Il genere cinematografico sui disastri aerei ha avuto un suo momento di massima fortuna nel corso degli anni settanta, poi nell'ottanta è arrivata la strepitosa parodia del trio Zucker-Abrahms-Zucker e quella fase è stata irrispettosamente e definitivamente chiusa. A seguire, occasionalmente, qualcuno c'ha riprovato a cimentarsi con questo genere, incrociandolo magari con temi legati al terrorismo, all'avventura adrenalinica o alla ricostruzione di catastrofi realmente avvenute, ma, diciamo così, il filone non ha mai avuto il propellente necessario per ripartire.
Credo resti un caso isolato anche questo Flight, film dell'anno scorso che punta i riflettori su Whip Whitaker (un ottimo Denzel Washington), comandante di una compagnia aerea di linea, ex-militare, dedito all'uso costante e massiccio di alcol e cocaina. Un poco di buono, quindi? Sì, ma anche no. Infatti, nonostante nel suo corpo scorra più vodka che sangue, al momento opportuno, cioè quando l'aereo che sta pilotando subisce una grave avaria, grazie ad una manovra incredibile, riesce a portare in salvo quasi tutti i passeggeri trasportati. A seguito di questo però, viene ovviamente approntato un processo nel quale la sua condotta morale rischia di emergere in tutta la sua gravità.
La sceneggiatura (affidata alle mani esperte di Robert Zemeckis) gioca in maniera scaltra con gli eccessi di Whip. L'esaltazione di una fase, quando tutto è uno sballo e per riprendersi da una sbronza colossale,con l'aiuto del tuo spacciatore personale (il sempre convincente John Goodman: una sorta di personal trainer della droga), bastano due tiri di coca e sei come nuovo, è compensata dalla storia parallela di una giovane tossica (la meravigliosa Keilly Reilly) che fa quello che le giovani tossiche fanno per procurarsi la roba, nonochè dalla parabola discendente dello stesso comandante.
Ad impreziosire la storia una colonna sonora da big guns, a partire da Feelin alright che suggella la prima pippata di Whitaker, passando per Under the bridgde dei RHCP, Sweet Jane dei Velvet Undergound, Symphaty for the devil che introduce il personaggio di Goodman, Gimme shelter, What's goin on e via di questo passo. Una fantastica mixtape dei settanta a servizio di un film che non cambierà la storia del cinema ma che a tratti risulta avvincente e appassionante.
2 commenti:
Visto settimana scorsa. A mio avviso, un buon inizio,anche avvincente. poi, scade nel melò. E a me, i melò, convincono poco.
A me non è piaciuta la redenzione
finale. L'ho trovata poco verosimile.
Però capisco che hanno dovuto far
prevalere la morale. Non potevano
far passare il messaggio che puoi
strafarti senza conseguenze,
per cui o lo facevano fuori o lo ripulivano.
Hanno scelto la soluzione più
buonista/educativa, non la più
coraggiosa a livello narrativo.
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