giovedì 30 settembre 2010
A riflettori spenti
"A scuola porto in bagno mio figlio disabile, è senza aiuto"
Idil
Mi sembra incredibile e paradossale che, davanti al disinteresse quotidiano di stato e istituzioni in merito ai problemi dell'infanzia, alla povertà di migliaia di famiglie, a bambini che vivono nell'indigenza, a mamme lavoratrici che non riescono a conciliare lavoro e genitorialità, a nuclei familiari di quattro o cinque persone che tirano avanti con un reddito annuo complessivo di quindicimila euro lordi , un equipe di medici abbia commosso questo ipocrita paese per aver estratto una creatura del peso di sette etti dal ventre di una madre in coma irreversibile, tenuta artificialmente "in vita" per portare a termine la gravidanza.
Non ce l'ho con te piccola Idil, anzi, ti auguro ogni fortuna e bene. Visto il mondo nel quale hanno voluto a tutti costi farti vivere, ne hai un fottuto bisogno.
mercoledì 29 settembre 2010
Soul bombs
So che è una formula abusata, ma, davvero nel caso di Southside Johnny vale la considerazione che riascoltarlo è come ritrovare dopo tanto tempo un caro, vecchio amico.
Questo inossidabile dinosauro del rock ha forgiato il suo sound da soulman nella seconda metà degli anni settanta quando l'amicizia e gli scambi musicali che lo legavano a Springsteen, Little Steven e il giro della E Street Band erano così intensi, che se non fosse stato per la causa legale che lo bloccò per tre anni (dopo Born to run e fino a Darkness), di certo il boss avrebbe pubblicato un disco di soul / r&b in perfetto stile Southside (la montagna di inediti, solo in parte pubblicata su Tracks è lì a dimostrarlo).
Tra l'altro la straordinaria miscela che John Lyon (vero nome del nostro) aveva shakerato non si esauriva con i tributi al suo sconfinato amore per Sam Cooke, ma utilizzava componenti di rock and roll, di blues, venature boogie e episodi r&b.
Poi un'altro calo di interesse del grande pubblico accompagnato stavolta anche da quello delle major, fino alla recente decisione di vendere i suoi lavori direttamente allo zoccolo duro dei fans, attraverso la rete. Questa scelta ha fatto sì che nella prima decade degli anni zero, tra materiale inedito, dischi di cover e recuperi dal repertorio storico, Southside abbia infilato una dozzina di uscite.
Pills and ammo, pubblicato qualche mese fa, riprende decisamente il canovaccio stilistico del periodo migliore. Quello che lo distingue dall'essere un prodotto un pò patetico riservato a vecchi nostalgici è la qualità delle composizioni e la freschezza del sound.
One more time to rock è un altro torrenziale blues elettrico, mentre il rock and boogie fa capolino in Keep on moving. You can't bury me (rancorosamente autobiografica?) è fatta apposta per amare la voce rasposa di Johnny e la conclusiva Thank you è una delicata love song, indispensabile chiosa per un disco così.
A quasi sessantue anni d'età Southside Johnny riesce ancora a fare scintille insieme ai suoi Asbury Jukes. Con feroce consapevolezza, senza aver più nulla da chiedere e rifiutando ogni compatimento per quello che avrebbe potuto essere e invece non è stato. Come si fa dico io a non volergli bene?
martedì 28 settembre 2010
Please Mr Postman
Nell'era di internet e delle e-mail, questa decisione (concordata anche con le Organizzazioni Sindacali) è passata quasi inosservata o comunque non ha provocato grandi reazioni. Personalmente riavvolgo il nastro e penso a quante volte ho fatto la posta al postino (ahah) nell'attesa trepitante di una lettera, una cartolina, di un pacco o semplicemente al brivido sottile che provavo nello sbirciare nella mailbox. All'epoca essere obbligati a due giorni di mancata consegna sarebbe stato davvero insopportabile.
Oggi lo slogan potrebbe essere bando ai sentimentalismi, largo al progresso e all'efficienza.
Qui la notizia riportata dal Corriere della sera
lunedì 27 settembre 2010
MFT, settembre 2010
M.I.A. , Maya
Estere, Città invisibili
Hank III, The rebel within
Southside Jonny and the Asbury Jukes, Pills and ammo
Robert Plant, Band of joy
Black Crowes, Croweology
Fabri Fibra, Controcultura
The Sword, Warp riders
Ray LaMontagne, God willin' and the creek don't rise
Black Mountain, Wilderness heart
Brandon Flowers, Flamingo
Natalie Merchant, Tigerlily
Uochi Toki, Laze biose
LETTURE
John Lansdale, In fondo alla palude
sabato 25 settembre 2010
Album o' the week / Alexander O' Neal, Hearsay (1987)
Tra tutti gli artisti che godevano di alta rotazione, Alexander O'Neal aveva una posizione di significativo rispetto. Grazie soprattutto ad un album come Hearsay, che, trainato da singoli quali Criticize, Fake, (What can i say)To make you love me e Never knew love like this, fece il botto nelle classifiche di genere USA.
