lunedì 30 maggio 2022

La stazione, Jacopo De Michelis (2021)

 



Riccardo Mezzanotte è un poliziotto dal passato tormentato. Vive nel rimorso del difficile rapporto con il padre, anch'egli investigatore, morto in circostanze misteriose, con il quale non ha fatto in tempo ad appianare i contrasti. A seguito di una denuncia inoltrata a carico di colleghi corrotti, viene trasferito alla Polfer presso la stazione Centrale di Milano. Il suo prodigioso intuito gli fa intuire che dietro il ritrovamento di alcuni animali massacrati si possa celare il percorso iniziatico di un serial killer. Per cercarlo dovrà addentrarsi nei meandri sconosciuti della stazione, scoprendo una verità ancora più sconvolgente, nella quale si celano anche le cause sulla morte del padre.

Sono arrivato a questo libro, come spesso mi accade, mosso da un friccico di curiosità, alimentata questa volta dallo scenario del romanzo, la stazione Centrale di Milano, e dallo sfacciato endorsment del critico letterario del Corriere della Sera, Antonio D'Orrico, noto fan di James Ellroy, con il quale mi sono sempre trovato in sintonia. 

Avessi saputo che La stazione (Giunti, 870 pagine) conteneva elementi di fantasy probabilmente non l'avrei nemmeno preso in considerazione, non essendo questo un genere che mi appassiona (per usare un eufemismo). Dopodichè, a lettura ultimata, sono giunto alla conclusione che la storia avrebbe potuto essere realizzata anche senza l'uso di questi spunti sovrannaturali e che i problemi che ho riscontrato, in quello che comunque è un decoroso romanzo d'intrattenimento, non risiedono in questo aspetto. 

Ammetto che la colpa è un pò mia, ho aspettative sulla costruzione di una storia di tensione sempre piuttosto alte, e, anche in presenza di un intreccio "inverosimile", ricerco comunque una buona dose di sospensione dell'incredulità e verosimiglianza. Caratteristiche che qui non ho trovato, a causa di alcune costruzioni narrative approssimative (la cattura in solitaria del primo serial killer, il salvataggio di Laura dallo spacciatore, le parti di sesso), di dialoghi poco realistici, ma, soprattutto, in ragione di una costruzione monodimensionale dei personaggi, a partire dal protagonista, che mi è risultato istintivamente antipatico, e verso il quale non ho provato alcuna empatia, nonostante il tentativo dell'autore di costruirgli un passato turbolento (orfano di madre e presenza/assenza di padre anaffettivo). 
Nonostante gli sforzi dell'autore, Mezzanotte jr ne esce come il classico poliziotto tutto d'un pezzo (ovviamente strafigo) che non esita a buttare ogni cosa, reputazione, amori, carriera, nel cesso per fare sempre la cosa giusta, con l'alibi narrativo della costante e tardiva ricerca di approvazione paterna. Specularmente, nessuna zona grigia per le controparti: i personaggi negativi lo sono a tutto tondo, oltre ad essere raffigurati come stupidi, gretti, vigliacchi, violenti con le donne, sadici e anche un pò impotenti. 
Non si salva nemmeno Laura, la protagonista femminile, dotata di una sorta di telepatia che in fin dei conti non incide mai realmente sugli sviluppi della storia (McGuffin?). 
Mettiamoci anche che a metà libro si capisce chi sia l'oscuro burattinaio dietro ogni male patito dal protagonista e la frittata è fatta.

Lettura da sconsigliare, dunque? Non completamente, risultano apprezzabili il ritmo dell'incipit, con l'arrivo del treno speciale dei tifosi, l'idea della città nascosta, la rievocazione delle deportazioni degli ebrei dal binario 21, un afflato sociale che si manifesta attraverso l'affetto dell'autore verso gli invisibili, i dimenticati, che vivono nelle pieghe nascoste di ogni grande città. 

Ma forse, sopra ogni cosa, molto, se non tutto, si regge sulla protagonista assoluta del romanzo, lei, in tutta la sua severa maestosità: la Stazione Centrale di Milano che, come spiegherà l'autore nell'epilogo, è stata sottoposta ad approfonditi studi e ricerche che permettessero, qui sì, la più ampia ed accurata verosimiglianza se non degli eventi, almeno dei luoghi dove essi si svolgono. Luoghi ancora oggi, con la stazione tramutata nell'ennesimo spazio consumistico, densi di mistero e scoperte.

mercoledì 25 maggio 2022

Zum Zum Zum - La canzone che mi passa per la testa

Non so tu, ma io spesso mi sveglio con una canzone che immotivatamente non vuole saperne di uscirmi dal gulliver (seconda citazione del post, la prima ovviamente è nel titolo). 

