Inevitabili come la ciucca del sabato sera degli allevatori di bestiame del Tennesse (stato che ha dato loro i natali) gli Hayseed Dixie tornano con il sedicesimo lavoro in meno di vent'anni di discografia e stavolta, dietro una copertina modello compilation da cestone all'autogrill, puntano, seppur tra qualche divagazione, al pop degli anni ottanta.
Chi li conosce (e li ama) sa già cosa aspettarsi. Il sound acustico, generato esclusivamente dagli strumenti a corda dei quattro debosciati non prevede grossi stravolgimenti in tema di arrangiamenti dei brani originali.
Le melodie, i refrain dei pezzi sono tutti lì, riconoscibilissimi già dai primi istanti.
Le melodie, i refrain dei pezzi sono tutti lì, riconoscibilissimi già dai primi istanti.
Si parte con uno dei brani, volente o nolente, simbolo di quegli anni, vale a dire Africa dei Toto (di recente riproposta anche dai Weezer) e si entra subito nel mood. Nella parte del disco dedicato a questo periodo musicale trovano poi spazio Take on me; Tainted love; Shout; Sweet dreams are made of this; Eternal flame (il pezzo originale delle Bangles rappresenta un mio enorme guilty pleasure) e la Blue monday dei New Order.
Nella sezione slegata dal decennio da bere trovano posto i Bee Gees (Stayin alive), Elvis (la monumentale Suspicious mind), Simon & Garfunkel (Mrs Robinson), gli Abba di Dancing Queen e ... Taylor Swift (You need to calm down).
Di norma non riporto la lista completa delle canzoni che compongono un album, ma nel caso degli Hayseed parte del gioco è proprio la curiosità di scoprire quali pezzi 'sti debosciati sono andati ad innaffiare di birra e whiskey e quindi ci può stare una sana eccezione alla regola.
Sapete benissimo cosa aspettarvi: divertitevi senza troppe menate.
Sapete benissimo cosa aspettarvi: divertitevi senza troppe menate.
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