giovedì 28 maggio 2020

Cell block 99 - Nessuno può fermarmi (2017)

Cell Block 99 - Nessuno può fermarmi (2017) - Streaming | FilmTV.it

Non sempre mantengo gli impegni assunti, ma a sto giro sono contento di averlo fatto, perchè con Brawl in a cell block 99 chiudo la breve ma intensa filmografia di S. Craig Zahler (recensita qui) e la chiudo col botto, cioè con la sua pellicola migliore.

Bradley Thomas (Vince Vaughn) ha avuto una giornata di merda. Licenziato a causa della crisi, torna a casa in anticipo e scopre che Lauren, la moglie (Jennifer Carpenter), ha un amante. Dopo un comprensibile scoppio d'ira sfogato sulla macchina di lei, letteralmente scarnificata a mani nude, Brad ritrova la calma, parla con la moglie e decide di dare una svolta alla loro vita, altrimenti senza sbocchi, tornando a fare il corriere della droga per Gil, un suo vecchio boss.
Passa il tempo e va tutto benone, i soldi girano e Lauren è in dolce attesa, fino a quando Gil si mette in affari con i messicani, obbligando Bradley ad un recupero di droga in mare assieme a due sgherri, appunto messicani, di cui il nostro diffida. Come prevedibile la situazione precipita e Bradley viene arrestato. In prigione scoprirà che il tempo da scontare non è il suo principale problema perchè il cartello metterà in atto contro di lui un'ignobile vendetta.
Ma Bradley Thomas non è tipo da starsene a guardare.

L'ho detto in premessa, questo è un filmone. Vince Vaughn fornisce probabilmente la sua migliore prova d'attore, e d'altro canto Zahler si gioca tutte le carte su di lui, standogli sempre appiccicato con la macchina da presa, sfruttando al massimo la sua fisicità e regalandogli un character meraviglioso: un omone calmo, intelligente, inoffensivo, almeno fino a quando non è obbligato a combattere per la vita della propria famiglia. In quel caso si trasforma in un golem dall'incedere lento ma inarrestabile, una figura dolente, drammatica, vendicativa.
Al terzo film di Zahler la mano del regista è ormai riconoscibilissima: narrazione lenta, sensazione costante di angoscia, attesa di una deflagrazione improvvisa e imminente, ultima parte violentissima.
La sequenza iniziale in cui Vaughn vandalizza a mani nude un'auto è qualcosa di sensazionale, mai vista in precedenza. Lì si intuisce tutta la personalità di Thomas, un uomo ferito e umiliato dalla vita che dà sfogo alla sua rabbia devastante senza torcere un capello alla moglie con la quale invece è poi comprensivo e consapevole dei suoi errori di marito.
Si tratta ovviamente solo dell'antipasto, perchè in galera succederà qualcosa che obbligherà Bradley a rivolgere la sua forza contro tutti quelli che gli si frappongono, siano essi secondini o altri carcerati, massacrati a mani nude in scene di lotta crude, realistiche ed efficaci come non è comune vederne.
Il finale del film, splendido, trova poi un equilibrio difficile ma perfetto, tra vendetta, violenza bruta, sentimento e persino poesia.

In un film così, che è davvero un one man show, si segnalano comunque le buone prove attoriali di Jennifer Carpenter (ripescata in un cameo anche in Dragged across concrete) nel ruolo della moglie; un terribile e glaciale Udo Kier, lo sgherro dei messicani,  e Don Johnson, lo spietato direttore della prigione, che in questa fase della carriera, attraverso piccole parti spesso da villain (Django, Watchmen la serie, Knives out, Cold in July, Machete, lo stesso Dragged across concrete, solo per citarne alcune)  sta recuperando grande dignità rispetto ad una carriera che si era arenata in interpretazioni/bancomat (qualcuno ricorda Torno a vivere da solo di Jerry Calà?).

Un gran bel film che (ri)porta il genere a vette altissime.