Oggi è questa:

lunedì 23 maggio 2022

Miles Davis, Steamin' (1961)


Nel 1956 c'era solo un ostacolo a frapporsi tra Miles Davis e un nuovo ricco contratto con la Columbia, che voleva espandersi al jazz: il precedente accordo sottoscritto dal trombettista con la Prestige, che prevedeva la realizzazione di almeno altri quattro album.
Anche chi non conosce questa storia, ma ha un minimo di idea della personalità del soggetto, può ipotizzare come sia andata a finire, con Miles a radunare la sua epocale band dell'epoca, comprendente tra gli altri un allora poco noto John Coltrane al sax tenore e Paul Chambers al basso (i due sarebbero rimasti con Davis fino al mitologico Kind of blue), e a registrare, in pochi mesi, dalla primavera all'inizio dell'autunno di quell'anno, un numero di brani sufficienti a permettere alla Prestige di pubblicare, centellinando le uscite in quattro anni, i quattro album richiesti: Relaxin'; Workin', Cookin' e, perlappunto, Steamin'.

Abituati a dischi fatti per dovere, e pertanto spesso approssimativi e insinceri, ci si potrebbe aspettare qualcosa di analogo per queste opere. Non è affatto così, e questi lavori, in bilico tra jazz classico, be bop, hard bop, sono ancora oggi considerati se non dei capolavori sicuramente l'abrivio decisivo di quel primo Miles Davis Quintet, l'ultima curva prima dei capolavori. 

Le sei tracce di Steamin', in particolare, nascono quasi tutte dalla prime take di un'unica session, quella dell'11 maggio del '56, ad eccezione dello fenomenale standard di Thelonious Monk, Well, you needn't, che proviene dalle registrazioni del 26 ottobre dello stesso anno. Non ci sono, per comprensibili ragioni di tempo, inediti, ma riproposizioni di pezzi che arrivano dal musical (Surrey with the fringe on top, da Oklaohma!), dallo stesso passato be bop di Miles (Salt peanuts, di Dizzy Gillespie) , dal repertorio di Monk, come già riportato, ma anche da notissime tunes popolari  (When I fall in love, portata al successo da Nat King Cole ).

Un disco (un lotto di dischi) insomma suonato, per esigenze commerciali, senza gli sperimentalismi e la voglia di spaziare tra i generi che avrebbe caratterizzato Miles (e Trane) da lì a poco, ma che rappresenta, soprattutto per i neofiti, un imperdibile viatico per familiarizzare con un genere e due artisti monumentali. 


I quattro album si trovano su un'unica edizione suddivisa su due CD, sostanzialmente al prezzo di uno.



lunedì 16 maggio 2022

Cattivo sangue (2021)

L'ex sicario Sergio, ritiratosi a Malta dove gestisce un locale, viene contattato dall'amico d'infanzia Francesco e da sua sorella, che vogliono ingaggiarlo per vendicarsi della banda dei fratelli Ventura.

La soggettiva del piano sequenza iniziale chiarisce subito che il regista debuttante Simone Hebara non ha nessuna intenzione di farsi condizionare dallo status di film indipendente, e quindi dal contenimento dei costi di realizzazione, per regalare al pubblico un noir di livello. 
Hebara si appropria della lezione dei crime classici, azzeccando gli elementi fondanti di una narrazione di questo tipo: i tempi della tensione, location, fotografia e, soprattutto, il villain: il violento e sadico Edgardo Ventura, di cui Matteo Quinzi fornisce un'interpretazione che resta impressa. 
Vero, la storia muove sullo spunto di una criminalità romana, ammanigliata con la politica e orfana della banda della Magliana, se vogliamo già raccontata in tante altre produzioni, ne tantomeno il film è esente da pecche, ma non è questo il punto, se ci cercasse l'originalità del plot in una storia di genere non si farebbero più film così. La valutazione si gioca invece sulla riuscita messa in scena di una vicenda che mette assieme vendetta, malaffare, violenza, corruzione e quello che gli anglosassoni chiamano deathwish. In questo ambito tragico il regista dirige congruamente un protagonista tormentato come il sicario Sergio (l'habituè di queste produzioni Claudio Camilli), riuscendo a condurlo all'unica conclusione possibile, senza tuttavia far calare mai la tensione.

