venerdì 28 marzo 2008

Maledetta ignoranza


Senti parlare per anni di un artista, di un gruppo, ma per ragioni differenti non lo hai ancora ascoltato. Prima perchè non si poteva comprare tutto, poi, nell'era del d/l e del p2p, perchè nel frattempo te ne sei semplicemente dimenticato.

Ti tornano in mente senza apparente motivo i Massimo Volume, magari qualcuno dei bravi ragazzi li ha citati di sfuggita o chi lo sa.

Li ascolti e togli qualche punto agli Offlaga Disco Pax, ma anche a te stesso.
Ti poni anche una domanda: ha ancora senso ascoltare dischi nuovi, quando non ti bastera una vita per recuperarne di ottimi,e resistenti alle mode e al tempo, dal passato?



Massimo Volume: Tarzan
Da Stanze, 1993

Cambiare il corso delle cose
é una regola che bisognerebbe darsi
Non importa trovare qualcosa di meglio
basta qualcosa di differente
Mettere la freccia
prendere una direzione, un'uscita qualsiasi

Penso a quella puntata
in cui il cacciatore di frodo
cade nelle sabbie mobili
inseguito da Tarzan

Lui crede di essere proprio in un film di avventura
Poi gli appigli a cui tenta di aggrapparsi
cominciano a venire meno
In bocca comincia a sentire il sapore del fango
E' a questo punto che speradi non averlo distanziato più di tanto

Io so
io so che in certi casi
é meglio non fare troppi movimenti
perché si va a fondo più lentamente

mercoledì 26 marzo 2008

Da Spoonman...a SpongeBob!


L'ultima passione di Stefano è SpongeBob squarepants. Abbiamo affittato il film per le vacanze di Pasqua e, come capita per le novità apprezzate, è subito andato in heavy rotation sul televisore di casa.

A parte la simpatica originalità del protagonista e degli altri personaggi, SpongeBob è sulla lunghezza d'onda di quei cartoni che hanno due livelli d'intrattenimento, quello principale per i bambini che si basa sulle gag tipiche del genere, ma anche quello che viene colto dagli adulti, che agisce sulle citazioni dei classici del cinema o su leggeri doppi sensi.

Nel film di Bob la spugna di mare dai calzoni squadrati , c'è una gustosa parodia iniziale delle pellicole d'avventura/suspance, qualche battuta di livello due e sopratutto alcune deliziose incursioni nel rock pesante, con l'utilizzo dei Motorhead come sottofondo ad una scena ambientata in un malfamato bar sotto il mare ed un incredibile finale pirotecnico, nel quale il nostro eroe salva la situazione esibendosi in un jingle pubblicitario (di una gelateria) convertito in pezzo alla Kiss, con tanto di costume, mantello e raggi laser sparati dalla chitarra elettrica.
Ultimo ma non ultimo un'esilarante ed autoironico cameo di David Hasseloff, nel panni, anzi nel costume del bagnino di Baywatch.

martedì 25 marzo 2008

Funny games, 2008


Avevo parlato qui di Funny Games, claustrofibico e allucinante film di Michael Haneke di una decina di anni fa, che mi aveva sconvolto come pochi altri.

Ho scoperto che lo stesso regista ne ha fatto il remake americano, con i bravi Naomi Watts-Tim Roth nei panni della coppia borghese con figlio, seviziata in casa propria da due ragazzotti dalle iniziali buone maniere.

Sono convinto che Tim Roth avrebbe dato il suo meglio nei panni del carnefice più che in quelli della vittima, purtroppo però il ruolo dei due sadici non è adatto ad attori cinquantenni.

Pare che il Funny Games americano sarà una replica perfetta di quello austriaco, senza edulcorazione del finale quindi.

Sarebbe questa una discreta novità nel panorama dei remake di opere europee da parte di Hollywood, resta da vedere come reagirà il pubblico americano di fronte a questa rappresentazione di un'angoscia senza (lieto) fine, perpetrata da due spietati "ragazzi di buona famiglia".

