mercoledì 30 aprile 2008

My favorite things, aprile 2008

Album

graziano romani - tre colori
eelst - studentessi
flogging molly - float
rem - accelerate
davide van de sfroos - pica!
celtic thunder - hard new york days
the bishops - the bishops

Playlist loose tracks

1. dwight yoakam - bury me (acoustic)
2. vasco rossi - il mondo che vorrei
3. davide van de sfroos - el bestia
4. kooks - always where i need to be
5. francesco guccini - una canzone
6. madonna - 4 minutes
7. bad religion - stranger than fiction
8. erykah badu - me
9. willy de ville - when i get home
10. stonerider - juice man
11. jovanotti - safari
12. john fogerty - summer of love
13. be your own pet - you're a waste
14. megadeth with cristina scabbia - a tout le monde
15. brad paisley - mr. policeman
16. cat power - song to bobby
17. mick jagger let's work
18. jesse malin - i hope that i don't fall in love with you

LIBRI

sospeso momentaneamente Dies irae di Genna, ho alleggerito con
Portavo allora un eskimo innocente: Guccini si racconta a Massimo Cotto

TV

Lost, Californication
mollato a malincuore per mancanza assoluta di tempo Mad men



martedì 29 aprile 2008

Paura

Di recente mi sento come in uno di quei film che prendono spunto dalle vicende politiche reali per raccontare un futuro alternativo ( l'ultimo che ho visto è V per vendetta) in cui il mondo è comandato da una dittatura autoritaria e liberticida, che nega le differenze sessuali, politiche, di razza e di religione, e che agisce sulle paure più ancestrali delle persone per mantenere il controllo dell'ordine pubblico.

In questi film, generalmente, c'è l'eroe che si ribella a questo stato di cose, e cerca di persuadere altri (cominciando sempre dalla strafica di turno) a farlo. Nei suoi flashback l'eroe racconta come si è arrivati alla dittatura, attraverso un'abnorme esposizione mediatica degli episodi di violenza, e quindi creando un bisogno indotto di più sicurezza, elemento usato sempre più per spingere dentro casa la gente, dove si nutre esclusivamente delle notizie preparate dalla televisione di stato, che dipingono un mondo che in realtà non esiste, zone della città contaminate nelle quali è vietato recarsi, una falsa sicurezza individuale che in realtà è sottrazione di libertà individuale e azzerameno delle diversità.


Ieri sera, tornando da Malpensa ad un ora poco decente, ascoltavo il microfono aperto di Radio Popolare, e nel sentire ascoltatori che si definivano di sinistra, ma che confessavano di aver votato Alemanno perchè "la sinistra ha sottovalutato il problema sicurezza" o perchè "Roma co' tutti questi zingari e sti rumeni è diventata invivibile", mi sono chiesto se per caso davvero non ce stiamo a capì più un cazzo noi, e loro, i destrorsi, invece parlano una lingua più gradita alle persone.


Tra l'altro, piccolo inciso, ho notato che gli elettori di Forza Italia, esattamente come succedeva per la DC nel quarantennio, prima si nascondevano, realizzando cioè quel fenomeno per cui Berlusconi stravinceva le elezioni, ma se chiedevi in giro non l'aveva votato nessuno. Adesso invece sono diventati spavaldi, quasi strafottenti, e sta a vedere che sei tu che ti devi vergognare se hai votato l'Arcobaleno o il Piddì.


Tornando al tema del post, ieri sera arrivato a casa dopo un ora di viaggio accompagnato dai commenti degli (ex)elettori della sinistra, ho acceso la TV, e le prime immagini che ho visto sono state quelle di Alemanno su di un balcone che arringava la folla, bandiere con croci celtiche, saluti romani come se piovesse.