lunedì 25 maggio 2020

Gotthard, #13

GOTTHARD - #13

Attivi da quasi trent'anni, gli svizzeri (del Canton Ticino) Gotthard sono riusciti a a ritagliarsi un proprio spazio nell'affollato campo di riferimento dell'hard rock, riuscendo a superare momenti di stanca, terribili traumi (la morte dello storico singer Steve Lee) ed arrivando, album dopo album, alla loro opera numero tredici, che, per non sbagliare i conti, hanno titolato proprio #13.
Il cantante Nic Maeder che strilla baad neews apre le danze di questo lavoro, che da subito appare potente e di immediata presa, muovendosi agevolmente nell'ambito hard rock melodico di stampo americano, con limitatissime influenze blues (forse giusto l'intro di Man on a mission).
Per il resto riffoni ad alto contenuto di carboidrati, melodie ineccepibili per il genere, refrain potenti, ottima personalità pur dentro un genere che, per antonomasia, non ha più nulla da dire, solo regalare attimi di divertimento con canzoni fatte bene.
E qui di canzoni ben scritte e ottimamente eseguite, anche grazie alla collaborazione di Francis Rossi degli Status Quo, ne troviamo una buona raccolta: da Every time I die dove riecheggiano i Mr Big, ad una Missteria con sottofondo ritmi arabeggianti, le toste Another last time; No time to cry e l'arena rock di Better than love. In molti hanno trovato inopportuno includere nella tracklist una cover degli ABBA, io, che non ha mai sopportato il gruppo svedese, penso invece che il trattamento a cui i nostri hanno sottoposto la hit S.O.S. sia di tutto rispetto, per come è stata mutata da motivetto pop a power ballad.
La Svizzera che ci piace.

giovedì 21 maggio 2020

Deathgasm (2015)



La Nuova Zelanda non è un Paese per metallari. E infatti Brody, che si trasferisce a Greypoint per essere affidato allo zio dopo che la madre, tossica, finisce in un istituto psichiatrico per aver tentato di spompinare il Babbo Natale di un centro commerciale, è un ragazzo totalmente alienato e bullizzato, in particolar modo dallo stesso cugino che lo ospita.
Incredibilmente però a Greypont c'è anche un negozio di dischi metal, dove Brody incontra il "fratello di metallo" Zakk, che, a differenza sua, è cool, strafottente e pienamente realizzato. Assieme a lui e a due nerdissimi del liceo, metteranno su una band, i Deathgasm, e dopo aver recuperato un antico spartito e averlo suonato attraverso un doom marziale, si troveranno ad invocare, beh i peggio demoni esistenti.

Con i quattro spicci della mancia mensile, il regista, sceneggiatore e soggettista Jason Lei Howden mette su uno spettacolo folle, demenziale e, soprattutto, splatterosissimo.
Un film realizzato con effetti quasi esclusivamente analogici che rievoca il fascino delle pellicole minori degli ottanta, nelle quali, attraverso il lavoro di bravi artigiani, litri di sciroppo d'acero e metri di lattice si portavano sullo schermo mattanze ignoranti e brutali.
Deathgasm è tutto questo, condito però dall'ingrediente aggiunto della musica metal e da tanto umorismo, macabro, ma non solo, come nel caso della battaglia a colpi di cazzi di gomma e dildi o della decapitazione del cugino bullo.
Per il resto bisogna essere pronti ad un florilegio di sangue zampillante, budella che non stanno dove dovrebbero stare, peni mozzati, orbite prive dei propri bulbi oculari, crani spaccati in due e facce fresate.
Il tutto però senza prendersi mai sul serio e sempre fedeli al motto: "death to false metal"!


lunedì 18 maggio 2020

Hayseed Dixie, Blast from the grassed

HAYSEED DIXIE - Blast from the Grassed | 5055869546911

Inevitabili come la ciucca del sabato sera degli allevatori di bestiame del Tennesse (stato che ha dato loro i natali) gli Hayseed Dixie tornano con il sedicesimo lavoro in meno di vent'anni di discografia e stavolta, dietro una copertina modello compilation da cestone all'autogrill, puntano, seppur tra qualche divagazione, al pop degli anni ottanta.
Chi li conosce (e li ama) sa già cosa aspettarsi. Il sound acustico, generato esclusivamente dagli strumenti a corda dei quattro debosciati non prevede grossi stravolgimenti in tema di arrangiamenti dei brani originali. 
Le melodie, i refrain dei pezzi sono tutti lì, riconoscibilissimi già dai primi istanti.

Si parte con uno dei brani, volente o nolente, simbolo di quegli anni, vale a dire Africa dei Toto (di recente riproposta anche dai Weezer) e si entra subito nel mood. Nella parte del disco dedicato a questo periodo musicale trovano poi spazio Take on me; Tainted love; Shout; Sweet dreams are made of this; Eternal flame (il pezzo originale delle Bangles rappresenta un mio enorme guilty pleasure) e la Blue monday dei New Order.
Nella sezione slegata dal decennio da bere trovano posto i Bee Gees (Stayin alive), Elvis (la monumentale Suspicious mind), Simon & Garfunkel (Mrs Robinson), gli Abba di Dancing Queen e ... Taylor Swift (You need to calm down).
Di norma non riporto la lista completa delle canzoni che compongono un album, ma nel caso degli Hayseed parte del gioco è proprio la curiosità di scoprire quali pezzi 'sti debosciati sono andati ad innaffiare di birra e whiskey e quindi ci può stare una sana eccezione alla regola.
Sapete benissimo cosa aspettarvi: divertitevi senza troppe menate.

