiamo suonato, le mura hanno vibrato per una versione emozionante di Helpless di Neil Young. Sembrava l'inizio, invece era finito tutto.
Troppi omissis in questo post per dire di chi fu la colpa, ma quei pomeriggi mi mancano come ossigeno.

domenica 25 novembre 2007

Incompiuto

Sono almeno due mesi che tento di buttare giù qualcosa su Edoardo Bennato, giacchè dopo aver acquistato ad un prezzo intrigante la sua raccolta tripla Salviamo il salvabile, per un bel pò non ho ascoltato altro. Volevo scrivere dei ricordi che mi risveglia, di quanto fosse follemente anarchico e slegato sia dalla canzone d'autore di sinistra che dal disimpegno del resto del pop italico, di quanto sperimentasse (il suo disco "unplugged" -Rinnegato- ha anticipato di qualche anno la moda dei dischi acustici; fu lui, nell'80 il primo a far uscire due dischi contemporaneamente, il noto Sono solo canzonette e Uffà uffà, uscito invece "a fari spenti"), del valore delle sue canzoni, delle sue metafore, della sua strafottenza, di Affacciati affacciati, una delle più irriverenti canzoni sul Papa mai scritte, del suo modo quasi irritante di cantare , del piano regolatore con progetto di metropolitana per Napoli presente sulla cover di Io che non sono l'imperatore; della sua parabola discendente che sembra inarrestabile.
Tutto questo volevo fare, ma non ci sono riuscito.

venerdì 23 novembre 2007

Uazzamericanboooi!

Quando dovete usare dei termini inglesi, come li pronunciate, all’italiana, con una leggera cadenza british o come se aveste in bocca un pacchetto intero di Big Babol?

Ad esmpio, come chiamate la marca di abbigliamento sportivo col baffo: Naik o Naiky?
E i jeans? Levis o Livais?
Il transatlantico è Titanic (come l’abbiamo chiamato fino al film di Cameron) o Taitaenic?
La città: Boston o Bast’n?
Lo scrittore: Capote o Capoti?
La rockstar: Vedder o Ved'a?

mercoledì 21 novembre 2007

La 60

L’altro giorno ero sulla (o sul?) 60, Centrale/C.so 22 Marzo. Seduto in uno di quei terrificanti posti a coppie di due, che stanno di fronte, con spazio per le gambe pari a zero. Gli altri tre sedili occupati da tre ragazzini undicenni talmente odiosi che ho maledetto di aver dimenticato in macchina il lettore mp3. Soppesavo attentamente se fosse peggio ascoltarli, stando però seduto, oppure proseguire il viaggio in piedi, pur di togliermeli di torno, quando ad una fermata si aprono le porte e sale un vecchietto d’ordinanza.

Si dirige diretto verso i tre, come se li conoscesse. Dalle loro espressioni capisco però che non è così. Si rivolge al più vicino dandogli di gomito e dice, con voce inaspettatamente ferma: “vi racconto una bella barzelletta!”. Oddio, penso io, sta a vedere che ho beccato il pedofilo e adesso gli spaccia una squallida storiella porno…

L’anziano passeggero comincia:
C’è un signore che compra un Rolex da novemila euro per regalarlo alla moglie. Lo porta a casa, e lo dona alla sua signora, che come è facile prevedere, ne è entusiasta. Lo guarda, se lo rigira fra le mani, se lo infila. Bello, bellissimo. Dopo un po’ però si accorge che è fermo, non funziona. “Ti hanno fregato!” Dice subito lei a lui. “Mannò cara, figurati. Ho lo scontrino, la garanzia…Dammelo che vado a sentire il venditore.” Il signore lo riporta in negozio all’addetto che subito apre il Rolex e lo osserva con attenzione. Dentro c’è un moscerino morto, il venditore lo soffia via. Il signore torna a casa, la moglie gli chiede: “allora, cosa aveva l’orologio, perché non funzionava?” E lui: era morto il macchinista!”

A questo punto l’anziano passeggero gira i tacchi con aria soddisfatta e se ne va verso la testa del bus. Io resto con un sorriso da ebete stampato. Due dei tre ragazzini si rivolgono all’unico del gruppo che ha riso e gli fanno: “di un po’, ma tu l’hai capita?!?”

martedì 20 novembre 2007

Drinkin' songs (sing along) 4



Riprendo dopo diverso tempo questa rubrica tanto apprezzata. L’avete visto Romance and Cigarettes di Turturro? All’inizio del film, quando Gandolfini litiga con la Sarandon ed esce di casa a fumare, comincia timidamente ad intonare Man without love (contributo video).
Canzone originariamente cantata dallo sconosciuto Engelbert Humperdinck, ma che ha avuto dozzine di interpretazioni (ricordo che la fecero persino i Mavericks a Milano) ed una versione in italiano. Ha una cantabilità straordinaria, se urlate il ritornello a pieni polmoni produce un immediato effetto liberatorio.
Ah! Ovviamente se non avete visto il film, sarebbe opportuno riparare.

