giovedì 31 agosto 2023

Na rudaí is fearr liom, luglio e agosto 2023

ASCOLTI

Metallica, 72 seasons
Steve Earle and the Dukes, Jerry Jeff
L.A. Guns, Black Diamonds
Lucinda Williams, Stories from a rock 'n' roll heart
Raven, All hell's breaking loose
John Mellencamp, Orpheus descending
Dry Cleaning, Stumpwork
Molly Tuttle, City of gold
Poison Idea, Feel the darkness
Carpenter Brut, Leather terror
Squid, O monolith
Fires In The Distance, Air not meant for us
Shame, Food for worms
Sturgill Simpson, Sound and fury
Slakeye Slim, Scorched heart
PIL, End of world
Depeche Mode, Memento mori
Studio Murena, Wadirum
Hardy, The mockingbird and the the crow
Mammoth WVH, II
Bikini Kill, The singles
Sinead O' Connor, I do not want what I haven't got
Alice Cooper, Road
Litfiba, 12-5-87 (aprite i vostri occhi)
Fake Names, Expandebles
Stan Ridgway, The big heat
Zulu, A new tomorrow
The Tossers, S/T


Playlist monografiche

Shooter Jennings
Taylor Swift
The Hives
Rise Against


VISIONI

Il sipario strappato (3,25/5)
Mixed by Erry (3/5)
Questione di karma (2,5/5)
Elvis (3/5)
Yara (2/5)
Memory (2,5/5)
Accident man (2,75/5)
Una vita in fuga (2,5/5)
The plane (2/5)
Laggiù qualcuno mi ama (3/5)
Morbius (2,25/5)
Una boccata d'aria (2,5/5)
Pallottole su Broadway (3,5/5)
Tank girl (3,5/5)
Banlieu 13 (3/5)
I cancelli del cielo (5/5)











Miss Sloane - Giochi di potere (3/5)
Barbie (3/5)
AKA (3,25/5)
Bandit (2,5/5)
Extraction - Tyler Rake (2,5/5)
Extraction II - Tyler Rake 2 (2/5)
The Misfits (2/5)
Mission Impossible - Dead Reckoning, parte uno (2,5/5)
Don't worry darling (3/5)
Watcher (3,5/5)
Wizard of lies (3/5)
Mona Lisa and the blood moon (3,5/5)
Gli iniziati (3/5)
Moonlight (3,25/5)

in grassetto i film visti al cinema

Visioni seriali

Inside Man (3,25/5)
Gli orrori di Dolores Roach (3,25/5)
La regina degli scacchi (3/5)
The Punisher, 1 (3/5)
Happy valley, 1 (3,5/5)

LETTURE

Herbert Lieberman, L'ospite perfetto

lunedì 28 agosto 2023

LA Guns, Black diamonds (2022)


Il disco che non t'aspetti. 
Tracii Guns e Phil Lewis si devono sicuramente essere rotti le balle di assistere a tutto il consenso raccolto da sti giovani virgulti che, guardando unicamente indietro, dai Greta Van Fleet ai Dirty Honey ai (sigh) Maneskin, raccolgono consenso e stadi pieni. Phil, in particolare, boomer della generazione che ha vissuto in tempo reale i modelli originali. - Adesso gliela facciamo vedere noi - sono certo si siano detti. - Ma ti pare che una band da marciapiede come la nostra - avranno continuato - può farsi pisciare in testa da due segaioli? - . - Tzè, certo che no. Per cui diamoci dentro, fosse l'ultimo disco che facciamo - .

Non è la prima volta, dalla ricongiunzione dei due leader della band, che gli L.A. Guns sfornano un album di tutto rispetto, ma la differenza dai recenti dischi coi controcazzi, com'erano ad esempio The missing peace e The devil you know , sta nell'allargamento al meglio dell'hard rock classico dei settanta (e non solo) del perimetro creativo del combo. 
Il balzo sulla sedia, causato dalla distanza tra le aspettative glammettone e il lavoro che hai tra le mani, è immediato. Bastano padiglioni auricolari funzionanti e l'attacco one hundred per cent zeppeliniano dell'opener You betray per realizzare la straordinaria, rinnovata cazzimma dei reduci dei tempi d'oro del Sunset Strip a Hollywood.

All'irritazione di cui in premessa non è da escludere l'aggiunta di una furente indignazione per (tolto un ridotto zoccolo duro di appassionati) la sostanziale indifferenza che li ha avviluppati, nonostante, tra gli eroi (benchè commercialmente minori) di quella stagione di lacche e spandex, siano gli unici superstiti in grado di produrre ancora musica rilevante (vero Guns 'n' Roses, Motley Crue, Poison & co?) nel dignitosissimo solco della propria storia. 

