Sebbene io cerchi di tenermi al passo coi tempi, seguendo diverse tendenze di ambito metal, nella realtà sono ben pochi gli album dei generi più estremi che riesca veramente ad approfondire. Lo voglio premettere perchè quello che per me è un gran bel disco, per altri, più avvezzi a queste latitudini musicali, magari è un'opera come tante.
Gli Swallow the sun sono un gruppo finlandese attivo da una ventina d'anni, con sette album all'attivo, indicativamente posti sulla mensola del death/melodic-death metal.
Ecco, per quanto riguarda quest'ultimo When a shadow is forced into the light giustappunto di indicazione di massima si tratta, perchè le suggestioni che nascono dal suo ascolto si irradiano davvero in più direzioni, ma sempre all'insegna di una costante, struggente tristezza derivante dalla morte dopo lunga malattia di Aleah Stanbridge, compagna del leader (nonchè chitarrista e compositore di testi e musiche) degli STS, Juha Raivio.
A lei è implicitamente dedicata l'opera, le cui composizioni utilizzano perlopiù linee vocali clean, con qualche eccezione congrua e opportunamente inserita, come per la title track che apre il disco. Un pezzo dall'impatto emotivo sconvolgente dal ritornello cantato proprio in screaming, a legare assieme dramma e teatralità della composizione.
Lo ammetto, è praticamente bastata questa canzone a farmi innamorare dell'album, tuttavia proseguendo con l'ascolto ho avuto modo di immergermi completamente in atmosfere gotiche, nebbiose, dark, che mi hanno fatto viaggiare con la mente conducendomi a suggestioni estranee al metal, come Nick Cave, Bauhaus, certa new wave, addirittura retrogusti opachi di synth pop.
Ma la forza di When a shadow is forced into the light è la forza dei grandi album di musica di nicchia che trovano il linguaggio universale per uscire dal proprio recinto e rivolgersi a tutti, indistintamente, grazie ad un prezioso equilibrio tra complessità delle trame ed accessibilità delle melodie, che fanno di tracce come Firelights; Upon the water; Stone wings, Clouds on your side (l'unica canzone della tracklist composta assieme ad Aleah Stanbridge) o la conclusiva Never left, preziose gemme che straziano il cuore e al tempo stesso lo curano.
No, non avevo sbagliato ad inserire questo disco, last minute, nei migliori del 2019.
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