Prendiamo per buone le dichiarazioni della Watts che ha affermato, nel consueto giro di promozione, che recitare questa parte l'ha profondamente turbata e di Haneke, entusiasta della recitazione dell'attrice americana, e cerchiamo di dare un senso a questa operazione commerciale, che dubito abbia un successo di pubblico da blockbuster.
Personalmente non credo che lo rivedrò, il ricordo dell'originale mi provoca ancora gli incubi.

venerdì 21 marzo 2008

Atterraggio di fortuna

Qualcuno dovrebbe spiegare ai politici italiani, e soprattutto a Berlusconi, che essere statisti significa anteporre l’interesse dello stato a quelli personali.
Lui, Silvio I, sulla questione Alitalia, dopo esserne disinteressato a lungo, pensando probabilmente "meno male che non è toccata a me", sta sciorinando il meglio del suo repertorio a botte di una dichiarazione al giorno.

Però gli va male, perché tira in ballo BancaIntesa (unico soggetto spendibile nella costruzione dello slogan sull’italianità di Alitalia) e Passera lo smentisce.
Da liberista quale dice d'essere tira poi fuori la soluzione democristiana del prestito ponte (vabbeh che siamo itliani, ma cominciamo ad essere prevedibili pure per i turisti americani che comprerebbero la fontana di Trevi), sconcertando la UE.
Di AirOne ha capito persino lui che è meglio non parlare, e allora gli rimangono solo i cavalli sicuri dei suoi figli, ai quali, un giorno fa sposare le precarie (almeno quelle fighe, spero) e l’altro fa comprare Alitalia.

Sulla questione Alitalia comunque stiamo tutti facendo la solita figura da paese dei cento campanili. Dai sindacati confederali, che scoprono solo ora che ci sono esuberi (avete mai visto grosse fusioni/acquisizioni senza che ve ne siano?), a quelli ipercorporativi dei piloti, che fino a quando avanzava personale non pilota “era un sacrificio necessario alla sopravvivenza della compagnia” e “Air France è la scelta migliore”, e adesso che Spinetta ha scoperto le carte (500 esuberi anche nei piloti) minacciano di far saltare il tavolo.

Tutta questa gente è consapevole del fatto che Alitalia ha pochissimo tempo prima del fallimento o del commissariamento, e allora viene da chiedersi a che gioco stanno giocando.

Il sindacato sa perfettamente, perché fa parte della sua storia e delle sconfitte che ha subito, che ci sono due modi per perdere una vertenza sindacale nelle situazioni di pesanti crisi delle imprese: quando l’azienda compie l’atto unilaterale e licenzia alcuni lavoratori, restando però in piedi e continuando a produrre ed a occupare, oppure quando l’azienda, non trovata mediazione con le parti sociali, chiude e manda tutti a casa.

In questo contesto, si può capire la sfiducia dei francesi, che hanno chiesto prima di cacciare gli euro, l’avvallo del governo uscente, quello della nuova maggioranza, dei sindacati e anche dell’usciere della Magliana, di sua moglie e del suo cane.

Non è mai lecito aspettarsi coraggio e concretezza da Berlusconi, figuriamoci poi durante una campagna elettorale, ma questo paese nel suo complesso, sembra non aver la forza di uscire da questa crisi politica e di valori nel quale è precipitato da almeno una quindicina d’anni.

lunedì 17 marzo 2008

Razzolo malissimo

Week-end di acquisti e aquisizioni, in ambito musicale. Ho pescato con bambinesco gaudio nel classico cestone da supermercato (tutto a € 5.90): Sepultura - Roots; Eagles - Hell freez over; Afterhours - Germi; Joe Satriani - Surfing with the alien.

Finalmente è arrivato il mio ordine da Top Ten, avevo richiesto cinque ciddì (in pratica l'intera discografia) di Graziano Romani, che stavano tutti a € 4.99 eccetto il più recente Tre Colori. Sono arrivati con due mesi di attesa solo tre titoli. Vabbeh.

A questo punto mi sono sentito in diritto di recuperare qualcosa anche attraverso slsk. Massimo volume (Stanze ) e Cradle of Filth (Nymphetamine).
Adesso mi servirebbeo giusto quelle due o tre vite in più (o un paio di cloni da mandare in giro mentre io mi diletto) per ascoltarli tutti.

Buena suerte, Hector


Sono molto affezionato a Hector Cuper. Ovviamente non lo conosco di persona, ma mi sembra una persona molto degna, umile e fuori dagli schemi.

Adesso:

1) mi toccherà fare il tifo per la salvezza di una squadra che non mi è un granchè simpatica

2) spero non si salvi a spese del Livorno (intanto il primo punto l'ha colto proprio lì)

3) spero che Parma-Inter dell'ultima giornata di campionato non sia per noi determinante, altrimenti, don Hector avrebbe la possibilità di levarsi tutta una serie di soddisfazioni...

sabato 15 marzo 2008

Ha ha, i'm drowning


Fa piacere che trovate la farsa degli ultimi giorni divertente.
Ride bene chi ride ultimo?