E' di questo sentimento che si nutre il perfetto sleaze-rock Wrong about you, che ci accompagna come meglio non si potrebbe ad una delle romantic metal ballad più intense, per musica e liriche, che mi sia capitato di sentire da molto tempo a questa parte, Diamonds.
Nell'impasto di suoni perlappunto sleaze, glam, HR, metal, lungo la tracklist riaffiorano non solo di nuovo i Led Zeppelin (Gonna lose), ma finanche i Beatles (forse filtrati dagli Enuff 'z' nuff) con la sognante Crying.

La musica vada dove deve, con decine di bands molto più fighe e trendy dei L.A. Guns, ma niente può togliere a Black diamonds il suo valore, meritato esclusivamente sul campo, non grazie a studiatissime e raffinate strategie di marketing. 

lunedì 21 agosto 2023

Recensioni capate: John Wick 4

 

Arrivati al quarto capitolo della saga, ormai quello creato da Derek Kolstad (soggetto e sceneggiatura) e Chad Stahelski (regia) è diventato a tutti gli effetti un universo a sè. Il John Wick Cinematic Universe. Se nel primo capitolo, un action-noir tetro e dolente, alcuni elementi erano di sfondo, di complemento, rispetto alla furia vendicativa del vedovo inconsolabile, col passare del tempo (e dei sequel) la Gran Tavola e la stratificata rete gerarchico-infrastrutturale del crimine mondiale assume ruolo di primo piano, e con essa i suoi protagonisti, sui quali si erge la maschera mefistofelica di Ian McShane. A titolo personale preferivo le atmosfere notturne dei primi due capitoli, tant'è che il terzo mi ha lasciato un pò meh, il punto tuttavia è che John Wick si guarda come si guarda(va) un porno: la trama è secondaria rispetto alle coreografie (in questo caso di "gun-fu"). E in tal senso, nel quarto capitolo, c'è da godere, dall'esasperazione delle riprese a plongèe, a richiamare vecchi videogiochi (non inedite ma efficacissime) fino alla lunga parte finale a Parigi con l'incredibile battaglia in mezzo al traffico attorno all'Arco di Trionfo e sulla scalinata di Montmartre, la soddisfazione per gli amanti dell'action di qualità è garantita. Il capitolo doveva essere quello conclusivo ma a fronte della colossale risposta del botteghino probabilmente non sarà così. E occhio ai nuovi personaggi Tracker (Shamier Anderson) e Cain (il mitologico Donnie Yen): ognuno di essi si meriterebbe un bello spin-off.

lunedì 14 agosto 2023

Playlist sciuè sciuè 5 (mi sono fatto prendere la mano)

01. Reef, Shoot me your ace (2022)
02. Dry Cleaning, Hot penny day (2022)
03. Wipers, Pushing the extreme (1981)
04. Molly Tuttle, Alice in the bluegrass (2023)
05. Cancer Bats, Hail destroyer (2008)
06. Royal Blood, Figure it out (2014)
07. Poison Idea, Taken by surprise (1990)
08. Amanda Fields, Without you (2023)
09. Carpenter Brut, Day stalker (2022)
10. Soul Glo, Jump! (Or get jumped!!!) (2022)
11. Crashdiet, Riot in everyone (2005)
12. Squid, Undergrowt (2022)
13. Zakk Wylde's Black Label Society, Born to lose (1998)
14. Fires In The Distance, Wisdom of falling leaves (2023)
15. Wolf Alice, Bros (2015)
16. The Sister of Mercy, First and last and always (1985)
17. Meat Puppets, Up on the sun (1985)
18. Annihilator, Alison hell (1989)
19. Shame, Alibis (2022)
20. The Jesus Lizard, Destroy before reading (1994)
21. The Long Ryders, I had a dream (1984)
22. Billy Bob Thornton, Starlight lounge (2001)
23. Southside Johnny, Don't waste my time (2015)
24. Wilco, Cruel country (2022)
25. Meat Loaf, Dead ringer for love (1977)

lunedì 7 agosto 2023

Fëdor Dostoevskij, Il giocatore (1866)


