Una carriera musicale del tutto particolare, quella di Little Steven. Ogni springsteeniano che si rispetti conosce bene il ruolo cardine che Mr. Lento ha avuto nella forgiatura del maestoso ed epico suono della E Street Band, nonchè della sua tecnica, mai fine a sè stessa, come chitarrista.
La sua produzione personale è invece meno nota e molto discontinua (l'avevo brevemente riassunta qui), ma oggi, con la E Street a riposo, dopo aver interrotto una iato di oltre tre lustri ed essere tornato nel 2017 con l'eccellente Soulfire, ecco che il chitarrista/cantante/attore, rilascia un nuovo album: Summer of sorcery.
E se con Soulfire aveva riaffermato con autorevolezza le proprie radici musicali (soul, blues, rock), andando anche al recupero di alcune delle sue tante gemme distribuite nel tempo, con Summer of sorcery si spinge oltre, aprendo senza più limiti il proprio spettro musicale.
Con i sei minuti della prima traccia, Communion, l'accelerazione si avverte in maniera inequivocabile, attraverso un paio di cambi di tempo e di mood davvero spiazzanti, all'interno della stessa canzone.
Insomma, è un Little Steven che non pone vincoli alla propria ispirazione, quello alla plancia di comando, probabilmente consapevole del fatto che non è dalle vendite del disco che sfamerà la sua famiglia, non scende a compromessi commerciali e tira dritto per la sua strada, come dimostrato chiaramente in un pezzo dalle sonorità latine, inequivocabilmente chiamato Party mambo! .
Superato lo smarrimento iniziale, non si vuole più scendere da questa giostra, che regala soul d'autore quali Love again (che rieccheggia I don't want to go home) o Soul power twist, che si inchina per l'ennesima volta alla incommensurabile grandezza di Sam Cooke.
Ottimo anche il recupero di Education, un pezzo presente nel sottovalutato album di funk elettronico Revolution, del 1989.
Nell'ascoltare il disco non può che scattare immediato il collegamento con il recente film documentario Asbury Park - Lotta, Redenzione, Rock and Roll, rispetto alla cui produzione Miami Steve ha dato un importante contributo, nel quale emerge in maniera cristallina lo sconfinato amore per la musica di Bruce, Steve e il resto di quella generazione di giovani, che passavano intere giornate e nottate ad avvicendarsi sui palchi dei clubs suonando di tutto, in jam sessions che sembravano non finire mai.
Oltre cinquant'anni dopo, lo spirito di quei giorni è tutto in questo disco, non ho dubbi al riguardo, nel caso ne avessi sarebbero spazzati via dalla chiusura blues tiratissima di I visit the blues, e, soprattutto, negli otto minuti del pezzo più E Street Band degli ultimi venticinque anni, quel Summer of sorcery che chiude coi botti l'album.
Summer of sorcery è insomma una commovente espressione di amore sconfinato, trasversale ed inesauribile per la musica. E in pochi, oggi, hanno l'autorevolezza di farsene carico a pieno titolo come Little Steven.
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