lunedì 30 luglio 2007

Il fiore del partigiano

Giovanni Pesce, medaglia d'oro al valor militare della Resistenza, è morto al Policlinico di Milano dove era stato ricoverato giorni fa dopo a una caduta in casa. La camera ardente sarà allestita nella sala Alessi di Palazzo Marino lunedì dalle 8 alle 15. Alle 15 si terrà la commemorazione ufficiale, presente il sindaco Letizia Moratti.

MINATORE IN FRANCIA - Pesce, che aveva 89 anni, si era iscritto giovanissimo al Pcf francese essendo immigrato in Francia, dove lavorava come minatore. Combattè in Spagna nelle Brigate Internazionali durante la guerra civile e rimase ferito. Quindi, durante la Resistenza, rientrò in Italia e fu comandante dei Gap a Torino e a Milano. Iscritto da sempre al Pci, dopo la svolta della Bolognina aveva aderito a Rifondazione Comunista. Pesce, il cui nome di battaglia era «Visone» era sposato con Norina Brambilla, la «compagna Sandra» che aveva conosciuto durante la guerra partigiana. Fu uno dei discorsi a Parigi di Dolores Ibarruri, la «Pasionaria», a convincere Giovanni Pesce della necessità di arruolarsi nelle Brigate Internazionali.

FERITO E ARRESTATO - Nel 1936 fu uni dei primi combattenti italiani inquadrati nelle Brigate Garibaldi. In Spagna venne ferito tre volte: sul fronte di Saragozza, nella battaglia del Brunete e al passaggio dell'Ebro. Pesce aveva ancora nella schiena alcune schegge. Rientrato in Italia nel 1940, venne arrestato e inviato al confino a Ventotene. Liberato nell'agosto del 1943, fu uno degli organizzatori del Gap di Torino e nel maggio del 1944 assunse il comando a Milano, fino al giorno della liberazione, del terzo Gap «Rubini». Dal 1951 al 1964 è stato consigliere comunale a Milano per il Pci e fin dalla sua costituzione membro del Consiglio nazionale dell'Anpi. Molti i libri pubblicati sulla figura del comandante «Visone»; tra questi «Un garibaldino in Spagna» e «Senza tregua. La guerra dei Gap».

giovedì 26 luglio 2007

from 9 to...

Lunedì sono rientrato a lavorare.
Mi sono alzato come di consueto alle sei e mezza, e ho fatto dalle nove (circa) alle ventitre (trattativa con la presidenza, conclusa con un accordo)
Martedì preparazione documento sull'accordo, presidi nei reparti. Dalle nove (circa) alle venti.
Ieri ancora volantinaggio, preparazione e stampa del nostro giornale. Dalle nove (circa) alle venti e trenta.
Prevedo che questo andazzo continui almeno fino a martedì (ultima assemblea prevista).
Ho bisogno di ferie (vere, questa volta).

Piccole tigri crescono

Ci sono dischi (pochi per la verità) che io considero greatest hits di inediti. Intendo dire con questa definizione che sono composti interamente da brani di valore, senza riempitivi o canzoni sbagliate. In questi casi, anche i brani minori si legano alla perfezione con gli altri dando forma all'opera finale.
Ecco, Easy Tiger di Ryan Adams ha queste caratteristiche. Il problema del giovanotto (classe 1974, tredici dischi negli ultimi dieci anni ) è sempre stato l'eccessiva prolicità. Che non dovrebbe essere un problema in effetti, ma quando fai uscire un disco all'anno, due, a volte addirittura tre (di cui uno doppio, nel 2005) io lo vedo più come una difficoltà a scegliere e a concentrarsi su un opera specifica che come espressione di talento.

