lunedì 27 gennaio 2020

Rocketman (2019)

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Aprivo la recensione di Bohemian rhapsody affermando come il canovaccio dei biopic fosse sempre lo stesso e che stava dunque alla produzione, alla regia e agli attori trovare un modo per sollevarlo dallo scontato.
Se portavo il film sui Queen ad esempio negativo, indico convintamente Rocketman, il film biografico su Elton John, come benchmark d'eccellenza.
Qui infatti la regia di Dexter Fletcher (che guarda caso, seppur non accreditato, aveva portato a compimento proprio Bohemian rhapsody dopo il licenziamento di Bryan Singer), il montaggio di Chris Dickens (tra gli altri L'alba dei morti dementi; Hot fuzz; The millionare; Solo: A Star Wars story) e la prova attoriale di Taron Egerton (Elton John) sono strepitose.

Devo premettere che Elton John mi piace "il giusto", nel senso che credo che sia impossibile per un amante della musica tutta non incappare in buona parte del suo incredibile songbook, anche se l'artista ha probabilmente smesso di essere significativo dopo i settanta.
Viceversa, di norma, non sopporto i musical.
Capirete bene che un film su una rockstar non certo in cima ai miei gusti, che viene messo in scena attraverso il genere musical non partiva esattamente con i migliori auspici.
E invece grande è stata la sorpresa nell'assistere ad un film dal ritmo eccezionale; colorato, onirico, emozionante e credibile, nella sua rappresentazione eccessiva.

Di Rocketman ti innamori già dalle prime sequenze, con Egerton/Elton, che percorre, inizialmente fuori fuoco, il corridoio di un centro di riabilitazione con un vistoso costume rosso di scena da diavolo alato, per poi irrompere in una sala, dove si sta tenendo una classica seduta di gruppo, e cominciare il suo racconto.
Da quel momento non ci si ferma più. Elton, durante la seduta, si spoglia progressivamente dell'abito di scena, e nel farlo, si toglie metaforicamente di dosso anche tutti i suoi fardelli emotivi, mentre assistiamo alle tappe della sua vita contrassegnate da coreografie meravigliose e musicate dai suoi pezzi.
E' qui che regia e montaggio danno il meglio di sè, come su Saturday night's alright for fighting suonata al pub, in cui c'è il passaggio dalla fanciullezza all'età adulta, oppure sul frenetico montaggio del periodo di maggior esposizione di Elton John, che viene mostrato attraverso un vorticare della camera e dei diversi costumi di scena del rocketman.
Ovviamente grande spazio è lasciato al rapporto fraterno tra l'artista e il suo paroliere Bernie Taupin (Jamie "Billy Elliot" Bell), così come la relazione con il suo cinico manager/amante John Reid (Richard "Robb Stark" Madden) e con i suoi anaffettivi genitori.

Le mie aspettative stavano a zero, ma questo è davvero un film da non perdere.

giovedì 23 gennaio 2020

Bohemian rhapsody (2018)

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Le biografie dei musicisti, specialmente quelli rock, seguono quasi tutte uno schema a tappe ben definito: 1. infanzia problematica/anaffettiva/conflittuale con la famiglia della futura rockstar; 2. formazione artistica; 3. successo; 4. abuso di qualunque sostanza;  5. crisi artistica, in genere coincidente con l'arrivo di un disturbatore esterno (manager cattivo o amante perfido, i più gettonati);  6. redenzione umana/spirituale; 7. ritorno al successo.

Quindi, cosa differenzia un biopic dall'altro?
Molto banalmente direi sceneggiatura, messa in scena, performance attoriali, capacità di suggestionare lo spettatore.
Se è davvero così, a mio modesto parere Bohemian rhapsody toppa clamorosamente in tutto.

Chiariamo subito che io, a differenza di molti appassionati di rock verace, non disprezzo i Queen. Senza addentrarmi in disquisizioni critiche li ritengo rilevanti per la scena, di loro ho apprezzato una manciata di dischi (Sheer heart attack; A night at the opera; A day at the races; News of the world; Innuendo) e credo sia una delle formazioni che più ha subito eccessi di sopravvalutazione e, allo stesso tempo, sottovalutazione.

Il film tuttavia mi è arrivato posticcio già a partire dalla tanto celebrata interpretazione di Rami Malek/Freddie Mercury, che ho trovato inguardabile. 
Il resumè di Mercury e della band, sebbene in un contesto chiaramente celebrativo, eccede poi in maniera ipercalorica nell'agiografico, alcune sequenze sono talmente poco credibili da sfociare nel parodistico (Freddy sotto la pioggia, verso la fine della pellicola) e, davvero, la scelta di riproporre tutto il set del Live Aid rifatto da questi cosplay  è una delle scene più irritanti ed insopportabili che abbia mai visto (e doveva essere il climax del film!).

Capisco che possa essere piaciuto magari alle nuove generazioni che hanno così scoperto i Queen, ma che abbia fatto incetta di premi (4 Oscar, tra cui il miglior attore per Malek che, tra gli altri, ha battuto Christian Bale e Viggo Mortensen... mica Bombolo e Jimmy il Fenomeno) per me è l'ennesima dimostrazione di quanto quei premi ormai non rispondano più ad un criterio seriamente meritocratico.

