lunedì 9 luglio 2007

Funny games

Pensavo al successo di Hostel I e II, e dell'esaltazione che taluni critici stanno avendo nei confronti di queste pellicole. In particolare ho letto una recensione sul Mucchio di questo mese (quello con Bart Simpson on the cover) che mi ha lasciato basito. Non ricordo il nome del recensore e non ho voglia di alzare il culo pe cercare la rivista nella pila di riviste al cesso, comunque è il concetto che conta. Dunque, questo tizio difende Roth (il regista) dai suoi detrattori perchè, a suo dire, ha avuto un'idea geniale e rivoluzionaria: far assistere nel dettaglio lo spettatore a quella parte di torture e ammazzamenti vari che normalmente negli altri horror non vengono mostrati per intero.

Ho pensato, cristo santo, questo tizio o ha quindici anni e non ha mai visto un horror prima oppure ha premuto delete e ha cancellato più di trent'anni di cinema di genere.

Non sono un esperto, ma ricordo perfettamente il mio sconvolgimento nel vedere l'ultimo Hitchcock di Frenzy mostrare l'orrore di uno strangolamento o Dario Argento che dava libero sfogo alle sue compulsioni in Profondo Rosso, per limitarsi ad un titolo, il più famoso, della sua filmografia.
Non ho visto e non guarderò Hostel, nonostante l'insistente programmazione su Sky, ma se il colpo di genio è quello di mostrare, beh, allora annamo bene...


Pensavo anche a come mi ha sconvolto, senza mostrare nulla, se non il male nella sua più banale e purtroppo consueta espressione, Funny Games(1997), di Michael Haneke, che in un colpo solo (qui sì geniale, claustrofobico, cinico e spietato) rovescia tutte le regole e i luoghi comuni del thriller, soprattutto quello americano, lasciando lo spettatore solo con le sue angosce. C'è solo un momento nel film in cui il regista sembra voler ricordare a tutti che la sua rappresentazione è finzione (chi l'ha visto sa a cosa mi riferisco), ma per il resto non lascia scampo.
Ancora oggi a ripensarci cerco scampo da quella storia, dubito che Hostel, con tutto il suo splatter compiaciuto potrebbe mai arrivare a quell'orrore.

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