Aleksej Ivànovic, di professione precettore (colui che si occupava dell'educazione e dell'istruzione all'interno delle famiglie nobili), si trova in Germania, in una località, Roulettenburg (il cui nome dice tutto: è infatti un luogo molto apprezzato per il suo casinò), aggregato alla famiglia di un vecchio generale caduto in disgrazia che ha perduto la moglie ed ora si porta dietro, assieme ai figli, una giovane, bellissima e subdola francese. Aleksej si impone, riuscendoci, di stare lontano dal suo vizio del gioco, è innamorato della figlia maggiore del generale, Polina, per la quale farebbe (e fa) qualunque cosa ella chieda, anche derogare dal suo impegno di astenersi dai tavoli da giuoco. La convivenza forzata (dalla necessità) di queste persone, i loro secondi fini, le difficoltà economiche nascoste dietro la patina dell'alto lignaggio, deflagreranno rumorosamente all'inaspettato arrivo dell'anziana madre del generale, la cui morte tutti anelavano, chi per raccoglierne l'eredità chi, di conseguenza, per vedersi saldati i crediti. Anche l'esistenza di Ivànovic sarà stravolta dall'arrivo della dispotica vecchia.

Dopo I fratelli Karamazov e Delitto e castigo, letti più di vent'anni fa, ho finalmente recuperato questo romanzo breve (se paragonato ai due testè citati) di Dostoevskij, considerato un capolavoro della letteratura russa dell'800, scoprendo, contrariamente a quanto pensavo, che tratta solo parzialmente del vizio del gioco, volgendo altresì il suo focus principale verso una società mitteleuropea decadente, rappresentata da personaggi verso i quali si concentra impietosamente la penna di Dostoevskij, non lesinando giudizi aspri che ci riportano alla memoria i tanti luoghi comuni dell'epoca, basati sulla provenienza o dall'etnia dei popoli  (il francese, l'inglese, l'ebreo, il russo) che oggi subirebbero senza dubbio l'accusa di non essere politicamente corretti, ma che appaiono funzionali ad una narrazione il cui equilibrio tra dramma e commedia spesso viene spezzato a vantaggio di quest'ultimo genere, risultando, in più di un passaggio, grottesca ed esilarante. 

Lo scrittore, sommerso da debiti per il gioco e in fuga dai creditori, proietta la sua situazione personale frammentandola in più di un character del libro, ma senza dubbio è il protagonista Ivànovic, uomo di cultura e talento, perdutamente innamorato ma non corrisposto e forte giocatore, che Fedor individua come suo doppelganger. Erano infatti queste le condizioni disperate che imposero a Dostoevskij di ridurre drasticamente, per evitare di incorrere nelle penali previste da un contratto con un editore, i suoi tempi di scrittura, terminando Il giocatore in meno di un mese.
Un contesto che tuttavia non ha influenzato negativamente il risultato finale, venendo probabilmente a crearsi una situazione per cui l'urgenza creativa (in questo caso originata dalla poco nobile motivazione dei creditori alla porta) ha portato ad un processo di scrittura efficace, di immediata fruizione.

Il campionario di varia umanità tratteggiato da Dostoevskij ben descrive la miseria malcelata da nobiltà che permeava l'alta borghesia della seconda metà dell'ottocento. Un'umanità che, evidentemente, l'autore non aveva in grande simpatia, e che pertanto mette a nudo senza lasciargli nemmeno addosso la classica, pudica foglia di fico. In un modo o nell'altro tutti hanno delle miserie, umane quando non economiche, strategie, pochezze intellettuali, finalità finanziarie da perseguire, mentre al suo alter ego Ivànovic interessa solo l'amore per Polina, la quale ha però verso di lui un sentimento di apparente indifferenza. 

E così, impossibilitato a coronare l'amore della vita, ad Aleksej/Fedor non resta che arrendersi alla sua pulsione incontrollata: il gioco. E' nei passaggi che spiegano al lettore la natura irrazionale di quelli che oggi definiremmo ludopatici che si svelano tutti i più profondi e inconfessabili tormenti responsabili della spirale di autodistruzione (non diversa dalla tossicodipendenza) in cui cade più di un personaggio della storia e in cui era realmente precipitato il romanziere russo. 
Nella disarmante facilità attraverso cui alcuni insospettabili personaggi sono irrimediabilmente attratti dal meccanismo infernale della roulette (all'epoca un'assoluta novità) e dunque del gioco d'azzardo, si può forse leggere una disperata difesa di Dostoevskij in relazione alle sue debolezze, una sorta di giustificazione di resa alla presenza di un mostro enorme e invincibile dotato di zanne rotanti nere e rosse che ipnotizza le sue vittime, per poi mieterle una ad una. E lui era solo una delle tante.