Informazione: anno zero?


Giovedì 13 marzo, Annozero, il programma di Santoro, si è occupato di Alitalia e Malpensa. Forse l'avete visto, c'erano Formigoni e Maroni tirati a lucido e tutti presi nella loro miglior faccia da campagna elettorale, e Fassino-Bianchi con la consueta espressione da cani bastonati.

Nel programma, come suo costume, si sono alternate le immagini registrate, al dibattito in studio, ad interventi del pubblico.

Sono in grado di svelarvi alcuni piccoli retroscena.
Quelli di Annozero, per realizzare il programma hanno girato per l'aeroporto diversi giorni, e hanno chiesto alle principali organizzazioni sindacali (CGIL-CISL-UIL) di indire un'assemblea con i lavoratori a favore di telecamere, appositamente per la trasmissione.

Davanti al rifuto delle sigle più rappresentative, hanno trovato maggior accondiscendenza da parte dei cosidetti autonomi (CUB e SLAI COBAS); ed ecco fatta la prima assemblea che ha, come ordine del giorno occulto: "smile, you're on annozero!".

Cosa è stato mandato in trasmissione, delle verosimili due ore di assemblea? Un lavoratore che urlava: "CGILCISLEUIL ci hanno già vendutoooooo!!!" e un altro che echeggiava: "sììììììììììììììììììììì!!! Si sono già messi a novanta gradiiiiiiiiiiiii!!!!!!!!!!!!!".
Di certo un copia/incolla casuale da parte dell'agguerrita e libera redazione del dott. Santoro, mica uno sgarbo a chi non si è reso disponobile ad allestire una messainscena.

E il dibattito?
Maroni e Formigoni (mai così bello, c'è da riconoscerglielo), a battere sulla moratoria, gli altri a ribattere che Alitalia non solo non ha due anni di tempo, ma probabilmente nemmeno sei mesi, e che comunque sta già vendendo i biglietti della summer season (che parte il 30 marzo) da scali diversi da quello in brughiera.

Andrea, un operaio di Malpensa, ha ricordato a Maroni,che,insieme alla Lega, all'epoca dell'apertura della Malpensa, era in corteo con le popolazioni delle località limitrofe all'aeroporto per chiederne se non la chiusura,come minimo il ridimensionamento. Santoro l'ha buttata in burla, servendo una via d'uscita ridanciana al leghista.

Massì ridiamoci sopra. That's entertainment.

Non so se a voi sia capitato, a me è successo giusto uno -due volte nella vita. Che i mezzi d'informazione parlino di una faccenda che conosco bene, al punto da capire che ne stanno dando una versione falsata, lontana dalla realtà, cambiata forse per ragioni politiche o magari più semplicemente perchè pensano che il pubblico la capisca meglio, se loro la banalizzano.

Ma, insomma, viene da chiedersi: se applicano lo stesso principio a tutte le notizie, che caspita di informazione ci viene propinata quotidianamente?

When i fall in love


La recensione li descriveva come "un misto tra Clash e Pogues". Potevo lasciar correre?

La copertina è inequivocabile rispetto alle radici dei ragazzi, e anche se i Pogues sono solo sfiorati e i Clash sono pietra angolare per mezza popolazione che suona chitarra basso batteria,
E' AMORE A PRIMO ASCOLTO!

venerdì 14 marzo 2008

Hijos

Quella dei desaparecidos argentini è una tragedia a spirale, un orrore infinito, sequestri di persona, carcerazione, torture indicibili, morti, occultamento dei cadaveri, molte sottrazioni di neonati alle prigioniere catturate quando erano gravide. In questi ultimi casi le madri venivano uccise e i figli consegnati a famiglie legate alla dittatura che li crescevano come loro.
In questi giorni in Argentina un caso senza precedenti sta risvegliando l'orrore di quei giorni e le coscienze di chi si ostina a voler dimenticare.