Tu che leggi sai che questo è il punto in cui mi lamento del poco coraggio dei produttori italiani e dell'esortazione a dare a tutti i Simone Hebara che abbiamo i mezzi per fare un film all'anno. 
E, sarò ormai prevedibile come gli svarioni di Salvini, ma è esattamente ciò che faccio. 

Disponibile per il noleggio su Prime Video.

lunedì 9 maggio 2022

Deep Purple, Turning to crime (2021)

Così come non tutti i dischi di cover sono uguali, nemmeno tutti i dischi di cover figli del lockdown lo sono. Infatti, l'altra faccia della manciata di artisti o band che durante la clausura imposta dal covid hanno rilasciato album derivanti da registrazioni casalinghe improntati alla "buona la prima" è rappresentata dagli immarcescibili Deep Purple (siamo alla MK VIII) che non avevano certo bisogno di ulteriori esempi della loro classe senza tempo, ma insomma, ci hanno tenuto a ricordarcela.

Turning to crime (cronologicamente il loro ventiduesimo album di una carriera ultracinquantennale, con il solo batterista Ian Paice già presente nel debut album del 1968) vede la band divertirsi nel pescare tra i brani che, evidentemente, sono la summa degli amori musicali collettivi ed individuali dei singoli componenti. 
Il disco è vincente già dalla scelta dei brani, che viaggiano tra i poco noti e gli sconosciuti al grande pubblico (ammetto che in più di un caso ho dovuto cercare l'autore originale), ma soprattutto per la capacità che possiede di far emergere un amore ed una passione straripanti per il rock, in molte delle sue sfumature.

Diversamente il lavoro non si aprirebbe, rispettivamente, con un brano dei Love (7 and 7 is), uno, travolgente, del musicista errebì della Lousiana Huey Piano" Smith (Rockin' pneumonia and the boogie woogie flu) nei quali la band fa letteralmente faville, trascinando l'ascoltatore in epoche diverse ed eccitantissime. Sorprende anche il recupero del medley Jenny take a ride/CC Rider di Mitch Ryder, vero colpo al cuore per gli springstiniani un pò agè, dato che il pezzo faceva strutturalmente parte delle setlist del boss una quarantina di anni fa. 
La band insomma crea un magico limbo temporale dove il brand DP è sempre riconoscibile, pur affrancandosi nella sostanza dal sound "hard rock". 
Turning to crime è anche l'occasione per il debutto alla voce del bassista Roger Glover (sul country/rockabilly The battle of New Orleans). 
Poi vabbeh, che Ian Gillan non arrivi più alle tonalità più elevate lo abbiamo imparato, ma come intona lui i pezzi lo fanno in pochi, tra coetanei e non. Prendiamo ad esempio Dixie Chicken, l'omaggio agli enormi Little Feat. Un pezzo teoricamente non nelle corde di Gillan, che il frontman fa indiscutibilmente suo. 

Alla fine il pezzo più "normale" è anche il più famoso (White room dei Cream), mentre la conclusiva Caught in the act è una festosa sarabanda (quasi completamente) strumentale, che mette, in medley, Booker T and the MGs, Allman Brothers, Led Zeppelin e Spencer Davis Group. 

Non il disco dell'anno (passato), ma che goduria!

giovedì 5 maggio 2022

Gov't Mule, Heavy load blues (2021)

 

Arrivati al ventesimo album e dopo un flirt interminabile, i Gov't Mule celebrano la loro unione con il blues. La musica del diavolo infatti aveva sempre innervato muscoli e ossa della band, ma non aveva mai avuto l'onore esclusivo dei riflettori, spartendosi la scena con il soul, il rhythm and blues, il folk, il southern e il rock, da sempre cibo dell'anima degli onnivori sudisti.