Lì ne ho avuto la certezza, siamo al prologo di un film agghiacciante, solo che non possiamo ancora cambiare canale o uscire dalla sala.


sabato 26 aprile 2008

Ci voleva Ortone


Buona la seconda, per Stefano al cinema. Siamo andati a vedere Ortone e il mondo dei chi, cartone animato della Fox, creato dagli autori del riuscito Ice Age (I e II).
Rispetto alla sua prima volta con Ratatoille, complice probabilmente uno stile di cartooning più adatto ai più piccoli, personaggi surreali e coloratissimi, una storia semplice, con i buoni e i cattivi, almeno fino al finale, ben definiti, e non ultima, una durata del film coerente con l'età degli spettatori, Stefano è rimasto in sala fino alla fine, anche se gli spettatori davanti a noi probabilmente avrebbero preferito fossse uscito prima (non che parlasse ad alta voce, anzi era uno spettacolo sentirlo "urlare sottovoce", come solo i bambini sanno fare), visto che è riuscito a rimanere fermo solo per la metà della proiezione.

venerdì 25 aprile 2008

Comunque qui il pirla sono io, mica voi


Non voglio esordire con io l’avevo detto, però...Beh, io l’avevo detto.

D’accordo che quando si parla di fumetti Marvel non ci vuole un genio a pronosticare la paraculata, però la speranza che il lavoro di adultizzazione del comic mainstream americano avesse cancellato quelle brutte abitudini di fare e disfare tipiche della cultura pop seriale USA , ammetto che un po’ c’era.


Vi ho sfrancicato le palle nel decantare il nuovo corso della Marvel, che con Civil War aveva toccato vette di realismo e, sì, di critica sociale encomiabili, per dei fumetti mainstream (i più mainstream, direi), ed ecco che sti cazzo di americani mannano tutto afanculo.


Ricordate Spiderman, smascherato in diretta televisiva, dopo aver difeso per 45 anni (9 per la continuity marvel, filippo!) la sua identità segreta, a livelli che nemmeno la CIA con l'omicidio Kennedy?

Ebbene, la storia prosegue con lui alla macchia perchè considerato un traditore della patria.
Durante la sua latitanza (con moglie e zia a seguito) veniva ferita gravemente e ricoverata in ospedale zia May (che aveva una settantina di anni già nel '63, ma che non ne vuole sapere di schiattare).
Nelle storie che usciranno in agosto in Italia (Spiderman USA 545, uscito a dicembre) con la vecchia baldracca in fin di vita, si presenta un vetusto stregone criminale, tale Mephisto, che, pensando di privare Peter Parker di ogni gioia della sua vita gli offre un diabolico scambio: grazie ad un arteficio di magia nera, avrà salva la vita della zietta e riavrà indietro la sua identità segreta.

In cambio però dovrà cedere il suo amore per la moglie modella superfica, con la quale è sposato da vent'anni (87/08). Mefisto infatti, che è davvero un duro senza cuore, cancellerà dalla sua memoria e in quella di tutta la popolazione mondiale ogni traccia dei suoi ultimi vent'anni di vita.

Cosicchè quei volponi della cosidetta casa delle idee si ritrovano un Peter Parker scapolo, spensierato che può continuare ad essere in segreto l'aracnide umano.

Che dire?

Avete il braccino corto, siete una manica di vigliacconi attaccati al vil dollaro. Vorreste ma non potete. Mi avete fregato, ma mica del tutto, infatti un anno fa, dopo aver elogiato storie, sceneggiatura e disegni, avevo espresso un unico dubbio: "Ecco, naturalmente la speranza è che la cosa non si risolva poi con una trovata assurda che vanifichi questo straordinario (semi) colpo di scena, chessò: “ era una realtà alternativa…” ; “ è stato tutto un sogno…” ".

Vi avevo tanato, merde!

Un altro 25 aprile


«Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque é morto un Italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì O giovani, col pensiero, perché lì é nata la nostra Costituzione.»