Man without love

I can remember when we walked together
Sharing a love I thought would last forever
Moonlight to show the way so we can follow
Waiting inside her eyes was my tomorrow
Then somethin' changed her mind, her kisses told me
I had no lovin' arms to hold me

Every day I wake up, then I start to break up
Lonely is a man without love
Every day I start out, then I cry my heart out
Lonely is a man without love
Every day I wake up, then I start to break up
Knowing that it's cloudy above
Every day I start out, then I cry my heart out
Lonely is a man without love

I cannot face this world that's fallen down on me
So, if you see my girl please send her home to me
Tell her about my heart that's slowly dying
Say I can't stop myself from crying

Every day I wake up, then I start to break up
Lonely is a man without love
Every day I start out, then I cry my heart out
Lonely is a man without love
Every day I wake up, then I start to break up
Knowing that it's cloudy above
Every day I start out, then I cry my heart out
Lonely is a man without love
Every day I wake up, then I start to break up
Lonely is a man without love
Every day I start out, then I cry my heart out
Lonely is a man without love

lunedì 19 novembre 2007

Uno, nessuno e centomila


Se avessi aperto questo blog 4-5 anni fa, il cinema avrebbe avuto lo stesso spazio che concedo alla musica, vista la frequenza (anche tre volte a settimana) con cui ci andavo.
Adesso invece se ci vado tre volte all’anno posso dirmi soddisfatto, in compenso, non so se esserne orgoglioso o meno, sto scoprendo una serie di serie (ah ah) TV che mi sembrano di qualità e che mi appassionano.

L’ultima è Dexter (protagonista il bravo Michael C. Hall già David Fisher in Six Feet Under) evento dell’anno per la rete che la pubblicizza, gradita sorpresa per me che mi aspettavo tutt’altro.

Dunque, Dexter è un tecnico della scientifica di Miami esperto di sangue, più esattamente delle traiettorie tracciate dal sangue sulla scena del crimine. Conduce però una doppia vita, di notte si occupa dei peggiori serial killer, o comunque pedofili e assassini accertati, li cattura e li elimina proprio come farebbe un serial killer (cioè immobilizzandoli e tagliuzzandoli prima di accopparli).
Durante la narrazione ci vengono mostrati dei flashback di quando Dexter era ragazzino. Adottato da un poliziotto ( ci viene rivelato senza entrare nei dettagli che l’infanzia è stata una terribile spirale di violenza) che si rende conto della deformazione psicologica del ragazzo e gradualmente la incanala per dirigerla verso chi “merita di morire”.

Detta così la trama non sembra granchè, un incrocio tra C.S.I. e il Giustiziere della notte. In realtà il TF ha uno svolgimento molto lento,poco televisivo direi, con molta voce narrante, linguaggio esplicito, dialoghi realistici, e il tutto diventa una metafora dell’essere e dell’apparire. Il padre poliziotto infatti insegna a Dexter a mimetizzarsi nella società e a fingere emozioni (dato che il ragazzo è incapace di provarne) e relazioni sociali. Così Dexter ha una fidanzata, amici, va fuori a bere coi colleghi, ride alle battute, si confonde con gli altri. Però è una menzogna. Vive una bugia, lui è un altro, sopporta a fatica quel mondo per lui irreale, ma nessuno può saperlo.

E di serial killer emozionali,ne sono certo, nella realtà ne esistono a pacchi.

venerdì 16 novembre 2007

Sant'Atalanta martire

I provvedimenti federali e istituzionali che sono seguiti alla morte del tifoso laziale domenica ad Arezzo, non serviranno a un belino. Lo so io, lo sapete voi, lo sanno loro. Non ho invece la soluzione del problema, di certo bisognerebbe cominciare a parlarne senza reticenze e ipocrisie, di questa vicenda.