Ma se ve piace così...

lunedì 20 gennaio 2020

I miei migliori film del 2019

Quest'anno, in maniera imprevedibile ed anche un pò incredibile, sono riuscito a vedere un buon numero di film nuovi (circa venticinque), molti dei quali in sala.
E siccome, a differenza della lista dei migliori dischi, diversi di essi non sono riuscito a recensirli, ne approfitto per descriverli brevemente ed assecondare la mia passione per le classifiche, stabilendo i cinque che mi sono piaciuti maggiormente.
Vale il discorso fatto per ogni lista che compilo: non ho competenze critiche di nessun tipo, solo un'incontenibile passione. Ergo, classifica soggettivissima.

Prima di passare alla lista, lasciatemi esprimere tutta la mia delusione per non essere riuscito a "cogliere l'attimo" (tre sere di programmazione in pochissime sale) e vedere The Irishman al cinema. 
Grazie Netflix, per aver permesso a Scorsese di realizzare il suo film.
Fanculo Netflix per avere poi imposto il sostanziale esilio dalle sale. 
Resisto alla tentazione di vederlo su piccolo schermo e spero in un Oscar e in una re-distribuzione, come accadde per Roma di Cuaròn.
Purtroppo oggi la settima arte sopravvive su queste contraddizioni.

I miei preferiti del 2019, in graduatoria dal quinto al primo:


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Il film ha spaccato in due la critica, personalmente avevo espresso più d'una perplessità sulle ultime produzioni Marvel, ma questa saga (aperta da Avengers Infinity War) mi ha letteralmente deliziato.

4) Joker

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Altro film di ambito supereroistico, ma tutt'altra "tazza di tè". Facendo lo snob con gli amici, affermavo la mia allergia ai film di cui tutti, dal pizzicarolo alla fanatica di Un posto al sole, parlano bene. Però c'è poco da fare. La divisione cinematografica della DC Comics per la prima volta dopo i Batman di Burton e i primi due di Nolan, raggiunge e supera quella della Marvel.
Phoenix qui è all'ennesima interpretazione epocale (non che in Her, Vizio di forma o The master non fosse già stato maestoso). Il suo Arthur Fleck pre-trasfigurazione in Joker, che ha attacchi isterici di riso con gli occhi che restano tristi, è fenomenale. Il corpo (realmente) sgraziato dell'attore ha qui la sua sublimazione.


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Nell'anno del grande successo dei biopic musicali, tra lo stucchevole Bohemian Rhapsody sui Queen (lo so, è della fine 2018 ma non interrompetemi), il sorpendente Rocket Man su Elton John, il pulitino The Dirt sui Motley Crue, premio convintamente questo film, che non ha raggiunto le sale italiane ed è stato contestatissimo dalla fanbase del black metal. 
Siccome nella recensione sono stato sanguinosamente prolisso, non aggiungo altro e, se proprio vi volete male, vi rimando a quella.



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Vi avverto, questo è un film per il quale torno fanboy passando alle vie di fatto contro i suoi detrattori, soprattutto se esordiscono con l'affermazione: "mah, è un film minore di Tarantino...". 
Il resto l'ho scritto in recensione.


FILM DELL'ANNO PER BOTTLE OF SMOKE

1) Parasite

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Chissà se, grazie a questo ennesimo capolavoro di Bong Joon-ho, il pubblico comincerà finalmente a riconoscere al cinema coreano (e asiatico tutto) l'attenzione che, almeno da un quarto di secolo, merita in ogni genere cinematografico: action, commedia, dramma, critica sociale, noir e horror. Generi che, guarda caso, ritroviamo tutti in Parasite, dentro una storia incredibile e geniale che temo solo sarà brutalizzata da qualche remake hollywoodiano dalla scontata morale americana.


P.S. : Un grazie ad Alessandro, senza il quale questa classifica non sarebbe stata la stessa.

lunedì 13 gennaio 2020

I miei migliori dischi del 2019

Quest'anno la faccio davvero breve, risparmiandovi le consuete considerazioni (èunaclassificasoggettova; ormaiascoltopiùrobavecchiachenuova; iverimiglioridell'annolitrovatealtrove; lamusicamodernanonabitaqui; leuscitedel2019probabilmentefiniròdiascoltarlenel2029)e, come Ron Jeremy, vado immediatamente al sodo.
Il duemiladiciannove non è stato affatto male, tant'è che dall'enorme ed umanamente ingestibile turbo-produzione discografica sono riuscito a selezionare un numero di titoli minimamente sufficiente a giustificare una rubrica su cui campeggia l'ambizioso titolo che vedete in cima al post.
I titoli selezionati sono otto (più uno), con un album che si staglia sugli altri e non poteva essere altrimenti, vista la frequenza d'ascolto decisamente d'altri tempi con la quale l'ho fatto girare.
Per gli amanti delle curiosità, è la prima volta da quando c'è il blog che le nuove uscite di Volbeat e Hayes Carll (entrambe buone, anche se con diverse sfumature) non finiscono nei tips dell'anno.