(Piero Calamandrei, Discorso ai giovani sulla Costituzione nata dalla Resistenza. Milano, 26 gennaio 1955)

mercoledì 23 aprile 2008

Ammutinamento!

Devo smetterla col junk food, coi panini ingollati in trenta secondi e coi caffè delle macchinette.
Il cuore, il fegato, i reni e la pelle mi lanciano chiari segnali: o la pianti tu o ti molliamo noi.

sabato 19 aprile 2008

Danny, the Boss.


Le ultime immagini di Danny che ho visto sono quelle della chiusura del USA leg da parte della E Street, lo scorso autunno. Si era da poco saputo della sua malattia, si sapeva che doveva lasciare il tour. Lui era visibilmente sofferente, e la band tutta, insieme al pubblico, gli aveva tributato una standing ovation di alcuni minuti, commovente e spontanea.

Con lui a casa a curarsi, la turnè di Bruce e soci era proseguita in europa, non credevo che le sue condizioni fossero così drammatiche, fino a quando, ieri mi è arrivata la notizia della sua scomparsa.

Danny Federici è quel musicista, presente in tutte le band di successo, un pò schivo, inchiodato spesso nelle seconde linee del palco, impacciato davanti agli obiettivi e alle telecamere, quasi inadeguato al ruolo.

Fa parte di quella categorie lì, quelli che in molti pensano siano facilmente sostituibili, ma che se li levi, crolla tutto.

Danny è alla base del suono della E Street, quel sound che Bruce ha cercato di riannodare con Magic. Ma Danny è sopratutto un compagno di viaggio di Springsteen dai tempi degli Steel Mill, quaranta anni fa.

Per quanto mi riguarda la E street si può anche fermare qui.

martedì 15 aprile 2008

Tristezza infinita

Che non era possibile vincere penso fosse chiaro a tutti, certo, le dimensioni della sconfitta sono pesanti ed imprevedibili, anche per l'ennesimo tributo che gli italiani hanno deciso di portare al tesserato P2 numero 1816; colui che più di ogni altro è andato vicino al realizzare il sogno programmatico di Gelli.

Sconcerta e brucia il mancato raggiungimento del quorum da parte della Sinistra Arcobaleno. Mai, dal dopoguerra ad oggi era mancata una forza politica comunista e socialista in parlamento. Non consideratemi ipocrita se sono amareggiato per questo tonfo dei Bertinottiani, non sono un ultras del piddì, anzi, è solo per il mio marcato antiberlusconismo (pur riconoscendo la buona leadership di Veltroni) e per disappunto nei confronti di alcune scelte dei partiti che compongono la SA, che ho optato per il Partito Democratico, a questa tornata elettorale.

Sarà anche in parte colpa del cannibalismo del piddì, se gli ex rifondaroli non hanno raggiunto il quorum in quasi nessuna regione (se non sbaglio hanno superato il 4% solo in puglia), il loro progetto nasceva forzato, quasi controvoglia, diciamo che il carisma di gente come Mussi, Salvi e Pecoraro Scanio non è proprio quella roba lì che ti fa scegliere dall'elettorato indeciso, e anche la leadership di Bertinotti era arrivata al capolinea. La campagna elettorale è stata fiacca, svogliata, quasi un peso di cui avrebbero fatto a meno. Non so se con un ringiovamento dei dirigenti, e magari con una scelta del simbolo meno banale, le cose sarebbero andate diversamente, ma è pesantissima la responsabilità dei funzionari di partito che hanno portato il comunismo italiano fuori dalle assise parlamentari.

