martedì 22 gennaio 2013

Carnage: an addiction

Questa non è una recensione. Se ne cercate una sul web ne trovate a bizzeffe, in cima alle quali ci metto quelle dei del blog amici DoppiaAzione e Jumbolo
Questa dunque non è una recensione, ma piuttosto un outing, una confessione. 
Sì, perchè ho maturato una vera e propria dipendenza, un'assuefazione da Carnage, film  di Roman Polanski del 2011Ogni volta che qualche canale di cinema di Sky lo trasmette difatti, qualunque attività io stia svolgendo in quel momento, vengo inevitabilmente risucchiato da una forza che mi attira verso il divano e che non mi lascia andare fino al criceto sui titoli di coda. 
Nelle ultime settimane l'avrò rivisto non meno di una mezza dozzina di volte ed è un'avvitamento che non mi capitava dai tempi delle superiori con le repliche de Il Padrino sui Bellissimi di Rete4, con il quale tiravo regolarmente le due di notte.

Ormai ho mandato a memoria le battute di ognuno dei quattro, strepitosi, protagonisti (Christoph Waltz; John C. Reilly; Jodie Foster e Kate Winslet, in rigoroso ordine di apprezzamento) al punto che potrei vederlo doppiato in turco e capirne lo stesso, con un approssimazione di errore vicino allo zero, tutti i dialoghi.
Certo, il film non è esente da difetti, ma personalmente trovo che il ritmo serrato dei dialoghi, l'interpretazione dei quattro, la claustrofobia che trasmette e la descrizione della spirale nella quale precipitano i protagonisti via via che si liberano da ogni forma di ipocrisia e di maschera buona per la superficialità dei rapporti  sociali, superi di slancio ogni imperfezione stilistica o eccesso di caratterizzazione dei personaggi.

E in più è una droga senza effetti collaterali.





1 commento:

Anonimo ha detto...

Aspetta di incontrare i tuoi vicini, poi magari gli effetti collaterali vengono fuori;)!