lunedì 28 novembre 2022

Movielist #5 (2008/2012)

C'è stata un'epoca, fino a circa una decina d'anni fa, in cui i blog avevano un ruolo centrale nel dibattito, nella socialità, nella condivisione di idee della rete. Oggi siamo rimasti davvero pochi a continuare ad utilizzare questo tipo di piattaforma, superata e poco performante sugli smartphone, e forse sono l'unico a farlo in forma esclusiva, cioè senza avere altri social (al momento, vuoi per pigrizia o per la mia nota abitudinarietà, continua a piacermi così e non sento il bisogno di "allargarmi"). Tornando a bomba. Tra i tanti "challange" che giravano per queste piattaforme, avevo partecipato, su impulso di un blog, Il cinema spiccio, che nel frattempo è stato chiuso, ad una che proponeva ai partecipanti di compilare una lista con i migliori film di sempre, scegliendone uno per ogni anno, a partire dal proprio di nascita. Io avevo diviso le mie scelte per decenni, con un ultimo post nel 2014, riguardante il periodo 1998/2007 (a margine del post tutti i link). La cosa mi è tornata in mente e ho deciso di dargli un seguito, visto che nel frattempo, ahimè, mi si è aperta un'altra finestra di dieci anni pieni da poter valutare. 

Rileggendo le quattro puntate precedenti mi sono accorto che, negli ultimi cinque sei anni, con la ritrovata passione per il cinema, filtrata anche da occhi diversi, non più solo attenti alla storia, ma magari anche agli aspetti tecnici (messa in scena, fotografia, montaggio, regia) , se dovessi riscrivere da capo i miei preferiti, in più di un caso sarebbero diversi da quelli citati e sicuramente sarebbero molte di più le pellicole prese in considerazione. La ragione principale è che ho recuperato molti film all'epoca non visti e diversi di essi sono davvero meritevoli. Niente paura, non replicherò i periodi già coperti, così sono e tali restano, a testimoniare (a me stesso) come approcci, valutazioni e gusti possano cambiare nel tempo. Nel proseguire (solitariamente) nel gioco ho però ho apportato alcune modifiche: 1- il numero dei film da cui attingere, anno per anno, è aumentato in misura esponenziale, per cui i film citati assieme al vincitore in alcuni anni saranno numerosi. Per la stessa ragione divido in due il decennio 2008-2017, in modo da avere due periodi da cinque anni e, a breve, poter postare anche il terzo, senza dover aspettare il 2028, che chissà se sarò ancora qui col mio blogghettino della minchia, totalmente dèmodè. 

2008

Ho selezionato abbastanza agevolmente quattordici titoli. Un buon anno, ma ce ne saranno di ben più pregni. Mi sono piaciuti: Bronson; Frost/Nixon; Gran Torino; The hurt locker; Iron Man; The wrestler; Gomorra; Nemico pubblico 1 e 2; Il divo; Giù al nord; Louise Michel. Indeciso per il preferito tra The chaser e Wall-E, e scegliendo di non usare l'ex aequo, lascio prevalere di misura l'agghiacciante pellicola sudcoreana sul capolavoro Disney/Pixar.

2009

Anche in questo caso, al netto di dimenticanze e refusi, lista abbastanza agevole da smazzare, che comprende il mega colossal di Cameron, Avatar (forse ci siamo per il sequel); l'ultimo horror (e ultimo film davvero suo?) di Raimi: Drag me to hell; l'allucinate, distopico, terribile The road; il Loach un pelo più leggero ma sempre denso di contenuti politico/sociali, Il mio amico Eric. I problemi nascono per la palma di migliore, tra i tre titoli che seguono ne scelgo uno solo, ma ciascuno potrebbe occupare, a rotazione, il primo posto: tra Castaway on the moon, Cella 211 e Bastardi senza senza gloria scelgo il secondo, in rappresentanza di un cinema di genere spagnolo che ormai ha da insegnare a tutte le latitudini cinematografiche.

2010

E' l'anno del magnetico ma controverso Inception di Nolan, dell'eccellente ultra violento cinecomics Kick-Ass, dello schizzato Scott Pilgrim vs the world di Wright, di Scorsese (Shutter Island), del primo capitolo di una trilogia che segna il ritorno allo yakuza movie di Kitano (Outrage), del sempre ottimo Polanski (L'uomo nell'ombra) del malinconico, disperato noir hongonkiano The yellow sea, e del tentativo italiano (l'ultimo) di portare sullo schermo la Milano criminale degli anni settanta, da parte di Placido (Vallanzasca - Gli angeli del male a cui ho dedicato due post: qui e qui). Vince, per una volta nettamente, un film visto di recente. Il violento e sadico I saw the devil, anche in questo caso portabandiera di un cinema, quello sudcoreano, che ha portato horror, crime e action ad un altro livello.