Ad ogni modo, era dal 2002 con Gold che non mi entusiasmava così un disco del ragazzo di Jacksonville, NC. Perchè mi piacciono i dischi scritti, suonati e cantati come Easy Tiger. Perchè è un abecedario degli stili di Ryan, dal folk, al rock, alla ballata introspettiva. Perchè paga deliziosamente i tributi ai maestri, da Willie Nelson, a Gram Parson, a Townes Van Zandt fino a lambire i Greatful Dead meno psichedelici.
Trentotto minuti, anche la durata è in linea con le mie preferenze di timing di un album (conteggiati, a parte rare eccezioni, tra i quaranta e i cinquanta minuti). Il disco dell'estate, anche se non passerà mai dal Festivalbar.

domenica 22 luglio 2007

E per Prodi Hip Hip...see vabbeh

Un accordo difficile, quello appena raggiunto dal governo (beh, da parte del governo) e le parti sociali. Una mediazione certo non ottimale ma necessaria, e non solo perchè era sul famigerato programma dell'Unione. Il cosidetto scalone era una vera ingiustizia, troppi lavoratori erano costretti a continuare a lavorarare solo perchè raggiungevano i 35 anni di contributi, o i 57 d'età a gennaio 2008 invece che a dicembre 2007. Una schifezza di riforma che giustamente porta il nome di un rappresentante della Lega.
Ora mi sembra sia ristabilito un giusto principio, una progressione di equità e buon senso.


Lo dico nonostante io sia tra quelli che, grazie alla riforma Dini del 95, sia stato sostanzialmente privato della previdenza pubblica (grazie al calcolo contributivo degli anni di lavoro, che determinerà una somma pensionistica mensile pari a circa il 57% lordo dell'ultima retribuzione). Di questa ingiustizia, che è destinata a mio avviso a peggiorare con l'avvio del terzo pilastro della previdenza, quello individuale, non se ne parla. Chi non ha diciotto anni di lavoro al 31/12/95 rischia, dopo quarant'anni di lavoro, di precipitare da un momento all'altro sotto la soglia di povertà, ma sembra che questo aspetto sociale vada bene così. Non erano previsti interventi di modifica sul programma dell'Unione.


Vabbeh, non voglio far trasformare un topic di apprezzamento a questa iniziativa del governo in un'altra critica. Bisogna imparare ad accontentarsi, considerato il materiale umano a disposizione tra i banchi del parlamento.

venerdì 20 luglio 2007

Easy tiger


Mi riprometto di scrivere qualcosa su Ryan Adams.

Il suo ultimo lavoro Easy tiger suona come suonerebbe un disco di Gram Parson, se fosse ancora tra noi.

Il che, detto per i miscredenti, è grandioso.

Civil War 5


Poche righe, visto che il capitolo cinque è il classico episodio di transizione, fatto per tirare il fiato e prepararsi al finale (verosimilmente) pirotecnico. L'evento (avvenuto in effetti su un tie-in dell'albo dell'Uomo Ragno) è che Spidey ha cambiato fazione, avendo capito di aver commesso un errore, e così in un colpo solo ha perso l'appoggio di Stark, miliardario che si cela dietro la maschera di ferro di Iron Man e sostenitore numero uno dell'Atto di registrazione, che si traduceva in casa blindata e protezione per la sua famiglia dopo il coming out, ed è stato massacrato di legnate dai "buoni".




Questo numero evidenzia purtroppo anche il lato smaccatamente commerciale di questa operazione. Gli eventi di Civil War sono infatti collegati ed hanno ripercussioni su tutte le principali serie Marvel. Lì succedono eventi che si ripercuotono nella miniserie. Fino al numero attualmente in edicola però, volendo, si poteva tranquillamente limitarsi a leggere la sola mini serie, senza perdersi la storia centrale. L'ultima uscita invece conclude situazioni iniziate altrove, generando un pò di smarrimento.



Ah! Entra in scena alla grande Frank Castle, aka Il Punitore, e voi lo sapete da che parte sta?



giovedì 19 luglio 2007

Canzone quasi d'amore

Stasera mi sento così.

Non starò più a cercare parole che non trovo
per dirti cose vecchie con il vestito nuovo,
per raccontarti il vuoto che, al solito, ho di dentro
e partorire il topo vivendo sui ricordi,
giocando coi miei giorni, col tempo...

O forse vuoi che dica che ho i capelli più corti
o che per le mie navi son quasi chiusi i porti;
io parlo sempre tanto, ma non ho ancora fedi,
non voglio menar vanto di me o della mia vita costretta come dita dei piedi...

Queste cose le sai perchè siam tutti uguali
e moriamo ogni giorno dei medesimi mali,
perchè siam tutti soli ed è nostro destino
tentare goffi voli d' azione o di parola,
volando come vola il tacchino...