Spero non si debba aspettare cinque anni per avere un'altra chance di superare i vari sbarramenti, spero che il successore di Bertinotti (Vendola?) sappia recuperare il terreno perso.
Io sono pronto a sostenerli, anzi muoio dalla voglia di tornare a votare un partito di sinistra.

mercoledì 9 aprile 2008

La storia secondo l'onorevole Dell'Utri

I nazisti erano personaggi mitologici, biondi, alti e bellissimi. Erano coraggiosi e generosi, volevano solo il bene dell'umanità. Al loro passaggio le popolazioni gettavano petali di rosa e li accoglievano tributandogli tutti gli onori. I padri offrivano loro le figlie vergini sperando di riuscire, anche nel giro di qualche generazione, a purificare la propria razza bastarda. I nazisti accettavano con spirito di sacrificio il dono dei villani.

In Italia i nazisti avevano degli amici, coraggiosi e fieri come loro, anche se dai tratti meno raffinati. Questi valorosi amici erano i fascisti. I fascisti in pochi anni avevano trasformato l'Italia in uno splendido posto. Laddove c'era confusione e operai lazzaroni che scioperavano invece di lavorare, avevano portato serietà e abnegazione alla produzione. Laddove c'era un paese in cui niente funzionava, ora anche i treni erano affidabili. Laddove c'era caos portarono ordine, invece dell'incertezza, la serenità.

Purtroppo però ( nelle belle storie c'è sempre un però) ordiva nell'ombra, tra catapecchie e grotte sui monti, un oscuro impero del male, che voleva rovesciare questo idilliaco mondo e far tornare l'Italia nel caos. Erano persone grette e senza scrupoli, che si nutrivano dei propri figli, che non avevano valori e che probabilmente consumavano patetiche relazioni sessuali senza il sacro vincolo del matrimonio. Questi loschi individui erano la resistenza.
La resistenza, non avendo il coraggio e la statura morale di combattere faccia a faccia con i fieri alleati, i nazisti e i fascisti, tramava di nascosto, organizzava vili attentati, colpiva singolaramente gli eroici soldati di nero vestiti.

A causa di queste bestie sanguinarie, senza dio ne patria, e al ruolo di stati canaglia come l'america e la russia nell'epico conflitto mondiale, i nuovi re sole furono sconfitti, anche se combattereno valorosamente fino all'ultimo respiro, fino all'ultimo uomo, donna e bambino in camicia nera.

Ai giorni nostri, nonostante una costituzione imposta dalla feccia della resistenza, e nonostante leggi vergognose che impediscono l'utilizzo di nomi e simboli fascisti,quei valori di resistono in pochi valorosi che ancora credono in un paese dove regni l'ordine, la pulizia e l'onore.

Nel prossimo numero della nostra rubrica: la valorosa storia dell'eroe italiano Vittorio Mangano, stalliere di Arcore, ingiustamente accusato di omicidio e di affiliazione alla mafia da giudici corrotti e al soldo dei comunisti.

martedì 8 aprile 2008

Sentenza storica per i figli dei desaparecidos

Si è conclusa con una condanna la vicenda della figlia di desaparecidos che ha scoperto il raccapricciante crimine commesso dai genitori adottivi, vicini al regime, e li ha denunciati. Ne avevo parlato qui.


Crimini della dittatura Otto e sette anni alla coppia: con l' aiuto di un militare «rubò» la neonata a due desaparecidos

Argentina, condannati i genitori «ladri»

Maria Eugenia, la figlia adottiva che li ha denunciati: sentenza storica, ma lieve

Le avranno pure fatto i vaccini quando era piccola - la linea della difesa in aula - l' avranno mandata a scuola e le avranno addirittura permesso di imparare le lingue: il Tribunale federale numero 5 di Buenos Aires venerdì (notte in Italia) ha condannato Osvaldo Arturo Rivas e Maria Cristina Gómez Pinto. Appropriazione e occultamento di minore: otto e sette anni di reclusione al papà (che ha pure falsificato l' atto di nascita) e alla mamma con i quali Maria Eugenia si è trovata a vivere per più di vent' anni, per poi scoprire, nel 2001, che erano «ladri», che l' avevano rubata neonata a una coppia di oppositori alla dittatura, torturati e fatti scomparire come altri 30 mila desaparecidos. Dieci anni all' ambiguo amico di famiglia Enrique Berthier, il militare che ha fatto da tramite tra l' ospedale clandestino e la coppia che non poteva avere figli. Non abbastanza.

