giovedì 23 gennaio 2020

Bohemian rhapsody (2018)

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Le biografie dei musicisti, specialmente quelli rock, seguono quasi tutte uno schema a tappe ben definito: 1. infanzia problematica/anaffettiva/conflittuale con la famiglia della futura rockstar; 2. formazione artistica; 3. successo; 4. abuso di qualunque sostanza;  5. crisi artistica, in genere coincidente con l'arrivo di un disturbatore esterno (manager cattivo o amante perfido, i più gettonati);  6. redenzione umana/spirituale; 7. ritorno al successo.

Quindi, cosa differenzia un biopic dall'altro?
Molto banalmente direi sceneggiatura, messa in scena, performance attoriali, capacità di suggestionare lo spettatore.
Se è davvero così, a mio modesto parere Bohemian rhapsody toppa clamorosamente in tutto.

Chiariamo subito che io, a differenza di molti appassionati di rock verace, non disprezzo i Queen. Senza addentrarmi in disquisizioni critiche li ritengo rilevanti per la scena, di loro ho apprezzato una manciata di dischi (Sheer heart attack; A night at the opera; A day at the races; News of the world; Innuendo) e credo sia una delle formazioni che più ha subito eccessi di sopravvalutazione e, allo stesso tempo, sottovalutazione.

Il film tuttavia mi è arrivato posticcio già a partire dalla tanto celebrata interpretazione di Rami Malek/Freddie Mercury, che ho trovato inguardabile. 
Il resumè di Mercury e della band, sebbene in un contesto chiaramente celebrativo, eccede poi in maniera ipercalorica nell'agiografico, alcune sequenze sono talmente poco credibili da sfociare nel parodistico (Freddy sotto la pioggia, verso la fine della pellicola) e, davvero, la scelta di riproporre tutto il set del Live Aid rifatto da questi cosplay  è una delle scene più irritanti ed insopportabili che abbia mai visto (e doveva essere il climax del film!).

Capisco che possa essere piaciuto magari alle nuove generazioni che hanno così scoperto i Queen, ma che abbia fatto incetta di premi (4 Oscar, tra cui il miglior attore per Malek che, tra gli altri, ha battuto Christian Bale e Viggo Mortensen... mica Bombolo e Jimmy il Fenomeno) per me è l'ennesima dimostrazione di quanto quei premi ormai non rispondano più ad un criterio seriamente meritocratico.

Ma se ve piace così...

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