È la prima vittima dei golpisti a portare in tribunale la famiglia

Figlia di desaparecidos denuncia i genitori adottivi: «Ladri di bambini»
«Voglio per loro 25 anni di carcere»


Quelli che pensi siano i tuoi genitori, irascibili e violenti ma comunque la tua famiglia, un giorno scopri che sono dei «ladri», che t'hanno sottratto neonata a una donna rinchiusa in un centro clandestino di tortura «per soddisfare il desiderio egoista di avere un figlio»: «In nome di tutti i bambini nelle mie condizioni, nell'interesse dell'intera società» María Eugenia Sampallo Barragán vuole adesso — ed è il primo caso in Argentina — che quella coppia sia riconosciuta colpevole di sequestro e negazione di identità, e condannata al massimo della pena, 25 anni di galera. Gli stessi chiesti ieri dal pm. Più o meno il periodo che lei, ora trentenne, ha passato a casa dei due impostori, la signora Gómez e il signor Rivas, con la finta madre che non faceva che gridare e una volta — così ha testimoniato in aula una vicina — arrivò a dirle: «Se sei tanto ribelle devi essere figlia di una guerrigliera...».
Comunque non sua. Il 24 luglio del 2001 l'esame del Dna ha provato definitivamente che María Eugenia è nata da due militanti comunisti, Mirta Mabel Barragán e Leonardo Ruben Sampallo, operai attivi nel sindacato e per questo nel 1977 sequestrati e fatti sparire dalle squadre al servizio dei militari golpisti. Rinchiusa nel centro di tortura Club Atlético e poi a El Banco, Mirta viene tenuta in vita fino al '78: è incinta, e la bimba che dà alla luce a febbraio di quell'anno può rientrare nel «traffico» di figli di dissidenti (almeno 500, calcolano le Nonne di Plaza de Mayo, 88 ritrovati finora) affidati a famiglie vicine al regime. È la sorte di María Eugenia. Grazie all'intervento dell'ex capitano Berthier — coimputato dei finti genitori nel processo in corso a Buenos Aires — vecchio amico della Gómez, la coppia a maggio del '78, riceve la neonata e usando un falso certificato di nascita la registra come figlia propria. «Un oggetto — accusa l'avvocato della ragazza —. Rivas e Gómez non sono mai stati una famiglia per lei. La trattarono come un oggetto, cancellarono la sua identità e la privarono del legame con la sua famiglia, che l'ha cercata per 24 anni».

Certamente l'ha fatto la nonna Barragán. Ma anche un fratello maggiore, nato dalla precedente unione della madre, come nella trama del film Hijos (figli) dell'italoargentino Marco Bechis si è impegnato tanto per ritrovarla. I primi dubbi a María Eugenia vengono già da bambina e sono gli stessi genitori a instillarglieli. Quando la piccola ha 7 anni, Rivas e Gómez le confessano che è stata adottata, inventando però via via delle storie sempre più perverse: che i suoi veri genitori sono morti in un incidente d'auto, che sua madre è una domestica che ha regalato loro la bambina, anzi no, che è un'hostess rimasta incinta in Europa in seguito a una relazione extraconiugale... Una marea di bugie, unite a liti furibonde e maltrattamenti, che nel 2000 — María Eugenia già è andata via di casa da due anni — convincono la ragazza a bussare alla porta della Commissione nazionale per il diritto all'identità (Conadi), istituita presso il ministero della Giustizia argentino.

A riceverla è Claudia Carlotto, coordinatrice della Conadi — nonché figlia della leader delle Nonne di Plaza di Mayo, Estela — che l'aiuta ad avviare le ricerche per l'identificazione dei veri genitori (è proprio lei a comunicarle il nome della madre), e a impostare il processo ora arrivato alla fase del dibattimento. Un percorso faticoso e commovente per María Eugenia, raccontano, fatto anche di pressioni psicologiche, di telefonate mute e intimidazioni, soprattutto da parte di quel capitano Berthier, l'intermediario coimputato, il vecchio e ambiguo amico di famiglia. «María Eugenia è una ragazza molto coraggiosa — dice al telefono Estela Carlotto —, la prima vittima in Argentina a portare in tribunale i "ladri" che l'hanno sequestrata. Ci auguriamo che la condanna sia esemplare».

martedì 11 marzo 2008

Elio a sorpresa


Mi è tornata la passione per gli Elii. Ci voleva, devo dire. Era dai tempi del totemico Italyan, Rum Casusu Çikti (1992) che un disco degli EELST non mi coinvolgeva tanto. Certo, non è semplice fare rock demenziale (il termine è limitativo, ma passatemelo) per 25 anni restando ispirati, paradossalmente è più semplice imbrogliare con i generi più "seri".