2011

Nel 2011 torna ad assalirmi l'indecisione. Undici film, molti dei quali meritevoli del podio. Mi riferisco ad un fiabesco, incantevole Hugo Cabret, ad un Allen smagliante (Midnight in Paris), all'infallibile Olivier Marchal (A gang story), allo spy movie inglese in salsa depalmiana La talpa, all'inquietante Bedtime, ad Animal Kingdom, all'Alba del pianeta delle scimmie, eccellente esordio di una nuova trilogia che dimostra come si possa coniugare cassetta e qualità, fino al "piccolo" italiano I più grandi di tutti coraggioso nell'avventurarsi fuori dai nostri clichè. Il primo posto se lo giocano Polanski con lo strepitoso Carnage e The raid, uno dei migliori action del ventunesimo secolo (l'altro è il suo sequel), che non è americano ma thailandese. Faccio prevalere di misura Carnage, non fosse altro per lo sconsiderato numero di volte che l'ho visto.

2012

Inizio col Tarantino che ho meno apprezzato in assoluto, per dire che il Tarantino (ai miei occhi) meno convincente è comunque da non perdere: Django unchained. A seguire la corrosiva commedia sulla politica americana Candidato a sorpresa, Zemeckis con uno strepitoso Denzel Washington e un indimenticabile John Goodman (Flight), il rischioso ma centrato Zero Dark Thirty della Bigelow, la dissacrante fotografia di una famiglia radical chic francese (ma potrebbe essere universale) scattata da Cena tra amici, l'irresistibile cinecomic giapponese Thermae Romae e il Cronenberg allegorico, grottesco ma forse anche no di Cosmopolis. A sto giro però l'oro a Loach non lo toglie nessuno. La parte degli angeli è un capolavoro in sapiente equilibrio tra dramma e commedia.









continua...

post precedenti:

MOVIELIST #1 (1968/1977)

MOVIELIST#2 (1978/1987)

MOVIELIST#3 (1988/1997)

MOVIELIST#4 (1998/2007)

lunedì 21 novembre 2022

Def Leppard, Diamond star halos


Se al pari del thrash metal, anche il glam/hair/melodic metal negli ottanta avesse avuto i suoi big four, penso che molto probabilmente la scelta sarebbe caduta su Bon Jovi, Motley Crue, Poison e Def Leppard. Queste quattro band infatti, senza voler nulla togliere alle altre che in qualche caso a livello qualitativo se la giocavano, ma in quanto a riscontri mainstream venivano nettamente distanziate, erano le punte di diamante del movimento. 
Su questa base di ragionamento, riflettevo come di quattro formazioni, tre, per ragioni diverse, si siano pressochè eclissate. I Bon Jovi degli ottanta non esistono più, persi in un crossover di generi (rock, folk, country) sempre anticipato dal prefisso pop. I Motley Crue hanno, di fatto, chiuso la propria storia discografica con l'apoteosi di Dr Feelgood, nel 1989 (il self titled del 1994 dal punto di vista tecnico potrebbe essere, paradossalmente, il loro miglior lavoro, ma esula dal glam, mentre The saint of Los Angeles del 2008 è un solo discreto, ultimo, colpo di coda). I Poison autentici, analogamente ai Crue, sono sostanzialmente fermi al 1993, con Native tongue.

Gli unici che non hanno mai smesso di produrre musica nuova sempre mantenendo più o meno dritta la barra del proprio stile di riferimento, pur prendendosi il loro tempo (cinque album in quasi un quarto di secolo) sono appunto i Def Leppard, che tornano con un disco nuovo a sette anni dal precedente self titled. L'impronta della band del singer Joe Elliott ha un suo stile inconfondibile, forgiato negli anni con il produttore "Mutt" Lange (periodo 1981/1987) e culminato con il masterpiece Hysteria. Quello che non sapevo, e che mi ha stupito, è che la collaborazione tra i DL e Lange si è conclusa definitivamente proprio nell'87, e nonostante ciò la band su quegli stilemi ha continuato a marciarci fino ad oggi, come dimostra l'attacco, molto convincente, di questo Diamond star halos