Sostenuta dall' associazione Nonne di Plaza de Mayo (che cercano i 500 bambini sottratti dai golpisti), la ragazza ha annunciato ricorso: sentenza «storica», ha detto, la prima in Argentina contro una finta famiglia adottiva. Ma troppo «lieve». La richiesta del suo avvocato, ripresa dal pm, era stata di 25 anni. Così Maria Eugenia nell' unica conferenza stampa: «La domanda è se una persona che ha rubato un neonato, che gli ha nascosto di essere stato rubato, che forse ha sequestrato e torturato i suoi genitori, che l' ha separato da loro e dalla sua famiglia, che gli ha sempre mentito sulle sue origini, che - più frequentemente di quanto si voglia pensare - lo ha maltrattato, umiliato, ingannato; se una persona che ha fatto tutto o parte di tutto questo può sapere e sentire che cos' è l' amore filiale. Io rispondo di no, che il vincolo con questo tipo di persone resta di crudeltà e perversione». Il male che imita l' affetto dei genitori.

Maria Eugenia, oggi 30 anni, ha raccontato ai giudici delle grida e della tensione in casa, delle fughe dai vicini, di una perenne sensazione di estraneità. Di quando, appena ventenne, andò a vivere con le amiche. Di come i genitori impostori la insultassero: «Sei un' ingrata, una mocciosa che fa i capricci, se non fosse stato per noi saresti finita in un fosso». Dello choc di scoprire la verità attraverso il confronto del Dna con i campioni depositati dai parenti dei desaparecidos nella «banca» delle Nonne. Di come a fatica e con molte lacune si sia riappropriata del proprio passato. «Questo è mio padre e questa è mia madre». Maria Eugenia ha mostrato le foto alle telecamere: Leonardo Ruben Sampallo e Mirta Mabel Barragán, operai comunisti e attivi nel sindacato, per questo segnalati da imprenditori favorevoli ai golpisti, portati in centri clandestini di tortura (prima al Club Atlético poi a El Banco), uccisi.

Al momento del sequestro la mamma era incinta. Tre mesi più tardi è venuta al mondo Maria Eugenia. «Luogo è data di nascita?», le hanno chiesto in aula quando ha testimoniato. «Non lo so», ha dovuto rispondere. Ma un giorno per festeggiare il compleanno ce l' ha: «L' abbiamo scelto democraticamente in famiglia (quella vera, ndr) - ha detto nell' unica intervista, al quotidiano Pagina 12 -: l' 8 febbraio, l' anniversario di nozze di mia nonna. Se un giorno mi arriveranno altre informazioni, lo cambierò...».

La dittatura I golpisti Nel 1976 con un colpo di Stato in Argentina vanno al potere i militari. Fino al 1983 si alterneranno tre giunte I desaparecidos Secondo le stime dei familiari delle vittime, sono 30mila le persone fatte sparire dal regime in fosse comuni o nelle acque del Rio de la Plata I bimbi rubati Sono almeno 500 i neonati sottratti alle donne che partorivano nei centri clandestini e affidati a famiglie vicine ai golpisti. Di questi, 88 sono stati ritrovati.

lunedì 7 aprile 2008

Outing politico (ma anche no)

Tranquilli, che non intendo convincere nessuno, tantopiù che non ci riuscirei.
Quest'anno per la prima volta nella mia vita da elettore voto al centro, facendo avverare la terrifcante profezia di chi sosteneva che "moriremo democristiani".
E pensare che non ho mai dato la preferenza nemmeno ai diesse, passerò dalla confortante croce sulla falce e martello, nelle sue diverse coniugazioni, al banalotto simbolo tricolore del piddì.
Le ragioni sono le stesse che avete ascoltato da politici e conoscenti, e probabilmente non vi hanno finora persuaso, cioè, seppur con rammarico è il prevalere del votare "contro" (Berlusconi) e non "a favore", pur nella consapevolezza delle contraddizioni di questo partito che va dalla Binetti alla Bonino, che vorebbe rappresentare padroni e operai e probabilmente non convince appieno nessuna di queste due categorie, ma che è l'unica coalizione che può battere gli orchi malvagi, se condividiamo che che un governo di questi qui sarebbe devastante.