Un passo avanti concreto ed epocale l'ha fatto l'Atalanta, società, calciatori e allenatore, con un comunicato durissimo contro quegli ultras che domenica hanno chiesto e ottenuto (previa un pò di devastazione) che la partita con il Milan non fosse giocata, per "onorare" la morte di Sandri.
Da notare che se lo fossero trovato davanti in vita,prima,dopo o durante una partita, da solo, con la sciarpa biancazzurra al collo, magari l'avrebbo gonfiato loro di mazzate, ma così è la vita. E il codice morale di questi qua.

Speravo che, dietro l'esempio dei bergamaschi, altre società, sopratutto quelle che in passato hanno avuto grossi problemi con le curve, e campo squalificato (vedi l'Inter) si accodassero con lo stesso coraggio, invece, sono andate avanti fischiettando con le mani in tasca.
Moratti addirittura ha criticato Ruggeri (il presidente dell'Atalanta) perchè, a corredo di quanto detto contro la curva, ha espresso la provocazione di fare entrare allo stadio solo minorenni, senza fargli pagare il biglietto ("la curva è di tutti", ha detto l'illuminato presidente nerazzurro).
E' come criticare uno che ha lanciato una bomba atomica perchè nel farlo ha utilizzato un aereo che inquina troppo...

Ad ogni modo, rendo onore all'Atalanta e posto il testo completo della lettera-outing della società, firmata da tutta la squadra. Una volta tanto rendo merito anche ad un quotidiano popolare ( il più popolare): la Gazzetta dello Sport, che ieri è uscita con la massima esposizione a favore di questa iniziativa, con il titolo a caratteri cubitali: SANT'ATALANTA.
Applausi.

"Noi, allenatore e calciatori dell'Atalanta, sentiamo il dovere morale di appoggiare pubblicamente e incondizionatamente la dura presa di posizione del Presidente Ivan Ruggeri contro i delinquenti che domenica scorsa hanno causato gli incidenti allo stadio di Bergamo, generando vergogna per tutta la città. Noi quei delinquenti non li vogliamo più, né allo stadio né agli allenamenti; noi vogliamo solo il tifo e l'affetto degli sportivi veri che domenica hanno pesantemente contestato il comportamento violento di questa minoranza".
Seguono tutte le firme

martedì 13 novembre 2007

The crying game

Da molto prima dell'avvento della rete e della condivisione dei files, noi dovevamo avere tutte le canzoni che ci sono piaciute, e anche di più. Le abbiamo recuperate tutte, niente è sfuggito al nostro archivismo emotivo.

Per pudore però abbiamo evitato di comprendere nella nostra illustre collezione di dischi (o di files) canzoni che ascoltavamo e cantavamo con aria persa da Humphprey Bogart, ma che erano francamente impresentabili nella buona società rockettara. Non potevamo mica,ad esempio in una discussione sulle canzoni migliori del decennio, uscircene con "ti dirò, Ricordati di me di Venditti, quell'estate lì, con Barbara in macchina..."

Ma queste canzoni hanno la memoria lunga, sono rancorose e vendicative che nemmeno un corleonese. Ti seguono, sanno dove vivi, ti scovano, non puoi scappare ne nasconderti, e quando ormai pensi di averle fregate ti colpiscono con inaudita violenza.

Ieri, alle 19:30 mentre tornavo stremato a casa è partita Una canzone per te di Vasco Rossi, e mi si è attivato il flashback di quel periodo. Niente di particolare intendiamoci, solo spensieratezza, infinite partite a pallone sul campo di basket dell'ùratòri, il gruppo di amici con cui si condivideva tutto, nessuna figa, tanto parlare di figa.

Stavano arrivando i lucciconi, poi ho pensato a quel coglione del Vasco, e sono tornato alla normalità. Devo essere un pirla a sprecare energie emotive per un drugat de merda.
Però quell'arpeggio iniziale...

Last great american hero


Da ragazzo per me era già difficile essere un vorace lettore di americanissimi albi Marvel avendo un papà comunista e attivista politico e sindacale, pensate un po’ quando poi mi presentavo a casa con Capitan America, il super eroe che se ne andava in giro indossando la bandiera USA…

Sbagliava però mio papà a giudicare dalle apparenze. Certo, Cap, che è nato durante la seconda guerra mondiale come strumento propagandistico del mito della potenza militare statunitense, col tempo, e soprattutto dopo i sessanta, è stato spesso curato da team creativi liberal, tantè che, per esempio ai tempi del watergate e delle porcate CIA in america latina, in segno di sdegno nei confronti dell’amministrazione, Steve Rogers (l’uomo dietro la maschera del Capitano) ha smesso colori e nome nel suo alter ego, e ha indossato per un po’ quelli di Nomad, eroe senza patria ne leggi.

