L'unico aspetto positivo di questo periodo in cui mi sento molto stanco e un pò apatico è che ho riscoperto, come non mi succedeva da tempo, la lettura.
Finisco un libro e ne comincio un'altro, dall'inizio dell'anno sono già a quota cinque, che è un numero superiore a quelli totalizzati nell'intero 2007.
Ieri ho terminato Cocaine nights di J.G. Ballard, del quale ho sempre voluto leggere Crash dopo aver visto il film di Cronenberg, ma poi la casualità mi ha portato su questo strano thriller sociale, di non facile lettura, ma a suo modo interessante.
Adesso passo a Dies Irae di Genna, che ormai ho eletto mio scrittore italiano contemporaneo preferito.
Eccovi la trama:
Giugno ’81: a Vermicino Alfredo Rampi, 6 anni, è incastrato in un pozzo artesiano. Diciotto ore di diretta televisiva raccontano la sua drammatica fine trasformandolo in un’icona mediatica, Alfredino. L’Italia non lo dimenticherà mai più. Nelle stesse ore: la scoperta delle liste della loggia P2, il processo Calvi, l’edificazione della città satellite di Milano 3 a opera dei fratelli Berlusconi. È l’alba di una nuova Italia, rammodernata e corretta. Da chi? Ignara delle proprie ombre, la nazione-Titanic vara il suo decennio più patinato, gli Ottanta. Sulla scia, sballottati dalla Storia che nei decenni successivi stravolgerà il mondo — 1981-2006: la caduta del Muro, Tangentopoli, l’Iraq — galleggiano i personaggi di questo romanzo. Paola C., in fuga da un indicibile dramma, attraversa il tetro sottobosco tossico di Berlino e la scena psichedelica di Amsterdam. Monica B. vive la parabola ben poco spirituale della buona borghesia milanese. Giuseppe Genna dalla claustrofobia del suo alloggio abusivo tiene a bada gli spettri della sua famiglia e quello di Alfredino, che lo condurranno alla scoperta di un mistero inafferrabile. E usando un congegno per l’intercettazione della voce dei morti, scrive un libro segreto che profetizza le sorti della specie umana, fino all’estinzione del pianeta. Romanzo epico, proiettato su un teatro umano vastissimo, DIES IRAE si candida a ricoprire in Italia il ruolo di Underworld di DeLillo. È l’affresco vivo, ironico, disperato di venticinque anni di storia collettiva e individuale. Di personaggi che si aggirano appena fuori dalla storia o dietro le sue quinte, di generazioni che hanno rotto il patto che le lega e cercano disperatamente di restaurarlo. Un romanzo storico, borghese, sottoproletario, horror, metafisico. Che muove guerra alle certezze della storia e della mente, e non fa prigionieri.
2 commenti:
hi hi.. ebbravo...
: )
avevamo già linkato il sito di dies irae vero?
mau
tu l'hai già letto?
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