Non posso farci niente e tu puoi fare meno,
sono vecchio d' orgoglio,
mi commuove il tuo seno
e di questa parola io quasi mi vergogno,
ma c'è una vita sola, non ne sprechiamo niente
in tributi alla gente o al sogno...


Le sere sono uguali, ma ogni sera è diversa
e quasi non ti accorgi dell' energia dispersa
a ricercare i visi che ti han dimenticato
vestendo abiti lisi, buoni ad ogni evenienza,
inseguendo la scienza o il peccato...

Tutto questo lo sai
e sai dove comincia la grazia o il tedio a morte
del vivere in provincia perchè siam tutti uguali,
siamo cattivi e buoni e abbiam gli stessi mali,
siamo vigliacchi e fieri, saggi, falsi, sinceri... coglioni!


Ma dove te ne andrai? Ma dove sei già andata?
Ti dono, se vorrai, questa noia già usata:
tienila in mia memoria, ma non è un capitale,
ti accorgerai da sola, nemmeno dopo tanto,
che la noia di un altro non vale...


D' altra parte, lo vedi, scrivo ancora canzoni
e pago la mia casa, pago le mie illusioni,
fingo d' aver capito che vivere è incontrarsi,
aver sonno, appetito, far dei figli,
mangiare, bere, leggere, amare... grattarsi!

Luglio col bene che ti voglio

Venerdì ultimo giorno di vacanza. Non sono state ferie memorabili, tra il mio mal di denti , una lombosciatalgia devastante per la mia signora e il caldo da altoforno di questi giorni. Sono state anche particolari per come le abbiamo svolte, una decina di giorni spezzettati tra montagna e mare.
In genere le vacanze sono caratterizzate da almeno un disco tormentone, quest'anno invece più compilescion che album (anche se, timidamente, Xavier Rudd, Wayne Hancock e un disco metal di Hank III hanno provato ad insidiare lo strapotere della mia playlist).
Sintomo di pigrizia musicale, secondo me. Vedrò di rifarmi con Easy tiger di Ryan Adams e Wagonmaster di Porter Wagoner.

venerdì 13 luglio 2007

Growin up (when they say sit down i stood up)

Tra qualche giorno Stefano compie tre anni. Non vi sfonderò le palle a colpi di "come passa il tempo,eh", però cazzo come passa il tempo!

E' in piena fase perchè questo, perchè quello, e per quanto pensavo di essere allenato dai quattro nipoti quattro delle mie sisters, è un duro test per i nervi, sopratutto se sono le undici di sera, ancora non dorme, e siamo al milionesimo perchè della giornata.

Parla in continuazione, a volte se ne esce con delle espressioni che ti sconvolgono, guarda, ascolta assorbe tutto e rielabora.

Penso che questa fase sia fondamentale per la sua personalità e il suo carattere, è un'età in cui cerca di imporsi, ti sfida spesso e capisce già su quali leve agire per ottenere qualcosa. A volte non sai se ridere o sgridarlo, fatto sta che se sbagli a reagire sei fottuto.

La top ten delle cose che gli piacciono al momento è, in ordine sparso:

- le automobiline
- la favola Il lupo e i sette capretti con il sottoscritto che interpreta 10 voci 10 tutte diverse
- cars (il cartone disney)
- e la relativa colonna sonora
- la bici passiva (sul seggiolino)
- la bici attiva (la sua nuova fiammeggiante Legnano blu)
- giocare al parchetto
- andare in stazione a vedere i treni
- fare la frittata
- saltare sul letto

Quello che non gli piace:

- mangiare (a parte la frittata fatta da lui)
- dormire
- fare la pipì o la cacca nel vasino (la trattiene fino all'inverosimile se sta facendo qualcosa di maggiore priorità per lui).

A settembre si parte con una nuova sfida: la scuola materna. Da domani invece una settimana tra mare e montagna.


