Martedì 27 marzo è morto mio nonno. Aveva novantotto anni . Alla faccia, direte voi.
Sono andato a Eboli per i funerali, mancavo da cinque anni. Lui ormai lo sentivo poco, alle feste comandate se non mi dimenticavo. A causa di qualche problemino ai polmoni ed a una caduta che gli aveva procurato una frattura al femore non era più molto lucido. La badante ucraina che lo curava risponedeva al telefono, lo chiamava, dopo qualche istante lui arrivava ma si limitava a qualche monosillaba.
Era un omone dalle mani enorme, socialista da sempre, è stato prigioniero di guerra in Germania dal 43, ha lavorato sempre. Non era una persona semplice da trattare, duro in casa e socievole fuori. Sulla bara i compagni hanno messo una bandiera storica del P.s.i. cucita a mano, rossa e oro.
In casa ho scoperto che teneva attaccate con il nastro adesivo dentro una credenza a vetri foto mie vecchie e nuove (con Stefano). In cucina dietro il tubo del gas che passa sulle pareti conservava,un pò ingiallite, tutte le cartoline che gli mandavo dai miei luoghi di vacanza, l'ultima è dall'Elba nel 2001.
Poi non gli ho più scritto, pensavo che, come per tutti quelli che ricevono cartoline, fosse indifferente avere una foto di un mare e due righe di saluto. Vedendo il "mausoleo" che aveva in ogni stanza ho capito che non era così, e che della vita,nonostante i miei 38, non so ancora un cazzo.
1 commento:
è così. ma è così per tutti. i vecchi, come dicono in africa, sono la nostra biblioteca vivente, e questa cazzo di vita ci rende sterili alla loro compagnia, alle loro storie, anche a mandargli le cartoline.
poi, alla fine, ci si rimane di merda.
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