I miei migliori del 2019 (in ordine rigorosamente alfabetico; cliccando sul titolo dell'album sarete indirizzati alla mia recensione; cliccando sulla canzone...alla canzone)





(una canzone: You look good in neon)





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Steve Earle, Guy  (una canzone: Desperados waiting for a train)



più uno:

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Swallow the sun, When a shadow is forced into the light (una canzone: When a shadow is forced into the light)
Questo è un album che, nonostante sia uscito a gennaio 2019, ho scoperto solo nelle ultime settimane, e che quindi non ha il requisito di un giudizio basato sulla longevità dell'ascolto. Però mi ha letteralmente ammaliato e quindi me la rischio e lo inserisco come aggiunta dell'ultimo momento. Spero a breve di riuscire anche a recensirlo.


Album dell'anno

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E anche quest'anno ce lo semo levato dalle palle.


giovedì 9 gennaio 2020

MFT, novembre / dicembre 2019

ASCOLTI

Who, The Who
Fontaines D.C. , Dogrel
Cody Jinks, After the fire
Black Star Riders, Another state of grace
Big Thief, UFOF/Two hands
Purple Mountains, ST
Avatarium, The fire I long for
Marracash, Persona
Hazemaze, Hymns of the damned
AA.VV., Note di viaggio
Tony Iommi, Iommi
Wives, So removed
Badflower, Ok, I'm sick
IAM, L'ècole du micro d'argent
Wilderun, Veil of imagination
3teeth, Metawar
Alcest, Spiritual instinct
Massimo Priviero, Sulla strada
Reba McEntire, Stronger than the truth
Moon Tooth, Crux
Northlane, Alien
Cattle Decapitation, Death alias
Asomvel, World shaker
Mike and the Moonpies, Cheap silver and solid country gold
Swallow the sun, When a shadow is forced into the light
Marilyn Manson, Portrait of an american family
Eurythmics, Greatest hits (1991)

VISIONI

Spider-man, Un nuovo universo (4/5)
La bambola assassina 2 (3/5)
La bambola assassina 3 (2/5)
The crew (UK) (3,5/5)
Vampires (Carpenter) (3,5/5)
A casa tutti bene (2/5)
Dolceroma (3,5/5)
La banda di Eddie (3/5)
L'uomo che uccise Hitler e poi il Bigfoot (3,5/5)
Capricorn one (3,5/5)
Terminator - Destino oscuro (3/5)
Rampart (3,5/5)
Cuore selvaggio (4/5)
Quarto potere (5/5)
Cop car (3/5)
10 giorni senza mamma (2/5)
Cocaine - La vera storia di White Boy Rick (3/5)
Red (2010 - 3/5)
Molly's game (2,5/5)
Cena con delitto - Knives out (4/5)
L'immortale (1,5/5)
Molly's game (2,5/5)
The party (3,5/5)
Cleaner (2/5)
Sud (2,5/5)
Non sono un assassino (1/5)
31 (3/5)
Old man and the gun (3,5/5)
La versione di Barney (3/5)
Vitelloni allo sbaraglio (1,5/5)
Punisher, War zone (2,5/5)
Atmosfera zero (3,5/5)
I tre volti della paura (4,5/5)

Immagine correlata


VISIONI SERIALI

The Boys
Peaky Blinders (1)

LETTURE

Graham Greene, Un americano tranquillo
Vladimir Nabokov, Lolita


lunedì 6 gennaio 2020

Mike and the Moonpies, Cheap silver and solid country gold

Risultato immagini per mike and the moonpies cheap silver"

La prima sensazione, immediata, violenta, che mi ha assalito già dalle prime note di Cheap silver and solid country gold è stata quella di Billy Joel che si era messo a fare country. E come sapete io adoro Billy Joel. Ma era solo l'inizio, perchè intensificando gli ascolti, gli accostamenti illustri sarebbero decisamente aumentati.

Un passo indietro. I texani Mike and the Moonpies (il Mike del monicker  fa di cognome Harmeier) esordiscono discograficamente nel 2010, e quindi con Cheap silver and solid country gold concludono una fitta prima decade di carriera con cinque album di studio e un live.
Con questo disco la band, indiscutibilmente country, irradia il proprio stile verso un croonering di classe, un'invidiabile ed irresistibile coolness, un implacabile gusto per la melodia.
Billy Joel si diceva, ma scorrendo i titoli ti accorgi che questi usano i violini alla maniera di Frank Sinatra (London homesick blues) e non è l'unica situazione in cui sovviene The Voice (vedi alla traccia Young in love), per poi, con Fast as lightning, l'unico brano veloce della raccolta, fare country & western alla maniera di Elvis.
Un disco incantevole che vola in un attimo, e non solo per la tracklist breve di soli otto pezzi, ma per l'elevata qualità media delle composizioni e l'assoluta assenza di filler.
Un disco dal quale è difficile eleggere un titolo sugli altri.
Io ci provo lo stesso e dico You look good in neon, ma probabilmente se me lo chiedeste tra qualche settimana potrei cambiare opinione.

E anche per quest'anno Bottle of smoke ha il suo disco country preferito.