giovedì 14 maggio 2020

Steven Craig Zahler: Bone tomawakh (2015) e Dragged across concrete (2019)

S. Craig Zahler: «Dragged Across Concrete e il mio rifiuto delle ...

Post irrituale, questo odierno, anche se lo spunto per scriverlo è sgorgato in maniera spontanea. 
Durante la fase uno del lockdown, nel giro di pochi giorni ho visto in breve sequenza due film che hanno lasciato il segno. 
Il primo è un western, Bone tomahawk, il secondo un poliziesco, Dragged across concrete (in italiano Poliziotti al limite - evito ogni commento - ). 
Grande è stata la mia sorpresa quando, nello scorrere le schede delle due pellicole, ho scoperto che entrambe sono frutto del lavoro (sceneggiatura e regia) della stessa persona: S. Craig Zahler. 
Dalla ricerca di informazioni in rete emerge la poliedricità di SCZ che, oltre a cimentarsi nel cinema, è anche romanziere (quattro i  libri fin qui pubblicati) e musicista, con lo pseudonimo di Czar, assieme a due band metal, Charnel Valley (genere black) prima e Realmbuilder (epic) poi, mentre con il suo nome di nascita ha firmato le colonne sonore proprio di questi due titoli.
A prescindere dalla carriera che farà, uno così meritava specifica segnalazione.

Ma passiamo ad una breve recensione dei due film:

Bone Tomahawk - Film (2015) - MYmovies.it

Bone tomahawk ha tutto del western classico: ambientazione, incedere lento, caratterizzazione personaggi. 
Kurt Russell, che ha girato in stretta sequenza a Bone tomahawk The hateful eight di Tarantino, conservando in parte il look di frontiera, è lo sceriffo di Bright Hope, cittadina che, a dispetto del nome, non è nient'altro che un buco sperduto con quattro case sputate sulla terra battuta che vive sulla presenza stagionale dei cercatori d'oro. Una notte, mentre sta medicando un prigioniero, viene rapita Samantha (Lili Simmons), moglie dell'allevatore Arthur (Patrick Wilson), costretto alla parziale immobilità a causa di una grave frattura alla gamba. I colpevoli vengono individuati in una tribù di indiani dediti al cannibalismo che vive in zone impervie ed isolate. Nonostante la menomazione alla gamba Arthur si unisce allo sceriffo e al suo vice Chicory (un immenso Richard Jenkins) e al misterioso avventuriero Brooder (Matthew Fox, irriconoscibile) per la più classica delle spedizioni di salvataggio.

Non bisognerebbe svelare nulla della trama di Bone tomahawk, per non rovinare la sorpresa di un film che per tre quarti è un ottimo western per gli scenari, i characters, l'incedere e gli imprevisti che capitano alla squadra di soccorritori, e poi, nell'ultima sua parte, si trasforma in un horror a tinte gore, la cui visione in alcune sue sequenze risulta quasi insostenibile (almeno per me). 
Insomma, un prodotto estremamente originale, una sceneggiatura che dona ad ogni singolo personaggio forte credibilità, una messa in scena solida e un pugno di attori in ottima forma (Russell, Jenkins, Fox). 

Dragged Across Concrete - Film (2018)

Dragged across concrete  muove invece in territori crime/polizieschi.
Brett (Mel Gibson) ed Anthony (Vince Vaughn) sono sospesi dal servizio per aver usato eccesso di violenza nell'arresto di uno spacciatore messicano. Brett, veterano che non ha mai fatto carriera proprio per i suoi metodi, ma agente integro, ha una situazione familiare delicata (vive in un quartiere povero nel quale la figlia sfiora quotidianamente l'aggressione, e sua moglie è malata di sclerosi) e decide di rischiare tutto, rapinando un delinquente, per regalare ai suoi cari una vita migliore. Nel farlo, coinvolge il suo partner, che sembra accettare solo per non abbandonarlo ai pericoli dell'impresa. 