Studentessi non è certo il miglior disco della band, ma si avvicina molto ad essere quello della maturità, è suonato con passione, e gli ospiti, numerosi, sono gestiti efficaciamente.

Si parte con l'audio di un B-movie italiano (che ogni volta mi sembra di riconoscere, ma mi sfugge sempre) che rimanda all'incipit di Enter:the Wu Tang, dei Wu Tang Clan, poi parte una suite strumentale alla Emerson Lake and Palmer che introduce Plafone, il primo duetto, con la Ruggiero. Ignudi fra i nudisti con Giorgia è tipico Elio style, come la seguente Tristezza.

Heavy samba è uno dei miei pezzi preferiti, cantato con Irene Grandi, passa dal samba all'hard rock, conclusione unplugged e skit parodia di Amici della DeFilippi. Straripante.

Segue Gargaroz, che probabilmente è il miglior singolo da airplay mai confezionato da Elio.
Suicidio a sorpresa feat Paola Cortellesi è uno sconvolgente swing in quattro movimenti sul black metal. Eccezionale l'apertura e la chiusura con i nomi delle band black metal elencate nel testo ed irresistibile l'andante con moto, su base proprio black metal, in cui Mangoni con voce adeguata allo stile, recita frasi buoniste (che emergono dai solchi dei dischi black, se suonati al contrario).

Si continua su livelli d'eccellenza con un cameo autoironico di Baglioni, un'ottima La lega dell'amore, il rap cattivissimo di Mangoni (La risposta dell'architetto) e il finale pirotecnico di Parco Sempione (altro potenziale hit, non fosse per il pesante attacco finale alla giunta Formigoni) e l'esaltante chiosa di Single.

Un grande ritorno.

domenica 9 marzo 2008

Fight da men's power


Fa piacere che l'otto marzo arrivi di questi tempi, con la bieca operazione di Ferrara, e tutto il chiacchericcio sulla 194. Volevo postare uno dei comunicati sindacali a sostegno delle numerose manifestazioni previste in tutta Italia, ma li ho trovati un pò artefatti, "dovuti" e insinceri.

Cento anni di festa della donna quindi, anche se la prima celebrazione in Italia si è svolta solo nel 1946, ad opera dell'UDI.

L'impressione è che oggi, e non solo per colpa del potere gestito in prevalenza dagli uomini, ci sia bisogno quasi come ai tempi storici del femmisnismo, di mettere un punto ed andare a capo agli attacchi che sono tornati a farsi forti e sfrontati nei confronti delle donne.

Loro, le donne, ci devono mettere del loro nel non farsi strumentalizzare, rifiutare modelli preconfezionati di qualunque tipo e angolazione, riaffermarsi lasciando magari da parte le minchiate sloganistiche retaggio dei sessanta.

La difesa della 194 e, ampliando il ragionamento, la difesa della facoltà di scelta per le questioni della maternità, ma non solo, è un eccellente punto di partenza, e invece non ho colto il sano "furore agonistico" che mi sarei aspettato. C'è poca solidarietà trasversale tra le donne in politica, mi sembra che si limitino molto, eccezioni a parte, a stare in scia del leader (uomo) dei rispettivi partiti. Più che le quote rosa (sulle quali comunque ho in parte rivisto la mia posizione di contrarietà) servirebbe un colpo di reni di tutto il movimento, devono ricominciare ad incutere paura alla CEI e al suo codazzo di lecchini, facendosi rispattare come si deve.

Il movimento delle donne, analogamente a quello dei lavoratori, si è un pò seduto sulle conquiste fatte e sull'illusione di essere "arrivato". Per i lavoratori c'è voluta la tremenda ingiustizia del precariato a tempo indeterminato per cominciare a risvegliare le coscienze, per le donne l'ingerenza maschile nelle questioni femminili attraverso l'attacco alla 194 per ora non è deltuttamente bastato. C'è ancora un california dream man in perizoma nella torta del centenario dell'8 marzo.
Andrà meglio l'anno prossimo?


Black and blue


Ho cominciato ad appassionarmi di calcio piuttosto tardi, nell'82 a tredici anni, e da "autodidatta", che nessuno in famiglia o tra gli amici d'infanzia lo era. Certo, i mondiali di spagna hanno contribuito, vittoria dell'Italia a parte, alla formazione del tifoso in me dato che il primo mundial non si scorda mai.


