Pellicola del 2004 apprezzabile per l'aspetto particolare che mette in scena, nell'ambito del mondo del lavoro, rispetto alla gestione delle risorse umane una grande impresa.
In una ipotetica azienda italiana appena acquisita da una multinazionale francese infatti, si pone il problema di liquidare un certo numero di esuberi, facendo meno clamore possibile e soprattutto senza allarmare i sindacati. Viene scelto per questo compito un dipendente della formazione (interpretato da Giorgio Pasotti) che inizialmente accetta l'incarico per ambizione. Le condizioni poste sono però rigide e vincolanti: o riuscirà a convincere tutti gli esuberi a lasciare l'azienda (con una modesta buonuscita) oppure, anche se dovesse mancare l'obiettivo di un solo dipendente, avrà fallito.
Come spesso capita, il film parte bene, poi si perde un pò, mano a mano che aumentano i dubbi esistenziali del protagonista e che la narrazione si occupa più di lui e meno della sua missione. Per lo stesso ragionamento, le parti migliori sono dunque quelle che si svolgono all'interno dell'azienda, con le dinamiche classiche degli uffici, le relazioni interpersonali, i gossip sui colleghi, gli slogan aziendali, le invidie, le personalità che cercano di emergere, i colloqui di Pasotti con i lavoratori.
I personaggi di contorno sono un pò troppo caricaturali (il collega bauscia, il francese stronzo, la segretaria fricchettona),ma finchè il gioco regge, il risultato è sicuramente godibile, ben sospeso tra il tono drammatico e quello leggero.
Probabilmente io l'ho apprezzato anche perchè nel periodo in cui l'ho visto stavo passando una situazione identica nella mia azienda, con colloqui serrati al personale per esodi volontari e via dicendo. La scena in cui il personaggio di Pasotti riceve il sindacalista cinquantenne, vestito da sindacalista cinquantenne(quindi male), che gli fuma in faccia mentre gli dice serafico che "va bene le offerte di incentivo ma occhio a non intimidire la gente", mi ha strappato un sorriso di identificazione.
Di completamente sbagliato, se proprio vogliamo, c'è il titolo della produzione, molto poetico, ma che porta fuori strada rispetto ai contenuti principali del film.
P.S. Il titolo del post riprende (l'ipocrita) slogan della multinazionale francese della storia.
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