L’America per Capitan America non è mai stata necessariamente il suo governo. L’America per Steve Rogers è sempre stata il sogno. So perfettamente che questa cosa è una litania che sentiamo troppo spesso e che ormai trova rara rispondenza con la realtà, ma ricordiamoci che alla fine parliamo di un fumetto mainstream. Anche in questo contesto comunque, quando, durante i recenti episodi della Civil War, Cap afferma che il governo ha tradito i principi sui quali si basa la costituzione americana, e quando questo tradimento ha dei collegamenti con la realtà, bisogna riconoscere a lui (ai suoi autori, ovvio) almeno un po’ di coraggio.

Su Captain America 25 (edizione USA) e su Thor & i nuovi Vendicatori (Ed. Italiana, nelle edicole adesso), a seguito della sua resa al termine della guerra civile tra super eroi, Cap viene arrestato e mentre sta per essere condotto all’interno del tribunale per essere arrestato, un cecchino lo colpisce ferendolo gravemente. Il colpo di grazia però lo spara a distanza ravvicinata la sua donna, tale Sharon, che, ipnotizzata dal Teschio Rosso (storica nemesi del Capitano) si avvicina colpendolo all’addome. Steve Rogers muore in ospedale. Il palazzo dal quale spara il cecchino è la replica esatta di quello di Dallas da cui Oswald sparò a Kennedy.

Capitan America è morto. Non essendo Superman, difficile pensare che possa rinascere. Certo, nel mondo virtuale dei comics tutto è possibile, ma data la natura del personaggio, un suo ritorno sarebbe davvero poco apprezzato dagli stessi sui fans.


A sessant'anni dalla sua nascita si potrebbe pensare che un eroe che si fa chiamare Capitan America (cristo, con tutto quello che gli USA hanno combinato e continuano a combinare in giro per il mondo) possa essere una figura anacronistica, in realtà nel mondo Marvel mai come oggi agganciato alla realtà, la sua figura è un punto di riferimento per tutti i personaggi disegnati che gli ruotano attorno. Dall'Uomo Ragno che lo venera come un padre, ad Iron Man che lo ha combatuto e masscrato di botte.

Ci mancherai Capitano. Però fai un piacere a tutti. Resta morto.

mercoledì 7 novembre 2007

Tight connection

Questa settimana davvero pochissimo tempo per scrivere (anche solo per pensare a cosa scrivere), però una cosa devo proprio riportarla. Ieri mattina ho avuto modo, data la sua partenza da Linate, di conoscere Ale (alias whipping boy alias jumbolo).
Con lui Daniela e Filippo. Un abbraccio, cappuccino e brioches, giusto il tempo di notare un paio di donzelle che sfilavano a fianco al bar e poi dritti check-in del volo Klm 1620 delle 10:45, loro, e alla quinta assemblea in due giorni,io.
Una cosa breve (molto breve) ma intensa.
Roba da uomini veri.

venerdì 2 novembre 2007

Una volta all'anno


Rolling Stone diventa un giornale decente solo quando pubblica materiale d'archivio del genitore americano. Come accade in questo numero celebrativo dei quarant'anni dalla nascita di RS USA, che contiene decine di interviste ad artisti della scena musicale e artistica delle ultime decadi (una lista non esaustiva è sulla copertina). Last but not least, su questo numero anche una password per scaricare gratutitamente cinque brani a scelta da itunes.

Patetiche in compenso (eccezion fatta per Elio) le lettere di auguri degli artisti italiani per il quarto compleanno dell'edizione italiana, goffa marchetta alla rivista musicale italiana che si gioca con XL la palma di giornale più trendy e meno competente.

mercoledì 31 ottobre 2007

A day in the life, part 1

Ho una sveglia Oregon che quando suona ti dà due opzioni: spegnerla definitivamente o a tempo, vale a dire che se premi il tasto delay, si spegne momentanemente, per poi risuonare otto minuti dopo.

Perciò la punto alle 6:30, e quando suona premo il tasto degli otto minuti e dormo fino alle 6:38, alla seconda suonata premo ancora il tasto degli otto minuti. Alle 6:44, cioè al terzo trillo, la spengo definitivamente (occasionalmente mi cade).

Mi alzo, vado in cucina, accendo la moka e il notebook, vado a pisciare. L’operazione richiede un tempo variabile, a seconda se mi sveglio o meno con l’erezione.

Torno in cucina la moka borbotta, il computer è pronto. Metto la tazzina e la merendina (usually una kinder brioss) sul tavolo, apro le ante per far entrare la luce.