Nuovi amori, vecchie passioni

Cult (sulla piattaforma Sky) sta trasmettendo dalla prima puntata I Soprano e Six Feet Under. Ho colto l'occasione per vedere SFU, che mi ha da sempre incuriosito. In effetti la trovo una serie interessante, dialoghi serrati, battute corrosive, la famiglia americana destrutturata.
E' stato bello però rivedere anche I Soprano, serie mandata inizialmente su Canale 5, che dopo i primi due-tre anni di programmazione rispettosa, ha cominciato a trasmettrla a cazzo, facendo perdere pazienza e voglia di seguirli a molti.
L'eccessiva fama di questo telefilm ha fatto passare in secondo piano quanto buona e solida fosse la sua costruzione, un cast straordinario (Gandolfini in mezzo a due famiglie, moglie e figli e la famigghia), la location a volte lussuosa e altre desolata del New Jersey, i riferimenti dei protagonisti ai film di gangster, i problemi del boss con il lavoro, la moglie e la madre (splendido esempio di madre meridionale arpia).
In USA la serie ha chiuso proprio quest'anno con la sesta stagione, e si parla di un finale cinematografico, che sarebbe una soluzione inedita e, per me, appropriata.

mercoledì 11 luglio 2007

Gli Estere (quasi)

Ieri sera, sfidando la sorte avversa che in una sera libera ha fatto cicciare fuori una festa di compleanno per il nipote acquisito, sono riuscito (più o meno) a vedere gli Estere a Inzago.
Alle 19:45 ho mollato la tavola dai suoceri convinto che cominciassero a suonare alle 20, in realtà il concerto iniziava un ora abbondante più tardi, perciò sono tornato indietro per la torta e quando mi sono ripresentato erano a metà scaletta, peccato.
Però ho dato il mio contributo portando a casa il ciddì nuovo che da oggi ascolterò con devozione. Quel poco che ho visto, e nonostante le pessime condizioni "ambientali", mi è piaciuto.
Una sola considerazione sulla manifestazione: senza voler fare sociologia spiccia, in Italia se non suoni il liscio o le cover ,il pubblico è apatico.
Non so quante manifestazioni estive per ggiovani ho visto con esiti simili a quella di ieri. In situazioni simili, mi duole dirlo, in Francia, Spagna o America, c'è tutta un altra partecipazione.

lunedì 9 luglio 2007

To cut a long story

Io questo giornale non lo capisco più. Davvero. Sono più di vent'anni che lo compro, a frequenza variabile, con picco massimo di abbonamento e valle di disinteresse prolungato. Prendiamo l'ultimo numero, Bart Simpson in copertina, e nella prima pagina delle lettere (in pratica il primo foglio che vedi aprendo il giornale) foto di donna con cazzo di gomma allacciato in vita. Teoricamente la foto era giustificata da una lettera di una lettrice che pontificava dei vantaggi per la vita sessuale dell'arnese di cui sopra, ma a me è sembrata una trovata gratuita e volgare (ho detto volgare, e che cazzo, un fallo di gomma fuori contesto per me è volgare e non me ne vergogno).
All'interno della rivista palate di merda su tutto ciò che respira (un esempio? Un bell'articolo dal titolo ARCI-MAFIA, riferito ai circoli culturali di sinistra), un articolo del DelPapa di cui, giuro, non ho capito un'acca e il solito piagnisteo del direttore che "se avessimo più pubblicità"; "se avessimo più visibilità" "se non fossimo così belli e impossibili..."
Ma siete sicuri che aveste i mezzi per la pubblicità su MTV, se gli Stones indossassero la vostra maglietta o se scovassero Jim Morrison in India vivo e vegeto intento a sfogliare il Mucchio vendereste più copie?
La rivista (ed è questo che conta, no?) è scaduta nei contenuti, ma anche nella grafica. Sparare merda su chiunque alla lunga non è credibile, fare gli antipatici e/o gli incompresi e/o gli esclusi e/o gli unici portatori della verità assoluta centra poco con la critica e il confronto reale.
Io che lo compravo per la musica non trovo più interesse (anche se, al solito, ottimo trattamento per Springsteen) nei dischi che vengono recensiti. Le penne sono buone, ma, come dire, si respira uno snobismo di fondo, una svogliatezza, una ricerca della forma elegante sacrificando l'efficacia della comunicazione (di alcuni album non si capisce se la valutazione è buona o che altro) e l'entusiasmo in quello che si sta facendo.
Il Mucchio politicamente sorpassa (a sinistra? in demagogia?) i quotidiani più radicali, e musicalmente è di una noia senza scampo.
Ma quente cazzo di copie volete vendere di un giornale così, minchioni?!?