Riconosco a Veltroni capacità politica nella decisione di presentarsi senza la sinistra, quando in molti pensavano a questa scelta come ad un suicidio, e anche coraggio, nel rischiare di bruciarsi in un'elezione che appare persa in partenza, e dove in genere si mandano al macello le seconde linee (remember Rutelli? e Bob Dole? John Kerry?).
Poi però vengono i difetti: l'ex direttore dell'Unità eccede in narcisismo, è imbarazzante nel suo plasmarsi sul marketing della politica americana ed è quasi inascoltabile in quanto a retorica.
"Si può fare" è uno slogan oggettivamente sbagliato, che traduce male l'azzeccato "Yes, we can" di Obama; il suo voler includere tutti nel partito è diventato una barzelletta e pare che la strepitosa imitazione che Crozza fa di lui, lo abbia mandato su tutte le furie.

D'altro canto avrei fatto fatica anche a votare quello che "eh no, al simbolo non rinunceremo mai", e che oggi si celano dietro ad una scontata bandiera arcobaleno e alla erre moscia sempre più guzzantiana, di Bertinotti, che è irremovibile sempre al suo posto, esattamente come il Silvio nazionale, che non parla più delle 35 ore, perchè oggi i precari grasso che cola se ne fanno 20 e pure in Francia le hanno abrogate.

A mio avviso non sarò l'unico comunista che concederà il voto al PD senza troppa vergogna, in molti, un pò turandosi il naso, ma anche no, riconoscono a Walter Veltroni quella capacità di aggregare che era la forza della seconda chiesa in Italia (parlo del P.C.I., naturalmente).

Chiudo con due citazioni colte della Cosa (il super eroe di pietra dei Fantastici Quattro) , so che Walter apprezzerebbe il suo urlo di battaglia "E' tempo di distruzione!", a me pare più opportuno "Che sviluppo rivoltante..."

giovedì 3 aprile 2008

I see the darkness

Adesso sì che sono preoccupato. Non così i politici e i sindacati nazionali, per loro è già partito lo scaricabarile delle responsabilità.

Spinetta rompe le trattative: "Non esistevano più le condizioni per continuare"
Il numero uno della compagnia italiana: "Ho fallito, serve un segnale forte"

Air France lascia il tavolo Alitalia
Si dimette il presidente Prato

Epifani: "Una sconfitta per il paese, era un piano serio e responsabile"Prodi polemico con i sindacati: "Errore rompere, si assumeranno responsabilità"
Air France lascia il tavolo AlitaliaSi dimette il presidente Prato"

Una giornata drammatica per Alitalia: Air France abbandona il tavolo delle trattative si dimette il presidente e amministratore delegato della compagnia di bandiera, Maurizio Prato.
Questa volta è rottura, salvo sorprese. L'incontro fra sindacati e Air France si conclude bruscamente con l'abbandono delle trattative da parte della compagnia francese. "Non esistevano più le condizioni per continuare. Dubito che la mia azienda possa accettare questa proposta" dice il numero uno di Air France, Jean-Ciryl Spinetta. Una "sconfitta per il paese" commenta il leader della Cgil, Guglielmo Epifani che parla di "proposta seria e responsabile". Il presidente di Alitalia, Maurizio Prato, prima si sfoga dicendo "ho fallito, devo dare un segnale forte" poi, poco dopo, rassegna le dimissioni. Per domani è convocato il consiglio di amministrazione che, spiega una nota, "potrà assumere le necessarie e opportune determinazioni".

