Si è conclusa con una condanna la vicenda della figlia di desaparecidos che ha scoperto il raccapricciante crimine commesso dai genitori adottivi, vicini al regime, e li ha denunciati. Ne avevo parlato qui.
Crimini della dittatura Otto e sette anni alla coppia: con l' aiuto di un militare «rubò» la neonata a due desaparecidos
Argentina, condannati i genitori «ladri»
Maria Eugenia, la figlia adottiva che li ha denunciati: sentenza storica, ma lieve
Le avranno pure fatto i vaccini quando era piccola - la linea della difesa in aula - l' avranno mandata a scuola e le avranno addirittura permesso di imparare le lingue: il Tribunale federale numero 5 di Buenos Aires venerdì (notte in Italia) ha condannato Osvaldo Arturo Rivas e Maria Cristina Gómez Pinto. Appropriazione e occultamento di minore: otto e sette anni di reclusione al papà (che ha pure falsificato l' atto di nascita) e alla mamma con i quali Maria Eugenia si è trovata a vivere per più di vent' anni, per poi scoprire, nel 2001, che erano «ladri», che l' avevano rubata neonata a una coppia di oppositori alla dittatura, torturati e fatti scomparire come altri 30 mila desaparecidos. Dieci anni all' ambiguo amico di famiglia Enrique Berthier, il militare che ha fatto da tramite tra l' ospedale clandestino e la coppia che non poteva avere figli. Non abbastanza.
Sostenuta dall' associazione Nonne di Plaza de Mayo (che cercano i 500 bambini sottratti dai golpisti), la ragazza ha annunciato ricorso: sentenza «storica», ha detto, la prima in Argentina contro una finta famiglia adottiva. Ma troppo «lieve». La richiesta del suo avvocato, ripresa dal pm, era stata di 25 anni. Così Maria Eugenia nell' unica conferenza stampa: «La domanda è se una persona che ha rubato un neonato, che gli ha nascosto di essere stato rubato, che forse ha sequestrato e torturato i suoi genitori, che l' ha separato da loro e dalla sua famiglia, che gli ha sempre mentito sulle sue origini, che - più frequentemente di quanto si voglia pensare - lo ha maltrattato, umiliato, ingannato; se una persona che ha fatto tutto o parte di tutto questo può sapere e sentire che cos' è l' amore filiale. Io rispondo di no, che il vincolo con questo tipo di persone resta di crudeltà e perversione». Il male che imita l' affetto dei genitori.
Maria Eugenia, oggi 30 anni, ha raccontato ai giudici delle grida e della tensione in casa, delle fughe dai vicini, di una perenne sensazione di estraneità. Di quando, appena ventenne, andò a vivere con le amiche. Di come i genitori impostori la insultassero: «Sei un' ingrata, una mocciosa che fa i capricci, se non fosse stato per noi saresti finita in un fosso». Dello choc di scoprire la verità attraverso il confronto del Dna con i campioni depositati dai parenti dei desaparecidos nella «banca» delle Nonne. Di come a fatica e con molte lacune si sia riappropriata del proprio passato. «Questo è mio padre e questa è mia madre». Maria Eugenia ha mostrato le foto alle telecamere: Leonardo Ruben Sampallo e Mirta Mabel Barragán, operai comunisti e attivi nel sindacato, per questo segnalati da imprenditori favorevoli ai golpisti, portati in centri clandestini di tortura (prima al Club Atlético poi a El Banco), uccisi.
Al momento del sequestro la mamma era incinta. Tre mesi più tardi è venuta al mondo Maria Eugenia. «Luogo è data di nascita?», le hanno chiesto in aula quando ha testimoniato. «Non lo so», ha dovuto rispondere. Ma un giorno per festeggiare il compleanno ce l' ha: «L' abbiamo scelto democraticamente in famiglia (quella vera, ndr) - ha detto nell' unica intervista, al quotidiano Pagina 12 -: l' 8 febbraio, l' anniversario di nozze di mia nonna. Se un giorno mi arriveranno altre informazioni, lo cambierò...».
La dittatura I golpisti Nel 1976 con un colpo di Stato in Argentina vanno al potere i militari. Fino al 1983 si alterneranno tre giunte I desaparecidos Secondo le stime dei familiari delle vittime, sono 30mila le persone fatte sparire dal regime in fosse comuni o nelle acque del Rio de la Plata I bimbi rubati Sono almeno 500 i neonati sottratti alle donne che partorivano nei centri clandestini e affidati a famiglie vicine ai golpisti. Di questi, 88 sono stati ritrovati.