Take what you want, Kick e Fire it up, le prime tre tracce che sono anche i primi tre singoli, dimostrano come i Leppard siano ancora in grado di esprimere il proprio sound anche su pezzi nuovi (ovvio il richiamo al passato ma, proprio per il discorso che facevo in premessa sulle altre band, non è comunque esercizio banale): midtempoes tendenti al veloce, cori, ritornello, tutto riporta ai vecchi fasti. Rimarchevole anche la prima ballata, This guitar, che si avvale ai cori di Alison Krauss. C'è solo un problema, che si riverbererà per altri brani della restante tracklist (ad esempio su U rok me): l'effetto Bryan Adams. Lo stile espresso chiama in causa infatti l'artista canadese, probabilmente sempre a causa dell'imprinting a fattore comune di "Mutt", con Adams per il suo album di maggior successo - Waking up the neighbours - .

Il secondo problema per chi scrive è la lunghezza del disco e la contestuale, eccessiva presenza di filler. Quindici pezzi per sessantuno minuti che mi sono sembrate quattro interminabili ore. Qui non si tratta di sforbiciare qualcosa, ma proprio di eliminare mezzo, inutile disco che, e lo dico da nostalgico di quegli anni, per cinque sei canzoni potrebbe essere ottimo, ma che alla lunga diventa noioso ed estenuante, tra lenti fotocopia e pezzi senza mordente che guardano anche al pop-country.

lunedì 14 novembre 2022

The Trip (2021)



Due coniugi in crisi si recano in una sperduta località montana per tentare di riavvicinarsi, confidando nella solitudine di un'isolata baita di famiglia. Lars, il marito, ha in realtà progettato il cruento omicidio della moglie fedigrafa. Ciò che ignora è che anche lei ha un piano piuttosto ostile nei suoi confronti. I rispettivi programmi della coppia verranno stravolti da un evento tanto imprevedibile quanto devastante.


Commedia nera norvegese violenta e a forti tinte splatter, The trip è il settimo film di Tommy Wirkola, un regista che, tra alti e bassi, ha sovente caratterizzato la sua opera proprio attraverso i generi sopra menzionati (Dead snow 1 e 2; Hansel & Gretel - Cacciatori di streghe). 
Per The trip (dove il regista è anche co-sceneggiatore) Tommy raggiunge probabilmente il suo acme, in un tripudio di cattiveria, azione, sadismo, iper-violenza, talmente iperbolici da risultare, a seconda dei momenti, grotteschi o "fumettosi". 

Bene i protagonisti principali, Noomi Rapace (Lisa, la moglie) e Aksel Hennie (Lars, il marito) nell'interpretazione di due character atti a distruggere l'istituzione borghese del matrimonio, con una determinazione e una freddezza tali da consigliarne la visione come estremo tentativo di terapia di coppia. 
The trip è uno di quei film da guardare lasciandosi trasportare dal ritmo, dal montaggio, dai flashback e flashforward, dai colpi di scena, senza stare a contare i peli del culo alla verosimiglianza. 
E, al netto dei difetti, anche se avrei preferito un finale più cattivo, in linea con quello che è la narrazione di tre quarti della pellicola, posso dire con convinzione che erano aaanni che non mi divertivo così con un film di questo genere.
Guardalo.


Netflix


lunedì 7 novembre 2022

Michael Monroe, I live too fast to die young (2022)

 

La storia della musica rock è fitta di "what if". Uno di essi concerne sicuramente gli Hanoi Rocks. Cosa sarebbe successo se il batterista Razzle non fosse morto prematuramente (nel noto incidente automobilistico assieme a Vince Neil, che guidava), causando indirettamente lo scioglimento della band, al suo apice? Nessuno può dirlo, non è da escludere che le tre forti personalità degli Hanoi (Michael Monroe, Andy McCoy e Sami Yaffa) fossero comunque arrivate al capolinea, ma tant'è. Dopo il disbanded, dei tre, il frontman Monroe è quello che, senza dubbio, è riuscito a ritagliarsi la carriera solista più solida o quantomeno più esposta ai riflettori, con dodici album titolati a proprio nome (più tre, negli anni zero, con la reunion degli HR). 

Ultimo della schiera questo I live too fast to die young (titolo da true rocker, copertina full eighties) che ha dalla sua una manciata di pezzi veramente convincenti capaci di restituire lustro allo sleaze, ma forse sarebbe meglio dire al rock stradaiolo tutto. Vero è che per noi vecchi arnesi del novecento l'interezza di un album ha una sua sacralità, però cazzo un album di rock and roll abbisogna di una partenza a razzo, due tre pezzi che ti fanno rizzare le orecchie, soprattutto da quando siamo inondati in maniera bulimica di proposte musicali. Monroe probabilmente lo sa, e ci accontenta con una doppietta iniziale da manuale: Murder the summer of love e Young drunks and old alcoholics, due pezzi che fossero usciti nei settanta o negli ottanta avrebbero avuto ben altra visibilità e riscontri, ma che, anche nel 2022  rischiano comunque di mandare in depressione e far deporre le chitarre per manifesta inferiorità a tante giovani bands.