Mentre si raffredda il caffè (Pellini a basso contenuto di caffeina) entro in internet (home page repubblica) e apro sempre, nell’ordine: quei bravi ragazzi; la folle+jumbolo; a bottle of smoke; suevele; drunk side of the moon; love boat board; whiskey bent and hell bound. Parallelamente slsk e di recente lost-in-tyme.

Qualora i siti di cui sopra mi ammosciano, dirotto svogliatamente sul forum del mucchio o su loose-ends o sulle news musicali di rockol.

Alle sette circa vado a lavarmi (bagno in vasca), dopodiché controllo lo stato di avanzamento dei vari downloading, metto e tolgo sul creative, se c’è qualcuno in linea su QBR saluto, e spengo tutto.
Se c’è da accompagnare Stefano all’asilo, lo sveglio alle 8:00, lo preparo e usciamo.

La scuola materna è a cento metri, più il tempo di cercare parcheggio che quello di raggiungerla. Lo lascio alle maestre, ci salutiamo e torno alla Clio.

Salgo in macchina. Inserisco il creative nella presa USB dell’autoradio JVC e parto. So che l’itinere per Linate potrebbe durare dai 45 ai 90 minuti, oppure tendere all’infinito.

lunedì 29 ottobre 2007

Lord, Wagonmaster is comin'


Lo so che per voi infedeli è un signor nessuno. Ma non è colpa vostra, vi hanno insegnato che il country è roba da campagnoli, da red necks.
Ma dite, l'hanno fatta anche a voi la battuta: "il country in america lè come il liscio da noi!" , si eh?

Vabbeh, sappiate che ieri ci ha lasciato il grandissimo Porter Wagoner, perciò tirate fuori il vestito da festa nero coi lustrini e suonate almeno un suo disco.

L'ultimo, imperdibile (non per voi immagino), Wagonmaster, andrà benissimo.


Il Country perde la leggenda di Nashville: è morto Porter Wagoner

Porter Wagoner, il cantante americano leggenda della musica country, è morto ieri sera in una clinica di Nashville all'età di 80 anni, per un tumore al polmone. Già un anno fa aveva avuto problemi circolatori. La notizia della scomparsa di Wagoner è stata data un portavoce della più famosa sala da concerti della musica country, il Grand Ole Opry House di Nashville, di cui il cantante è stato una star per mezzo secolo (traguardo celebrato nel maggio scorso) lanciando, tra le altre, nel 1967 la carriera di Dolly Parton, diventata poi sua partner in numerosi duetti passati alla storia musicale.

A coronare una carriera gloriosa è arrivata nel 2002 l'elezione di Wagoner nella Country Music Hall of Fame, il tempio della musica country. Porter Wagoner è una vera leggenda musicale: ha realizzato e cantato alcune delle più famose hit degli anni Cinquanta; è stato un pioniere della televisione musicale con lo storico programma «Porter Wagoner Show» (andato in onda ininterrottamente dal 1960 al 1980) dove scoprì Dolly Parton; influenzò praticamente tutte le star della country music, da Johnny Cash a Dwight Yoakam ai Byrds and Gram Parsons.

È stato un grande musicista amato dai musicisti: quando Bob Dylan e Gram Parsons hanno voluto mostrare le loro influenze country, hanno suonato la hit di Porter «A Satisfied Mind»; quando Johnny Cash voleva conquistare un pubblico difficile, interpretava «Green, Green Grass of Home» di Wagoner. L'ultimo cd si intitola «Wagonmaster» ed è uscito nel giugno scorso: contiene «Commited To Parkview», un inedito scritto da Johnny Cash per l'amico Porter, mentre erano ospiti del sanatorio di Nashville.

Wagoner è stato riportato all'età di 79 anni in sala d'incisione dal mitico produttore Marty Stuart. La canzone che Cash ha regalato a Porter è stato il pretesto, ma l'incontro tra i due ha generato scintille e ne è venuto fuori un album spettacolare, dal suono moderno e grintoso, suonato alla grande e cantato da Wagoner con una voce straordinaria che non dimostra minimamente l'età. Nella sua carriera lunga 50 anni, Wagoner ha inciso tra gli altri memorabili successi «Carroll County Accident», «A Satisfied Mind», «Company's Comin»', «Skid Row Joe», «Misery Loves Company» e «Green Green Grass of Home». Le sue canzoni parlano spesso di storie di tragedie o disperazione.