Spinetta: "Non esistevano le condizioni". Impossibile, secondo Air France, andare avanti con le trattative, "non esistevano più le condizioni" dice il presidente della compagnia francese, Jean-Cyril Spinetta. "Dubito che la mia azienda possa accettare questa proposta - insiste - la presenterò al cda ma richiederebbe mesi di lavoro e riflessione che Alitalia non può sostenere perché i problemi non possono aspettare". Prende atto "con rammarico" della rottura dei negoziati "che non dipende da noi, è un progetto nel quale credevo profondamente e nel quale continuo a credere perché avrebbe permesso a Alitalia di ritrovare rapidamente la strada per una crescita redditizia". La controporposta "volta a mantenere nel perimetro di Alitalia attività pesantemente deficitarie, è incompatibile con l'obiettivo di un rapido ritorno alla redditività".

La proposta. La proposta prevedeva la partecipazione di Fintecna alla ricapitalizzazione di Alitalia attraverso il conferimento dell'intera quota (49%) posseduta dalla finanziaria del Tesoro in Az Servizi. Questo, insieme all'iniezione di un miliardo da parte di AirFrance, avrebbe determinato, secondo i sindacati, una capitalizzazione maggiore della nuova azienda, rendendo più solida la prospettiva di rilancio. Era inoltre previsto il mantenimento del settore cargo per l'intero arco di piano, con la previsione del necessario ricambio della flotta a partire dal 2011 e la dismissione di un numero minore di aerei di medio raggio, rispetto a quelli previsti nell'arco di piano, e l'anticipazione della fase di ammodernamento dell'intera flotta di medio raggio.

Prodi contro i sindacati. I sindacati hanno rotto la trattativa- ha commentato Prodi -, la condizione di Air France era che fossero d'accordo, ed è chiaro che se ne devono assumere la responsabilità". A proposito del ruolo del governo, il premier dimissionario ha aggiunto: "Credo che si possa fare ben poco a questo punto. Il Consiglio dei ministri cosa può dire in questa fase? Nulla".Infine il Professore, non senza un tratto polemico verso Berlusconi, conclude: "E' chiaro che tutte le ipotesi, tutte le idee di fantomatiche cordate e di proposte di novità, se c'erano, ora saltino fuori".

Padoa-Schioppa: "Ora commissariamento". A questo punto si apre la strada del commissariamento: lo dice Tommaso Padoa-Schioppa, secondo cui Air France era l'unica carta da giocare "anche perché solo con una chiusura della trattativa in corso il governo può concedere un prestito ponte". Il ministro dell'Economia ribadisce che per Alitalia non c'è alternativa ed "è impossibile" una cessione a privati. Il Tesoro ha comunicato a Prato "la propria disponibilità a concedere un prestito ponte alla società, a fronte dell'effettivo concretizzarsi di una prospettiva di risanamento economico e industriale purchè, in altri termini, esso risulti l'ultima condizione per l'efficacia dell'accordo tra Alitalia e Air France-Klm".

I sindacati: "Avvenuto quanto temevamo". "Non ci hanno seguito. E' avvenuto purtroppo quello che temevamo" commenta il segretario della Uil, Luigi Angeletti. Mentre Epifani insiste nel sottolineare come il no della compagnia francese "metta fine, di fatto, alla possibilità di un'intesa". Secondo il numero uno della Cgil, il piano di Air France "presenta troppe incertezze e su troppi fronti: non sono indicate le risorse necessarie per garantire il rilancio e lo sviluppo di Alitalia, a partire dal potenziamento della flotta, non è accettabile il livello di esuberi, non ci sono granazie per l'area di Az servizi, per il futuro dei suoi dipendenti, per il futuro di Malpensa e per il settore della manutenzione". E ricorda come la vicenda Alitalia sia stata "per troppo tempo colpevolmente trascinata, portando la società all'insostenibile situazione attuale, fino a renderla oggetto di contesa elettorale per responsablità di Berlusconi. E' una sconfitta per il paese".

