A different kind of truth
(Interscope, 2012)
Il primo disco del 2012 è anche il meno atteso, nel senso che non sapevo dovesse uscire un album nuovo dei Van Halen. Invece ecco qui A different kind of truth, a quattordici anni dall'uscita dell'ultimo III, con il breve interregno di Gary Cherone alla voce che aveva sostituito solo per quell'album Sammy Hagar e che qui viene deposto a favore del ritorno di David Lee Roth, per chi venisse da Marte, il primo frontman della band. Altra sostituzione è quella del bassista storico del gruppo, Michael Anthony. Al suo posto un'altro Van Halen (il terzo su quattro componenti): Wolfgang, figlio del guitar hero Eddie.
Il primo pezzo del disco è Tattoo e tutto, da subito, riporta le lancette indietro di quasi trent'anni , il brand infatti è quello reso inconfondibile dalle prime release del combo, un marchio di fabbrica piuttosto preciso al quale i quattro si aggrappano per tentare un rilancio che rischia di essere fuori tempo massimo anche per gli amanti del genere. I pezzi comunque ci sono, magari manca continuità e si cade un pò nella ripetitività, ma tracks quali China Town, Outta space, You and your blues e Stay frosty (unica acustica,almeno in partenza, del lotto) sono valide e divertono. Dovendo fare una scelta tra A different kind of true e Chickenfoot III però la mia preferenza cadrebbe senza dubbio sul lavoro di Sammy Hagar e Michael Antony uscito qualche mese fa, più tosto e coeso.
Curioso come i Van Halen siano forse l'unica band storica dell'hard rock (in senso ampio) americano ad essere stata messa un pò in disparte, anche da un punto di vista iconografico e di lascito artistico (mai sentito dire di un gruppo emergente "ecco i nuovi Van Halen"), dal trascorrere del tempo e dai revival musicali. Non sarà credo questa uscita a far cambiare le cose, ma nemmeno a sputtanare quel poco di eredità musicale residua dei quattro.
6/10
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