Ancora outing

Voglio la verità. Quante canzoni consecutive di Tom Waits riuscite a sopportare? Io mi fermo a cinque. Quando va bene.
Idem per Mark Lanegan.
Se poi vogliamo parlare dei Radiohead,allora scendo a tre.

domenica 28 ottobre 2007

Perchè non Tonino?


La metto giù più piatta. Quell’accrocchio di politici che, non senza un certo senso dell’umorismo hanno scelto di chiamarsi Unione, non possono governare, ne ora ne mai. Centrano veramente un cazzo uno con l’altro, è solo una merà addizione che deve portare ad un risultato superiore a quello degli avversari. Davvero non vedo come si possa conciliare Padoa Schioppa e Mastella con Giordano e Capezzone senza prima o poi (molto prima, purtroppo) pagarne dazio.


Sono elettore di sinistra da sempre; P.C.I. prima, le varie coalizioni di centro sinistra poi, dando la preferenza a Rifondazione (finchè non ha di fatto abbattuto Prodi la prima volta)poi ai Comunisti Italiani e l’ultima volta, boh, manco mi ricordo più.
Ecco, tutta sta gente mi maciullato le palle. E’ tutto un rincorrere le prime pagine, un smentire l’esecutivo, un alzare l’asticella sempre più su per vedere se gli alleati ce la fanno a saltare e a cadere in piedi. Io davvero della disciplina del P.C.I. in questi partiti che dovrebbero esserne gli eredi non vedo niente. Ognuno fa un po’ quella minchia che gli pare.


Ultimamente ho cominciato ad apprezzare sempre di più l’onorevole Tonino DiPietro. E mi sono detto, perché no?
Dopotutto è uno dei pochi che affronta gli argomenti senza ideologie, ma valutandoli di volta in volta. E’ l’unico ad aver tenuto, in politica, un comportamento eticamente e moralmente adeguato: per esempio si è dimesso dal ministero delle infrastrutture (1° governo Prodi) per poter meglio affrontare una delle tante cause che gli erano state strumentalmente mosse (tutte vinte, tra l’altro), in un contesto in cui gli inquisiti aspettano il pronunciamento di terzo grado, e in molti casi nemmeno dopo quello mollano il cadreghino.


Ha assunto, sempre nel corso della precedente legislatura Prodi, come assistente una ragazza che aveva vinto un concorso pubblico, in barba a clientele, portaborse e amici degli amici che tirano la giacchetta.Per dire, il suo sostituto ha ripreso le buone, vecchie abitudini clientelari.

Di recente si è detto convinto della necessità di introdurre lo sbarramento al 5% per le prossime elezioni, affermando che qualora anche la sua Italia dei Valori ne facesse le spese, accetterebbe il giudizio degli Italiani.


Ultimo e non ultimo, di recente è il più bersagliato dai cani del padrone (Fede, Panorama, Libero, Il Giornale), che bastonano più lui che Prodi e Veltroni. Un motivo ci sarà.


Non so, io ho l’impressione che sia uno tollerato a fatica dai politici di professione, uno che “mmmmmhh, quello lì non ha mica capito come funziona…” Uno che certo, non ha un vero partito (vi viene in mente un solo esponente dell’Italia dei Valori che non sia lui?) ma che è passato indenne dall’adulazione della destra all’arruolamento della sinistra attraverso una costante gogna mediatica e un costante sospetto per la sua attività precedente.
E allora, come si diceva, e si scriveva sui muri, molto italianamente quindici anni fa: FORZA DI PIETRO!

Oppure no?

Assholes

In questi giorni hanno operato di ernia discale la mia compagna (tutto bene, grazie). Nella sua stanza d’ospedale c’era una donna sui 35-40 anni .
Era caduta dalle scale battendo la testa, tanto che hanno dovuto operarla e metterle una placca di metallo. Poi la placca aveva fatto infezione, e quindi hanno dovuto riaprirla e toglierla. Tra medicazioni, terapie, fasciature e antibiotici è lì da più di un mese.
E’ sposata è ha una bimba di nove anni, lavora in un attività dei suoceri.
Il marito ha pensato bene di comunicarle che vuole separarsi proprio in questo momento. Perciò si trova praticamente sola, con la testa che non si sa se e come guarirà, con la prospettiva di essere disoccupata e convalescente quando uscirà dal reparto di neurochirurgia.
Bella personcina questo marito, eh? Ho anche cominciato a dubitare della caduta dalle scale come motivazione della ferita. Ma a parte questo, che può essere una mia distorsione da lettore di libri noir, la considerazione finale resta: si può essere più stronzi?

martedì 23 ottobre 2007

Rossi vincenti


Anch'io, come Livio, faccio un uso rilassante/soporifero dei Gran Premi di F1, specialmente nelle domeniche estive, dopo mangiato, quando non vola una mosca. Quel wooooaaannn continuo mi stramazza che nemmeno venti Unicum. E quando c'era Poltronieri a commentare manco se mi prendevano a bastonate mi svegliavo dal torpore indotto.