Interista lo sono sempre stato, se dovessi dire perchè o chi mi ha trasmesso questa passione, non saprei farlo con certezza. Pesanti indizi ricadono sull'ex storico di mia sorella maggiore, milanese e bauscia doc. Anyway, il primo campionato in cui ho tifato Inter è stato quello post-mondiale, in cui si apriva al secondo straniero e l'Inter schierava (per modo di dire) Juary e Muller.


Da lì in poi un intero lustro di figure barbine, giocatori svogliati, acquisti di campioni a fine carriera (Rummenigge, Tardelli, Causio etc etc), piazzamenti UEFA raggiunti a fatica all'ultima giornata. Poi nell'88/89 una strepitosa cavalcata che annienta tutto e tutti e lo scudetto dei record a 58 punti.


A seguire Moratti, Ronaldo e uno scudetto buttato per il 50% e per il resto clamorosamente rubato. Gli infortuni del fenomeno, le lacrime, i giocatori come figurine, i quattro allenatori in un anno, i cori "non vincete mai",la squadra senza carattere.


Di certo se penso alla mia storia da tifoso dell'Inter, preso ad esame il periodo 1982/2007, sono più le brucianti delusioni e gli sfottò degli amici milanistijuventini che le soddisfazioni, e nonostante la nobilitazione della figura del tifoso perdente eccellentemente operata da Hornby (con febbre a 90°) e in seguito dai suoi epigoni, la cosa di certo non mi entusiasma.


Perfetto in questo senso che il centenario sia caduto nel momento più difficile della storia interista, con la squadra in crisi di gioco, di risultati e fisicamente sulle ginocchia, alla vigilia dell'ennesima eliminazione dalla champions league. Un festeggiamento più adeguato di questo, per la pazza Inter, non era ipotizzabile. Auguri.

venerdì 7 marzo 2008

Buona la prima


Vista finalmente la prima di Californication.

La curiosità era tanta, e non posso dire che sia stata tradita. Non tutti i giorni si vede in televisione un telefilm che inizia, sulle note di You can't always get what you want degli Stones, con un blow job praticato da una suora ad uno sconosciuto davanti all'altare con Gesù Cristo sulla croce. Non per niente il serial è v.m. 18.

David Duchonvy è perfetto per la parte, scrittore da un solo libro di successo e con un irreversibile writer's block, sguardo giusto da sciupafemmine e tutto il resto.

Nella prima puntata già diverse tette al vento, un paio di smorzacandela, il protagonista che si fa (incosapevolmente) una sedicenne (che al momento dell'orgasmo lo prende a cazzotti in faccia).

Le donne lo vogliono (e spesso lo ottengono), ma lui è perdutatamente innamorato della sua ex compagna, dalla quale ha avuto una figlia dodicenne.


Giusti gli ultimi minuti della puntata, che "bilanciano" la storia, che altrimenti rischiava di essere solo una sterile gara a spararla più grossa in tema di sesso . David è solo nella sua casa in preda ad una struggente malinconia. E l'unica parola che riesca a scrivere sul foglio bianco è : cazzo.


mercoledì 5 marzo 2008

My favorite things, marzo 2008

RECORDS

EELST - Studentessi
MEGADETH - United abominations
EMINEM - Curtain call
AMY WINEHOUSE - Frank
OFFLAGA DISCO PAX - Bachelite
HERBIE HANCOCK - River: the Joni letter
ARSON ANTHEM - omonimo 2008

LATEST SINGLE PLAYLIST
billy bragg - i keep faith
franco battiato - insieme a te non ci sto più
kt tunstall - little favours
cat power - new york
earl greyhound - all better now
killers - shadowplay
sheryl crow - shine over babylon
status quo - alright
kasey chambers - the captain
rhianna - don't stop the music
dead meadow - what needs must be
eros ramazzotti - nuovi eroi
raul malo - take these chains
eelst - ti amo campionato (grazie livio!!!)
palma & bluebeaters - messico e nuvole
alter bridge - the end is here

IL LIBRO

Genna - Dies Irae

QUELLO CHE GUARDO

Grande attesa per Californication, domani alle 21
ma anche per MAD MEN, serial su un gruppo di pubblicitari nei sessanta,
da metà mese su Cult.

