Ricordo come fosse ieri, allo stadio comunale imbiancato dalla neve caduta nella notte , i minuti che precedettero l'ingresso in campo. Io ero destinato alla panchina, quando uscii dagli spogliatoi incrociai Trapattoni: gli raccomandai il rispetto dell'accordo, e lui mi disse che potevamo stare tranquilli, che non c'era nessun problema (con Trapattoni avevo giocato nel Milan e nel Varese, sapevo che era una persona seria). I miei compagni, nel sottopasso prima di entrare sul terreno di gioco, fecero lo stesso con alcuni dei giocatori juventini (che quel giorno erano: Zoff, Cuccureddu, Cabrini, Gentile, Brio, Scirea, Causio, Prandelli, Bettega, Tavola e Marocchino), gli dissero che noi avevamo scommesso sul pari; uno di loro rispose: "Noi oggi non abbiamo scommesso, il colpo l'abbiamo già fatto due doemiche fa con l'Ascoli (partita che la Juve perse in casa 2-3, n.d.r.)".
Le combine sui risultati delle partite di calcio ci sono sempre state, Carlo Petrini ne parla come di una cosa che negli spogliatoi è considerata naturale. Una squadra è in difficoltà, l'altra non ha più niente da chiedere, ci si parla, si conviene, ed è fatta. La squadra in difficoltà prima o poi renderà il favore. Una fisiologica conseguenza di questa pratica è il calcio scommesse (il totonero, così come era stato definito nel 1980). Un paio di intrallazzoni con contatti tra i calciatori mette in piedi un organizzazione di scommesse clandestine, per un pò la cosa funziona, ma non sempre i patti con i calciatori vengono rispettati e la coppia di "imprenditori" finisce sul lastrico. I due fanno quasi tenerezza pensando ai mega sistemi di scommesse moderne. Loro, nel 79/80 anticipavano i soldi delle scommesse, perdevano centinaia di milioni, avevano i cravattari alle calcagna e fu solo per uscirne che denunciarono tutto alla magistratura, dando il via al più noto scandalo della serie A italiano. Scandalo, che va detto, si concluse in una farsa a danno di qualche caprio espiatorio, visto che, ad esempio, non furono puniti il Bologna e sopratutto la Juventus, autrici di una clamorosa partita combinata.
Ma non parla solo di partite truccate, Nel fango del dio pallone. Ci racconta quanto siano egoisti, narcisisti e superficiali i calciatori. Di quanto gli importi solo della propria carriera (altro che bandiere...), di quanto attorno a loro giri tutto un mondo che vive solo per compiacerli, dei riti da camerata che a volte sfociano in brutali episodi da branco e infine dal sesso,consumato a profusione con episodi degni della più scontata trama di una produzione pornografica di serie B.
La parte del racconto alla quale Petrini tiene di più è però probabilmente legata al doping, altro aspetto che viene considerato consuetudine, negli spogliatoi che lui ha girato. Beveroni o siringhe che siano, i calciatori si sottoponevano a tutto quello che gli veniva chiesto, un pò per incapacità di rifutare, un pò per interesse personale, per giocare meglio, non sentire la fatica, migliorare la propria immagine/quotazione. Sono molti i morti e i feriti che questa pratica si è lasciata dietro, Carlo Petrini con un tumore al cervello è uno di loro.
Il libro è scritto in maniera molto semplice e lineare, composto da brevi periodi come se fossero post di un blog. L'autore fa chiaramente un resoconto della sua fantastica e tragica vita senza autoindulgenza, è spietato con se stesso, con le sue scelte egoistiche che hanno portato a conseguenza drammatiche anche per i suoi cari più vicini, è lo sfogo di un uomo che dalla vita ha avuto tutto e presto, e che col tempo ha restituito ogni cosa con gli interessi.
Confesso che ho sempre avuto un pò di timore a leggere Nel fango del dio pallone. Qualunque appassionato di calcio sa che questo sport è tutt'altro che pulito, ma forse a molti (me compreso) piace cullarsi nell'illusione che gli scandali passati siano stati solo episodi occasionali e tutto il resto fossero solo chiacchere da bar. Ovviamente non è così, e il fatto che quest'opera, che cita nomi cognomi e fatti, dall'anno della sua uscita a oggi non abbia subìto nemmeno una denuncia la dice lunga sulla coda di paglia che i suoi protagonisti negativi (tra gli altri Lippi, Agroppi, Trapattoni, Bettega, Dossena, Colomba, Moggi) si portano ancora oggi appresso.
Dopo aver letto il libro mi è venuta voglia di saperne di più e ho scovato su youtube questa bella intervista in tre parti a Petrini. Parte uno, Parte due, Parte tre.