In generale la Formula uno non mi ha mai appassionato, è la cosa non poteva che peggiorare da quando si sorpassa solo con gli avversari ai box, e la gara è una coda tipo salerno-reggio calabria, solo a duecentoottanta all'ora.


Però domenica ero lì, a tifare incredulo per questo finlandese di ghiaccio, che pare beva forte e ciuli a tutto spiano, e a godere della sconfitta di 'sto team di arroganti e presuntuosi che, nonostante tutte le porcate, perdevano il mondiale all'ultima gara.


Lo so, è un comportamento nazional popolare, è come mia madre che si appassiona al calcio ogni quattro anni, durante il mondiale. Segue le partite mentre fa dell'altro, tipo cucinare o sparecchiare, e quando ci sente imprecare o esultare torna di corsa: "hanno fatto golll?!?"

The buisness

Adesso capisco perchè peggiorano sempre più le condizioni di lavoro, la qualità della prestazione e la precarietà dei contratti. Perchè i nuovi (e vecchi) imprenditori cercano di emulare il modello imprenditoriale dell'azienda italiana con maggiore fatturato: la M.A.F.I.A.
Siamo quasi a 90 miliardi di euro, una cifra intorno al 7% del pil nazionale, pari a 5 manovre finanziarie, 8 volte il 'tesoretto".

In questo contesto, fa veramente ridere l'enfasi che abbiamo dato alla cattura di "boss" semi analfabeti, dediti principalmente alla pastorizia. Certo, facevano la loro parte, un pò come la sicurezza fuori dai grattacieli delle mulinazionali.
Posto per intero l'articolo, tratto da buisnessonline.it:

La Mafia è la prima azienda italiana con oltre 90 miliardi di euro di fatturato. Lo afferma il decimo Rapporto di Sos Impresa "Le mani della criminalità sulle imprese", presentato a Roma dalla Confesercenti, che conferma una tendenza, ormai consolidata, circa il sempre maggiore condizionamento esercitato dalla criminalità organizzata nell’economia del Paese attraverso estorsioni, usura, furti e rapine, contraffazione e contrabbando, imposizione di merce e controllo degli appalti. "Dalla filiera agroalimentare al turismo, dai servizi alle imprese a quelli alla persona, agli appalti, alle forniture pubbliche, al settore immobiliare e finanziario la presenza si consolida in ogni attività economica, tanto che il fatturato del ramo commerciale dell'Azienda Mafia si appresta a toccare i 90 miliardi di euro, una cifra intorno al 7% del pil nazionale, pari a 5 manovre finanziarie, 8 volte il mitico 'tesoretto'", dice il rapporto.

Commercianti e imprenditori subiscono 1300 fatti reato al giorno, "praticamente 50 all'ora", si sottolinea nello studio. E malgrado i duri colpi subiti da forze dell'ordine e magistratura, la criminalità organizzata mantiene pressoché inalterata la propria forza e, per ora, la propria strategia: scarsa esposizione, consolidamento degli insediamenti territoriali tradizionali, capacità di spingersi oltre i confini regionali e nazionali, soprattutto per quanto riguarda il riciclaggio e il reimpiego. Secondo il rapporto, i componenti delle organizzazioni criminali sono sempre più impegnati direttamente nella gestione delle attività economiche.

Per questa ragione, a volte, limitano l'imposizione del "pizzo", richiedendo "somme" puramente simboliche, perché sono più interessati ad imporre merci, servizi, manodopera o ad eliminare la concorrenza. I commercianti taglieggiati oscillano intorno ai 160.000, ben oltre il 20% dei negozi italiani, con un fortissimo radicamento al sud. In Sicilia sono colpiti l'80% dei negozi di Catania e Palermo."Nei cantieri sotto controllo mafioso si lavora e 'basta', i diritti sindacali non esistono, le norme di sicurezza sono un optional", dice il rapporto, che fa anche il nome di grandi imprese indicate dagli inquirenti per l'esser scese a patti con i criminali. Quanto ai prestiti da strozzini, il numero dei commercianti coinvolti in rapporti usurari è oggi stimato in oltre 150.000, dice lo studio. "E poiché ciascuno... s'indebita con più strozzini le posizioni debitorie possono essere ragionevolmente stimate in oltre 450.000, ma ciò che è più preoccupante è che i almeno 50.000 sono con associazioni per delinquere di tipo mafioso finalizzate all'usura".