Funny games

Pensavo al successo di Hostel I e II, e dell'esaltazione che taluni critici stanno avendo nei confronti di queste pellicole. In particolare ho letto una recensione sul Mucchio di questo mese (quello con Bart Simpson on the cover) che mi ha lasciato basito. Non ricordo il nome del recensore e non ho voglia di alzare il culo pe cercare la rivista nella pila di riviste al cesso, comunque è il concetto che conta. Dunque, questo tizio difende Roth (il regista) dai suoi detrattori perchè, a suo dire, ha avuto un'idea geniale e rivoluzionaria: far assistere nel dettaglio lo spettatore a quella parte di torture e ammazzamenti vari che normalmente negli altri horror non vengono mostrati per intero.

Ho pensato, cristo santo, questo tizio o ha quindici anni e non ha mai visto un horror prima oppure ha premuto delete e ha cancellato più di trent'anni di cinema di genere.

Non sono un esperto, ma ricordo perfettamente il mio sconvolgimento nel vedere l'ultimo Hitchcock di Frenzy mostrare l'orrore di uno strangolamento o Dario Argento che dava libero sfogo alle sue compulsioni in Profondo Rosso, per limitarsi ad un titolo, il più famoso, della sua filmografia.
Non ho visto e non guarderò Hostel, nonostante l'insistente programmazione su Sky, ma se il colpo di genio è quello di mostrare, beh, allora annamo bene...


Pensavo anche a come mi ha sconvolto, senza mostrare nulla, se non il male nella sua più banale e purtroppo consueta espressione, Funny Games(1997), di Michael Haneke, che in un colpo solo (qui sì geniale, claustrofobico, cinico e spietato) rovescia tutte le regole e i luoghi comuni del thriller, soprattutto quello americano, lasciando lo spettatore solo con le sue angosce. C'è solo un momento nel film in cui il regista sembra voler ricordare a tutti che la sua rappresentazione è finzione (chi l'ha visto sa a cosa mi riferisco), ma per il resto non lascia scampo.
Ancora oggi a ripensarci cerco scampo da quella storia, dubito che Hostel, con tutto il suo splatter compiaciuto potrebbe mai arrivare a quell'orrore.

mercoledì 4 luglio 2007

One bourbon, one scotch, one beer

Un disco nuovo, uno vecchio, uno in arrivo.


All'improvviso due raggi di sole illuminano le mie irrequiete ricerche musicali.
Il disco vecchio (per modo di dire, parliamo del 2001) è un bel lavoro di country-swing, divertente e armonioso, ideale per ascolti di sottofondo. Il titolo è A-town blues e l'autore è Wayne Hancock, che sulla scia di Lyle Lovett si muove a suo agio tra due generi apparentemente distanti grazie all'arte del contaminare con gusto. Appena trovo il tempo scrivo due righe sulla floridissima scena musicale texana, vera fucina di intrecci musicali sorprendenti di quasi ogni genere.


White moth di Xavier Rudd è invece fresco di stampa.
Ai tempi in cui Ben Harper faceva grandi dischi, esprimendo la sua arte attraverso un originale stile di raccordo tra generi (folk, blues, soul e reggae) Xavier Rudd, australiano classe 1978, appariva un pò come un volenteroso clone. Bene, oggi che Beniamino sè perso e non sa tornare, Xavier esprime forse il suo miglior lavoro (almeno per il sottoscritto). White moth è stato registrato con un gruppo di percussionisti aborigeni che donano al disco una calda e palpitante sezione ritmica. La struttura delle canzoni è semplice, ma efficace, con il suo itinerare tra Paul Simon, Bob Marley e, va da se, Ben Harper. Difficile parlare per ora di uno stile Rudd, ma la personalità a mio avviso c'è tutta.


Finisco in bellezza, a settembre (il 25) esce finalmente il nuovo disco di Steve Earle, il primo per la sua nuova casa, la Key West Record. So di essere di parte, ma secondo me Steve non ha sbagliato un disco dalla sua uscita di galera agli inizi dei novanta, con l'acustico autoprodotto Train a'comin e il successivo I feel alright si è rimesso in pista alla grande e non si è mai fermato. Ha acquisito consapevolezza politica, culminata con John Walker Blues, sul talebano americano, (all'interno di Jerusalem)coraggiosamente scritta all'indomani dell'11/9 ed ha affondato il colpo con Revolution starts now, ancora più esplicito del precedente (provare per credere il Ramone-punk Fuck the FCC). Si dichiara socialista americano, dal vivo suona cover che vanno dai Little Feat ai Nirvana passando per Dylan e Townes Van Zandt, suo grande amico e cattivo maestro.
Il disco nuovo si chiamerà Washington Square Serenade, e una delle poche certezze che ho, è che ci tornerò sopra.