LA PAURA

Oggi dentista. Mi deve fare un lavoretto che prevede l'utilizzo del bisturi e dei punti di sutura.

lunedì 3 marzo 2008

Apathy days, cocaine nights

L'unico aspetto positivo di questo periodo in cui mi sento molto stanco e un pò apatico è che ho riscoperto, come non mi succedeva da tempo, la lettura.
Finisco un libro e ne comincio un'altro, dall'inizio dell'anno sono già a quota cinque, che è un numero superiore a quelli totalizzati nell'intero 2007.
Ieri ho terminato Cocaine nights di J.G. Ballard, del quale ho sempre voluto leggere Crash dopo aver visto il film di Cronenberg, ma poi la casualità mi ha portato su questo strano thriller sociale, di non facile lettura, ma a suo modo interessante.
Adesso passo a Dies Irae di Genna, che ormai ho eletto mio scrittore italiano contemporaneo preferito.
Eccovi la trama:

Giugno ’81: a Vermicino Alfredo Rampi, 6 anni, è incastrato in un pozzo artesiano. Diciotto ore di diretta televisiva raccontano la sua drammatica fine trasformandolo in un’icona mediatica, Alfredino. L’Italia non lo dimenticherà mai più. Nelle stesse ore: la scoperta delle liste della loggia P2, il processo Calvi, l’edificazione della città satellite di Milano 3 a opera dei fratelli Berlusconi. È l’alba di una nuova Italia, rammodernata e corretta. Da chi? Ignara delle proprie ombre, la nazione-Titanic vara il suo decennio più patinato, gli Ottanta. Sulla scia, sballottati dalla Storia che nei decenni successivi stravolgerà il mondo — 1981-2006: la caduta del Muro, Tangentopoli, l’Iraq — galleggiano i personaggi di questo romanzo. Paola C., in fuga da un indicibile dramma, attraversa il tetro sottobosco tossico di Berlino e la scena psichedelica di Amsterdam. Monica B. vive la parabola ben poco spirituale della buona borghesia milanese. Giuseppe Genna dalla claustrofobia del suo alloggio abusivo tiene a bada gli spettri della sua famiglia e quello di Alfredino, che lo condurranno alla scoperta di un mistero inafferrabile. E usando un congegno per l’intercettazione della voce dei morti, scrive un libro segreto che profetizza le sorti della specie umana, fino all’estinzione del pianeta. Romanzo epico, proiettato su un teatro umano vastissimo, DIES IRAE si candida a ricoprire in Italia il ruolo di Underworld di DeLillo. È l’affresco vivo, ironico, disperato di venticinque anni di storia collettiva e individuale. Di personaggi che si aggirano appena fuori dalla storia o dietro le sue quinte, di generazioni che hanno rotto il patto che le lega e cercano disperatamente di restaurarlo. Un romanzo storico, borghese, sottoproletario, horror, metafisico. Che muove guerra alle certezze della storia e della mente, e non fa prigionieri.

Esselunga diritti corti

Non molto tempo fa, Bernardo Caprotti, patron di Esselunga e grande finanziatore delle campagne elettorali di Berlusconi, pubblica Falce e Carrello, libro denuncia sui presunti legami tra Coop e diesse, e sulle azioni di protezione del territorio che le giunte rosse metterebbero in atto per assicurare alle Coop una prevalenza sul mercato.

Vincenzo Tassinari, presidente Coop Italia, denuncia Caprotti.
Poco dopo inizia una massiccia e senza precedenti campagna della CGIL contro Esselunga, con manifesti affissi nelle grandi città che denunciano le pessime condizioni di lavoro dei dipendenti dell'azienda di Caprotti (lo slogan era "Esselunga diritti corti").

Ora, la durezza della direzione del personale Esselunga mi era nota, ma la scansione degli eventi, e il tempismo dell'iniziativa sindacale era in effetti un pò sospetta (credo di poterlo dire senza essere sospettato di filoesselunghismo), sembrava un pò una risposta alla chiamata alle armi della Spectra di sinistra.

Poi succede questo inaudito e gravissimo episodio stile anni 50, con una lavoratrice pestata di brutto e umiliata da uno sconosciuto, all'interno degli spogliatoi dell'Esselunga di via Papignano a Milano, perchè aveva denunciato le pesantissime condizioni di lavoro che sono costrette a subire le cassiere (episodio segnalato anche da Ale nel suo blog) e capisco, semmai ne avessi davvero dubitato, di essere ancora dalla parte giusta.