lunedì 22 ottobre 2007

La prima volta

Sabato abbiamo portato per la prima volta Stefano al cinema. Abbiamo scelto il multiplex Arcadia di Melzo, che resta la miglior multisala della zona (direi d'Italia anche senza aver visto le altre), dove davano Ratatouile, il nuovo cartone della Disney/Pixar. Siamo arrivati in anticipo, abbiamo fatto i biglietti, ci siamo guardati in giro, siamo andati in libreria, abbiamo visto tutti i gadgets esposti (astronavi di Star Wars, un enorme tirannosauro alto fino al soffitto), abbiamo aspettato che terminasse la fila, siamo saliti al primo piano con le scale mobili. Ognuna di queste banali azioni assumeva un significato particolare, ieri.

Due o tre considerazioni: prima della nascita di Stefano, l'Arcadia era casa mia, ero capace di andarci pure tre volte a settimana. Sabato, con Stefano, mi sembrava di essere il provincialotto che arriva in città, di fronte al volume in sala a livelli assordanti, che manco a un concerto dei Manowar.
I film per bambini ormai sono fatti più per i genitori o i fratelli maggiori che li accompagnano al cinema. Ratatouille dura centoventi minuti! E chi lo tiene fermo per centoventi minuti un bambino in età prescolare?
E infatti, pur entrando in sala dopo la pubblicità e i rumorosissimi trailer di Die Hard IV, abbiamo retto meno di un'ora e poi siamo dovuti uscire.

Lo avevamo messo in preventivo,di non riuscire a vedere tutto il film.
Però osservare Stefano che guardava rapito lo schermo, con gli occhi spalancati e la mascella in caduta, verticale non ha prezzo.
Per tutto il resto...

venerdì 19 ottobre 2007

Happiness is a warm towel

Detesto l'effetto algido delle asciugamani nuove sulla pelle bagnata, dopo la doccia. Danno la sensazione opposta a quella che dovrebbero. D'inverno in special modo.

Soddisfazioni

Avete mai cantato Whole lotta love dei Led Zeppelin, con entrambe le mani chiuse a conchetta davanti alla bocca? Rende il triplo.

giovedì 18 ottobre 2007

Ishmael è grande


Nel nome di Ishmael sarebbe potuto essere un capolavoro assoluto. Già, peccato che, nello stile è un quasi plagio di Ellroy e DeLillo. Però, dato il coraggio a tirare in ballo determinati argomenti, nomi e situazioni, i collegamenti inquietanti con la nostra storia, gli argomenti scomodi, si può sicuramente parlare di un libro che va a riempire il vuoto che c'è in Italia tra libri di denuncia/inchiesta (presenti a iosa) e romanzi noir di fantasia.

Genna è documentato, ha studiato gli atti della commissione sulla P2 (a proposito, Ishmael è P2 più Gladio? Lo chiedo a chi l’ha letto) e ha un idea chiara su quella che è stata l’ingerenza degli USA nella nostra storia.

Il libro è splendidamente ambientato in una Milano cupa e piovosa, che intorpidisce i sensi e che dà un senso permanente di desolazione.

E’ questa opera probabilmente la nostra Libbra (DeLillo) e il nostro American Tabloid (il capolavoro di Ellroy, per chi vive su marte) insieme, con il mistero sulla morte di Enrico Mattei ad essere il fulcro della storia laddove c’era la vicenda di J-F.Kennedy. E adesso, come ho fatto per il Presidente americano ammazzato a Dallas, mi metto sotto per reperire materiale su Enrico Mattei. Credo che partirò dal film con Volontè.

Tornando al libro di Genna, volendo sollevare delle critiche, si può certamente sostenere che nello svolgimento della narrazione c’è qualche incongruenza. Il personaggio di Lopez (l’ispettore del 2001)ad esempio, ha una metamorfosi, da fancazzista tossico a idealista, troppo repentina e non argomentata. Manca un buon personaggio femminile (la maura la prendersti a roncolate; ci si avvicina con la sadomaso), la trama in alcuni punti è poco verosimile, ma il libro si legge comunque che è un piacere (e una sottile inquietudine).

La lista di eventi reali collegata a morti di bambini, e messa in postfazione è agghiaccinante,viene da sperare che sia frutto di fantasia di Genna.