Il gruppo che accompagna Matti Antero Kristian Fagerholm (nome completo di battesimo del nostro) è ormai consolidato e, tra gli altri, vede al basso il vecchio sodale Yaffa (tra l'altro anche lui reduce da un disco a proprio nome). In aggiunta al personnel, sulla title track, altro pezzo anthemico che nello spirito tanto sarebbe piaciuto ai Motorhead, l'ospitata di Slash che paga un pezzettino di tributo ad una delle sue band di riferimento giovanile. L'album è concepito in pieno spirito pre-playlist/spotify e gode per questo di un perfetto bilanciamento tra tracce tirate e momenti introspettivi o midtempo, nei quali è bannata la banalità dei testi e basta ascoltare Derelict palace, Antisocialite o Dearly departed per rendersene conto. 

Insomma I live too fast to die young è un disco dannatamente buono, che rimette con l'arroganza data dalla sicurezza dei propri mezzi lo sleaze sulla mappa. Valuta tu se sia un bene o un male che a realizzarlo sia un'icona, un "sonic reducer" dei tempi d'oro di questo genere e non un giovane virgulto, ma in ogni caso dagli una chance perchè se l'è meritata sul campo.

giovedì 3 novembre 2022

MES CHOSES PRÉFÉRÉES: settembre e ottobre 2022

ASCOLTI

Thundermother, Black and gold
Megadeth, The sick, the dying... and the dead!
Ozzy Osbourne, Patient number 9
Manuel Agnelli, Ama il prossimo tuo come te stesso
Yeah Yeah Yeahs, Cool it down
Dexter Gordon, Our man in Paris
Rosalìa, Motomami
Wet Leg, S/T
Molly Nilsson, Extreme
The Cult, Under the midnight sun
Cècile McLorin Salvant, Ghost song
Marracash, Noi, loro, gli altri
Nova Twins, Supernova
AAVV, Office space (soundtrack)
Skid Row, The gang's all here
Dropkick Murphys, This machine still kill fascists
Osserp, Els nous cants de la sibil .la
Machine Head, Of kingdom and crown
Michael Monroe, I live too fast to die young

Playlist - Monografie

AAVV, Rap & Hip Hop 80's e 90's
Lucio Dalla, Quattro tempi
Stan getz
Primus
Ryan Adams


VISIONI

Zombies in love (3/5)
Men (4/5)
Senza paura (2000) (2,5/5)
Samaritan (2/5)
Cattivi e cattivi (3/5)
Non escludo il ritorno (2,75/5)
Il lupo (2007) (3,25/5)
The expatriate (2,5/5)
Rosanero (2,5/5)
Gli idoli delle donne (2/5)
Si vis pacem para bellum (3/5)
Capitano Koblic (3,75/5)
Sotto lo zero (2021) (3,5/5)
The gray man (2/5)
La banda dei tre (2021) (2,75/5)
Uncharted (1/5)
Scream 5 (2,5/5)
Fuga da Los Angeles (4/5)
Il talento di Mr. C (3/5)
Hollywoodland (3/5)
Omicidio nel West End (3/5)
Friday night lights (3,75/5)
Impiegati...male (3/5)
Prove apparenti (2,75/5)
Full time - Al cento per cento (3/5)
The contractor (3/5)
Bullet head (2,75/5)
La fuga (1947) (4/5)
70 binladens (3,25/5)
La cena delle spie (2,5/5)
I vivi e i morti (3,5/5)
Sweet 16 (2002) (3,5/5)
Tassisti di notte (3/5)
The pusher (2004) (3,25/5)
Il peggior lavoro della mia vita (2/5)
Kristy (3/5)
Velvet buzzsaw (2,5/5)
Coffee and cigarettes (3/5)
The lobster (4/5)
Dark crimes (2/5)
The good nurse (2,5/5)
On the line (2/5)
















Visioni seriali

The Boys, 3 (3,5/5)
Succession, 1 (3,5/5);  2 (3,75/5)

LETTURE

Georges Simenon, I fantasmi del cappellaio 
Edward Bunker, Educazione di una canaglia