Veltroni: "Basta interferenze elettorali". Nella vicenda interviene anche Walter Veltroni: "Cessino immediatamente le interferenze elettorali - dice il candidato leader del Pd - lasciando agli organi istituzionali il compito di trovare la soluzione migliore". Veltroni, che esplicitamente dichiara che "le interferenze politiche, gli annunci sconsiderati e le dichiarate manifestazioni di ostilità hanno fatto interrompere la trattativa fra Air France e sindacati".

mercoledì 2 aprile 2008

Ci avete convinto. Davvero davvero

E’ dura la vita del candidato premier in campagna elettorale, da quando non ci sono più i partiti storici.
E’ la pratica del cerchiobottismo che deve diventare arte, bisogna saper far sognare, dicono i sociologi. Si, va bene, ma posto che devo sparare almeno un annuncio da titoloni al giorno, il problema è far sognare chi?

Se faccio sognare Confindustria, parlando di flessibilità e di valore del precariato, provoco gli incubi ai lavoratori, ai disoccupati e ai precari.
Faccio sognare Bossi e provoco il mal di pancia a Fini (potete tranquillamente sostituire Bossi con Binetti e Fini con la Bonino)
Se apro al pubblico perdo il privato (e viceversa)
Se dico una cosa laica, mi si incazza il clero e la componente cattolica (e viceversa).
Se parlo di salvaguardia ambientale mi si rivoltano i palazzinari (e viceversa, of corse)
"Come si fa, il tempo stringe, che categorie non mi sono ancora paraculato? Eh? Si sono offesi gli artigiani perché ho detto che evadono le tasse? Smentisci smentisci, volevo dire che ne pagano troppe, ma che devo fa, tutto io qua dentro?!? "

Non li invidio, davvero, è un impresa imbroba.
Certo, la cosa più semplice sarebbe avere un identità politica precisa, in modo da non doversi ricordare tutte le balle disseminate nei mesi, ma sembra evidente a tutti che la cosa non paga.

martedì 1 aprile 2008

Cinque canzoni d'amore che un pò mi vergogno ad amare

E' dura scrivere canzoni d'amore, e più passa il tempo e maggiore è la difficoltà. Ne sono state scritte a milioni e sforzarsi di trovare parole o formule inedite è impresa pressochè impossibile.

Cosa fa di una canzone d'amore un pezzo dignitoso, invece che una melassa indigesta, non mi è ben chiaro, visto che a legger bene i testi, anche pezzi che consideravo originali e sinceri, in fondo in fondo devono molto più al pathos dell'interpretazione che alla scelta delle parole (ad esempio lo splendido ululato di Bruce Springsteen in Drive all night, da The river, purtroppo è coniugato ad un testo tutto sommato banale).

Chissà perchè esistono love songs sdoganate anche dai critici più snob e dagli ascoltatori più saccenti e altre, che possiedono "ganci" irresistibili o testi coinvolgenti che sono derise. Secondo me il confine in questo campo è estremamente labile, ovviamente al netto dei gusti personali.
Lo scopo di questo post è ancora una volta fare outing, denunciando pubblicamente quelle canzoni d'amore che sono considerate smaccatamente commerciali o facilotte, ma che a me, quando le trovo alla radio, fanno partire il sing along con le vene fuori dal collo, e a volte il groppone in gola.

1) I want to know what love is dei Foreigner
2) Eternal flame delle Bangles
3) I'll fly for you degli Spandau Ballet
4) Notte prima degli esami di Venditti
5) Love is all around dei Troggs, nella versione dei Wet Wet Wet

Dite la verità, le state gia cantando...