Dragged across concrete (titolo splendido, by the way) è un poliziesco che si muove su modalità narrative d'altri tempi, da Nuova Hollywood (mi sovviene ad esempio il William Friedkin de Il braccio violento della legge). La storia scorre lenta, realistica, si prende tutto il tempo che nella vita vera serve per fare appostamenti o pedinamenti lunghi giorni e giorni. Lo screenplay scava dentro i personaggi depistando lo spettatore che deve scegliere con chi schierarsi, continuamente spiazzato sull'identità dei buoni e dei cattivi. Persino ad alcuni personaggi che hanno poche sequenze di film viene data, brevemente, storia e dignità (è il caso di Kelly, neomamma ed impiegata in banca, interpretata da Jennifer Carpenter, l'indimenticabile Debra Morgan di Dexter). 
Mel Gibson si cala bene nel ruolo del poliziotto stanco, disilluso, rassegnato, che cerca almeno di salvare la sua famiglia da un destino segnato e che affronta tutte le situazioni assegnando ad esse una percentuale matematica di riuscita. 
Due ore e mezza di film (durata ormai inusuale per un prodotto che non sia un action ad esplosioni continue) che, grazie al coinvolgimento della storia e alla messa in scena di Zahler, scorrono agevolmente, accompagnandoci all'ineluttabile finale, non prima di  uno showdown carico di violenza, sadismo e conseguenze di scelte sbagliate.

Un inaspettato gioiellino crime, un regista da continuare a tenere d'occhio, magari, lo dico a me stesso, recuperando gli altri suoi film, a partire da Cell block 99 del 2017.

lunedì 11 maggio 2020

In This Moment, Mother

Recensione IN THIS MOMENT - 'Mother' - Rock Rebel Magazine

Gli In This Moment tentano il colpo grosso.
Che la dimensione metal cominciasse a stare stretta alla band losangelina della lanciatissima singer Maria Brink era emerso già dagli ultimi lavori, e in particolare da Ritual (2017).
Evidentemente la band, che nasce metalcore, ha fatto tesoro delle critiche ricevute per quell'album e ha operato dei correttivi, ma sempre perseverando sulla strada maestra dell'allargamento della fanbase.
E in questo Mother degli In This Toment degli esordi (e di metal) rimane ben poco.
Un male?
Non necessariamente.
Le quattordici tracce del disco (per circa cinquantacinque minuti di durata) muovono infatti su scenari musicali desolati e oscuri a cui non serve la suggestione del growl (che infatti viene usato in rarissimi casi) o della violenza  musicale per affermarsi nella loro nitida oscurità.
Anche l'annuncio della scelta delle cover, almeno in due casi su tre, aveva lasciato perplessi. Fly like an eagle della Steve Miller Band e, soprattutto, la sputtanatissima We will rock you dei Queen rischiavano di essere un disastro di dimensioni apocalittiche.
L'interpretazione della band è invece post-apocalittica, innovativa e dannatamente efficace, al punto da riconciliare con canzoni ascoltate migliaia di volte. In particolare We will rock you rinasce letteralmente, anche grazie al featuring di Lizzy Hale (Halestorm) e Taylor Momsen (Pretty Reckless).
La terza cover spiazza invece per altre ragioni, trattandosi di Into dust di Mazzy Star, gruppo che occupa tutt'altro scaffale "filosofico" rispetto ai ITM.
The In-Between; Hunting grounds (con Joe Cotela dei nu-metallers Ded); la old style Lay me down e As above, so below rappresentano invece il meglio dei pezzi inediti, per un disco che coniuga sapientemente suggestioni gotiche e refrain catchy, risultando nel suo insieme riuscito e convincente.

giovedì 7 maggio 2020

Benvenuti a Marwen (2019)

Poster Benvenuti a Marwen

Dopo aver subito un brutale pestaggio che gli ha lasciato profonde cicatrici psicofisiche, Mark Hogancamp passa le sue giornate allestendo maestosi set per bambole (modello Barbie, per intenderci) in casa e in giardino, dove vivono avventure ambientate in un ipotetico paese belga (Marwen, che in realtà è la crasi tra il suo nome e quello della sua ex, Wendy) ai tempi della seconda guerra mondiale.
Leader del gruppo di "pupe", come le chiama lui, è l'alter-ego di Mark, una sorta di Big Jim soldato, chiamato Capitan Hogie. Dentro le storie e attraverso i personaggi di questo set perpetuo, Mark fa rivivere a codeste figure di plastica le sue gioe e i suoi traumi, dando ad ognuna di esse nomi e comportamenti delle persone da lui conosciute nella vita reale.