La tracklist di Heavy load blues è (non) equamente suddivisa - 60/40 -  tra classici e pezzi inediti. Le due tipologie sono comunque del tutto indistinguibili, grazie alla qualità dei pezzi firmati dal leader Warren Haynes e alla scelta di interpretare standard poco noti al grande pubblico. 
Il pezzo forse più conosciuto è piazzato subito, in apertura di disco, e si tratta di Blues before sunrise di Elmore James, proposto nel suggestivo stile grezzo originale. 
Ci sarà poi spazio per il blues elettrico infarcito di soul alla BB King (Hole in my soul; Wake up dead), le immancabili ballate cariche di pathos e disperazione (Love is a mean old world; Heavy load; l'allure di errebì di Ain't no love in the heart of the city, le liaison tra blues e rock and roll (Snatch it back and hold it; Last clean shirt). 
Sugli scudi ovviamente la Gibson di Haynes che tesse e ricama come se non avesse fatto altro per tutta la vita (e in effetti...), ma il sound GM non sarebbe ciò che conosciamo senza la maestosità delle tastiere di Danny Louis, che a volte si nascondono umilmente, altre si prendono con arroganza la scena, come nell'apoteosi jam di nove minuti di I asked for water (She gave me gasoline). 

Che ti piaccia o meno il blues, fossi in te un giro tra queste note me lo farei. 

I Gov't Mule saranno quest'estate in Italia.

lunedì 2 maggio 2022

MFT, marzo aprile 2022

ASCOLTI

Deep Purple, Turning to crime
Gov't Mule, Heavy load blues
Saxon, Carpe diem
Dave Gahan, Imposter
Vincent Neil Emerson, ST
Miles Davis, Steamin'
Bachi da Pietra, Reset
Vio-lence, Let the world burn (EP)
Warrior Soul, Out on bail
Suicide, ST
AA/VV, Badlands: A tribute to Bruce Springsteen's Nebraska
John Mellencamp, Strictly one-eyed Jack
Scorpions, Rock believer
Ghost, Impera
Fabri Fibra, Caos
Cowboy Junkies, Songs of the recollection
Rachel Brooke, The loneliness in me
Red Hot Chili Peppers, Unlimited love
Fontaines D.C., Skinty fia
Old Crow Medicine Show, Paint this town
Willie Nelson, A beautiful time
Cannonball Adderly, Somethin' else
Taj Mahal, Get on board
Edgar Winter, Brother Johnny
Jack White, Fear of the dawn
The Alarm, The best
Meshuggah, Immutable
Thunder, Dopamine
Aslan, Feel no shame
Eddie Vedder, Earthling

PLAYLIST

Big Country
Flogging Molly
Bryan Ferry & Roxy Music


VISIONI

Animali notturni (3,5/5)
Il prezzo da pagare (2009) (3/5)
Uomini senza legge (2010) (3,5/5)
47 metri (3/5)
The Panama papers (3,5/5)
Una intima convinzione (3,5/5)
City of ghosts (2002) (2/5)
The King's Men - Le origini (1/5)
Nixon - Gli intrighi del potere (3,5/5)
Sir Gawain e il Cavaliere Verde (3,5/5)
Omicidio a Los Angeles (2,75/5)
Vendetta e redenzione (2/5)
Madre (2009) (3,5/5)
Drive my car (4/5)
Scompartimento numero 6 (3,5/5)
All'ombra della luna (2,5/5)
Okja (3,5/5)
Il contrattempo (3/5)
Il re di Staten Island (3,25/5)
I saw the devil (4/5)
The eys of Tammy Faye (3/5)
Made in Hong Kong (4,25/5)
Killerman (2/5)
Gimme danger (3,5/5)
Prisoners of the ghostland (3/5)
Bangla (2,75/5)
Cattivo sangue (2021) (3,75/5)
La terra dei figli (4/5)
Terminal (2018) (3/5)
Nameless gangster: Rules of the time (3,25/5)
Madres paralelas (3,5/5)
Una notte da dottore (2/5)
A vigilante (3,25/5)
The man from nowhere (3,5/5)
Freaky (3,25/5)
I cassamortari (2,5/5)
Mississippi grind (3,5/5)
Testimone misterioso (2,5/5)
Greta (3,25/5)
Finale a sorpresa (3,5/5)
La stangata (3,75/5)
La strada scarlatta (4/5)
Hugo Cabret (4,5/5)
Cella 211 (4/5)


Visioni seriali

Dopesick (3,75/5)
Hit and run (2,75/5)
Il re (2,75/5)
Christian (3/5)

LETTURE

Jacopo De Michelis, La stazione