sabato 4 settembre 2010

Album o' the week / Afterhours, Non è per sempre (1999)



Gli Afterhours si smazzano con stile la trappola del "difficile terzo album" (in italiano). Non era scontato, visto che il predecessore (Hai paura del buio?) era diventato quasi subito oggetto di culto della scena indie nostrana che aveva consacrato il suo pezzo più noto, Male di miele, quale corrispettivo italico nientepopodimeno che di Smell like teen spiritis dei Nirvana.

Come si gestiscono tali aspettative senza lasciarci le penne? Semplice (ma anche no), con tanta ispirazione, un grande songwriting e un sapiente bilanciamento tra pezzi post-punk e oscure ballate. Apre Milano circonvallazione esterna ( lo devo dire che è figlia bastarda di Open all night di Springsteen?), poi la title track, splendido esempio di pop-song che si attacca addosso peggio di una sanguisuga in una palude, come Tutto fa un pò male, del resto. Si segna facile anche con Baby fiducia e La verità che ricordavo. Anche se probabilmente i ricordi più immediati ed eccitanti sono legati all'inno anti-generazionale Non si esce vivi dagli anni ottanta.

Pensate, tutta sta roba in un solo disco. Questi erano gli Afterhours.

1 commento:

Anonimo ha detto...

In quel periodo vivevo una drammatica crisi esistenziale. La title track fu un conforto...E beh, "Non si esce vivi dagli anni 80" è diventata quasi profetica col tempo!!!