Tratto da una storia vera che era stata raccontata nel documentario del 2010 Marwencol (la differenza tra i due titoli è svelata nel finale) e messa in scena con classe ed eleganza da parte di Robert Zemeckis, Benvenuti a Marwen, attraverso la vicenda di Mark, e dentro una messa in scena che oscilla tra live action e modalità stop motion delle bambole, spiega meglio di un trattato psicologico i ricoveri che la mente umana si crea per rifugiarsi dai traumi più terribili. Le abitudini, le fisse, la ripetitività delle giornate, dentro le quali Mark affoga le sue angosce sono, in forme ovviamente diverse, le stesse che molti di noi utilizziamo. E anche lo sguardo sprezzante di quanti vedono questo uomo bambino come un diverso da disprezzare è il medesimo che, a volte, ci è capitato di subire.
Il film non è un one man show, ma la bravura di Steve Carrell nel dare volto e fisicità sofferta a questo character è tale che davvero non si hanno occhi che per lui e per i demoni interiori che lo dilaniano.

Film semplicemente incantevole, in bilico tra fiaba e quotidiana disperazione.
Un balsamo per l'anima.

lunedì 4 maggio 2020

MFT: marzo aprile 2020 (Coronavirus edition)

ASCOLTI

Accept, Balls to the wall
Huey Lewis and the News, Weather
Anvil, Legal at last
Cattle Decapitation, Death atlas
Albert Cummings, Believe
Ozzy Osbourne, Ordinary man
Pearl Jam, Gigaton
Dr Feelgood, Stupidity
Tesla, Five man London jam
Me and that man, New man, new songs, same shit. Vol 1
Brian Fallon, Local honey
Cripple Bastards, Variante alla morte
King Crimson, In the court of king Crimson
Heaven Shall Burns, Of truth of sacrifice
Hayseed Dixie, Blast from the grassed
Therion, Vovin
Body Count, Carnivore
Greg Dulli, Random desire
Supersuckers, Play that rock and roll
James Taylor, American standards
Rush, Moving pictures
Shakra, Mad world
Logan Ledger, ST
Lucinda Williams, Good souls better angels
The Strokes, The new abnormal
Biff Byford, School of hard knocks
Cirith Ungol, Forever black
Danzig, Danzig sings Elvis
In This Moment, Mother
Corrosion of Comformity, Deliverance
Dissection, Storm of the light's bane
Enrico Ruggeri, Pezzi di vita
Richard & Linda Thompson, I want to see the bright lights tonight


VISIONI

La foresta pietrificata (4/5)
The square (3,5/5)
Terrore dallo spazio (5/5)
Skyscraper (1,5/5)
I figli degli uomini (3,5/5)
Stretch, Guida o muori (3/5)
La porta sul buio, Il tram (film tv) (2,5/5)
Il cacciatore di taglie (1980) (3/5)
Attacco al potere 3 (1,5/5)
Per un pugno di dollari (3,5/5)
Per qualche dollaro in più (4/5)
Scappo a casa (2/5)
American gangster (3/5)
C'era una volta nel west (5/5)
Giù la testa (4/5)
Juliet, naked (3/5)
RocknRolla (2,5/5)
La guerra di Charlie Wilson (2/5)
I predatori di Atlantide (2,5/5)
Cane mangia cane (3,5/5)
Spider-Man - Far from home (2/5)
La proprietà non è più un furto (3,5/5)
Holmes & Watson (2/5)
Sbatti il mostro in prima pagina (3,5/5)
L'uomo dal braccio d'oro (4/5)
Arrivederci professore (1,5/5)
Quattro mosche di velluto grigio (3/5)
Caccia al ladro (3,5/5)
La gang (1951) (2,5/5)
Captive state (3/5)
El camino (3/5)
Gli uomini d'oro (2,5/5)
Ad astra (3,5/5)
The collector (3/5)
Noi (4/5)
Sei donne per l'assassino (4/5)
Bone tomawakh (3,5/5)
Il tempo dei cani pazzi (s.v.)
Festival express (4/5)
Il signor diavolo (3,5/5)
Focus - Niente è come sembra (1,5/5)
Non succede, ma se succede... (2/5)
La banda Baader Meinhof (3/5)
Permette? Alberto Sordi (1/5)
5 è il numero perfetto (4/5)
Benvenuti a Marwen (4/5)
Young americans (2,5/5)
La donna elettrica (3,5/5)
Croce e delizia (1,5/5)
Un uomo tranquillo (3,5/5)
Guns Akimbo (3/5)
Il mio amico Eric (4/5)
Dragged across concrete (4/5)

Il mio amico Eric: la locandina italiana del film di Ken Loach

Visioni Seriali

Broadchurch, st. 1  (4,5/5)
Black Mirror, st.1  (4/5)
Watchmen, st. 1      (5/5)


LETTURE



Joseph Heller, Comma 22
Francois Truffaut, Il cinema secondo Hitchcock