Paraculismi

"Berlusconi ha fatto cose giuste". Quanto ai futuri sfidanti al governo, Veltroni è cauto: "Nel centrosinistra il candidato sarà scelto con le primarie e nel centrodestra non mi sembra che Berlusconi abbia molta intenzione di cedere". Sorprende una battuta di Veltroni sul leader di Forza Italia: "Berlusconi ha fatto cose giuste", ma poi il sindaco di Roma precisa: "Ha fatto cose sbagliate ma anche cose giuste come la legge sul risparmi e quella sulla sicurezza stradale. Anche nella legge costituzionale, poi bocciata dal referendum(...)
Beh uolter, sono convinto che anche i grandi e sangunari dittatori della storia qualcosa di buono, scava scava, l'hanno fatta.
Fosse anche solo una stazione centrale a Milano.
Lo vedete perchè il Veltro è the greatest paracul, ever?

domenica 1 luglio 2007

Life is a higway


Arriva un momento nell'infanzia dei bambini in cui cominciano ad apprezzare veramente le storie a cartoni animati (lo so perchè ho fatto lo zio a quattro nipoti) scegliendone in genere una che continuano a vedere senza soluzione di continuità, conoscendola ormai a memoria, ridendo un secondo prima della situazione comica, andandosi a nascondere prima di quella paurosa, anticipando le battute. Ricordo per i miei nipoti i tormentoni di Dumbo (tristissimo), Robin Hood e Il re leone.

Questo momento è giunto anche per Stefano, che per fortuna ha scelto un film "moderno", senza quelle parti centrali drammatiche e tristissime che erano frequenti in molti classici Disney.

A lui piace Cars, l'evento Disney della scorsa stagione.

Devo dire che la pellicola, come di consueto realizzata in collaborazione con la Pixar, è davvero avvincente e ben realizzata. Le auto sono incredibilmente realistiche e l'idea è una volta tanto originale. La morale del cartone poi, che per gli adulti potrebbe risultare eccessivamente retorica e insincera, credo che per un bambino vada benissimo.

Per chi non l'avesse visto: Saetta McQueen è un'auto da corsa in fortissima ascesa, è giovane, veloce, presuntusa e...senza amici.

Finisce per caso in un paesini dimenticato da tutti lungo la route 66 (tagliata fuori dalle principali vie di comunicazione e cancellata persino sulle cartine) e, forzato da una permanenza coatta, lentamente scopre i valori dell'amicizia, dell'altruismo (che metterà in pratica nell'emozionante gara finale) e dell'amore.
Lo guardiamo,grazie al dvd, ovviamente a spezzoni , in quanto per essere un film a cartoni è più lungo della norma (dura più di un ore e mezza, il che è decisamente troppo per un bimbo di 3 anni). La scelta cade, di volta in volta su: "quando saetta cade dal camion" oppure sulla "gara" o "quando ballano" e così via.
Altro elemento importante del film è la musica, e a Stefano piace molto ascoltare anche la colonna sonora, che è composta da un buon rock e country-rock, si va da Chuck Berry con la magnifica Route 66 (presente anche in una versione torrrenziale di John Mayer) a Sherryl Crow con il suo consueto rocchettino di Real Gone, ad Hank Williams senior passando per i nuovi idoli mainsteram country Rascal Flatts fino al classico fifties Sh Boom.

Diversamente dal solito la Disney ha deciso di non far cantare in italiano i pezzi portanti del film, e se da una lato è un bene, visti alcuni risultati del passato, da un altro sarebbe stato interessante per Stefano capire cosa ascolta.
Considerato che ormai sviluppano i film per bambini tenendo in altissima considerazione la potenzialità del merchandise, in questo caso il successo è stato doppio, con i negozi invasi di macchinine sorridenti e colorate. Magari va meno bene per le femminucce, ma hey, sarà per il prossimo giro, no?