Il genere del caso è ovviamente è il modern l'r&b che, come ebbi a dire scrivendo dei Boyz II Men, col tempo è diventato marginale nel panorama della musica black o si è imbastardito, contaminandosi con l'hip hop.
Al netto della nostalgia canaglia che mi attanaglia ascoltandolo, mi sembra di poter dire che si tratta oggetivamente di un buon disco: ispirato, ottimamente prodotto e interpretato. E' un festa che, pur risultando oggi un pò kistch e fuori moda, riesce comunque ad essere divertente. Peraltro, proprio le chiacchere e i rumori di sottofondo tipici di un party sono usate da O'Neal come skit nelle pause tra una traccia e l'altra dell'album.
venerdì 24 settembre 2010
Si parte davvero
giovedì 23 settembre 2010
Una tranquilla serata televisiva
E stavolta non mi ha salvato manco con lo zappping, visto che mi sono sintonizzato su X-Factor allo scopo di vedere che look si era inventato a sto giro Elio, ma mi sono invece imbattuto nell'altro giudice, Enrico Ruggeri, che, per incoraggiare un gruppo molto criticato, ha pensato bene di citare una frase di Benito Mussolini (la celebre "tanti nemici tanto onore"). Nessuno è intervenuto, nessuno lo ha contestato, qualcuno ha applaudito.
Risultato:ho spento e mi sono dedicato ad un libro a lungo trascurato. E poi dicono che la tv uccide la lettura.
mercoledì 22 settembre 2010
Una famiglia fuori dal comune
Pare che dopo il recente flop di Flash Forward la ABC punti molto su questo telefilm per tornare al centro dell'attenzione mediatica (e degli ascolti) come ai bei tempi andati di Lost. Staremo a vedere.
Nel cast figura anche Julie Benz (è la moglie di Chiklis), uscita dopo quattro stagioni da Dexter e reduce da qualche episodio di Desperate Housewifes.
Anche per lei vale il discorso fatto a proposito dell'ex Vic Mackey, fa sempre piacere rivederla.
martedì 21 settembre 2010
Ecs
In due ore di film si salvano giusto un paio di battute, come quella che urla Orlando alla moglie: - se ti avessi ammazzata venticinque anni fa, la prima volta che l'ho pensato, adesso sarei già fuori! - .
Vabbeh.
lunedì 20 settembre 2010
Flashback
Prima di andarmene ho indugiato un ultimo istante, il tempo di cercare (vanamente) di rievocare il piacere del flashback di un attimo prima e di scattare questa foto. Poi sono uscito.
sabato 18 settembre 2010
Album o' the week / Carmen Consoli, L'anfiteatro e la bambina impertinente (2001)
Già la partenza, con la bellissima Per niente stanca, arrangiata con un andamento tipo Bolero, coglie nel segno.
Poi beh, la tensione non regge allo stesso modo per tutta la durata dell'album, qua e là emerge forse qualche momento di stanchezza, ma nel complesso credo si possa parlare di un live veramente riuscito.
venerdì 17 settembre 2010
Canta Lotta Ama
E' arrivata alla terza prova discografica Mathangi Maya Arulpragasam, meglio conosciuta come M.I.A., interessantissima artista che nasce nei sobborghi di Londra da genitori dello Sri Lanka.
Il suo marchio di fabbrica, che nel frattempo ha dato il via ad uno vero e proprio filone musicale, è una miscela di suoni e stili che abbracciano l'etnico, l'hip-hop, la dance, il reggae ed altre ispirazioni di cui non so nemmeno tracciare le coordinate, oltre ad un impegno sociale verso i popoli terzomondisti veicolato da buona parte delle liriche.
mercoledì 15 settembre 2010
Of union and men
E invece... E invece eccomi qui a discutere con la gente, spesso a tentare di convincere gli imprenditori a cambiare idea, a intervenire, a negoziare, a parlare in pubblico in assemblea o in mezzo a gruppi di lavoratori infoiati. Ad alternare ruoli da pompiere a quelli da incendiario. Riuscendo non di rado a farmi anche ascoltare. Davvero incredibile.
Nella mia azienda (una grande impresa di servizi uscita a pezzi dalla fine del monopolio del settore)il sindacato è sempre stato parte integrante del sistema. Ti accorgi del suo ingombro quando parli con amici o conoscenti che lavorano altrove, in altri settori privati. Da noi se ti rifiutano un giorno di ferie chiami il sindacato; se ti mandano in mensa troppo presto o troppo tardi chiami il sindacato; se hai l'impressione di lavorare più dei tuoi colleghi chiami il sindacato; se un capo ti riprende chiami il sindacato, mentre negli altri posti in linea di massima se hai il posto fisso t'incazzi ma poi te ne fai una ragione, se sei precario fai buon viso a cattiva sorte.
Le organizzazioni sindacali qui presenti sono per molti lavoratori (per fortuna non per tutti) al pari di assicurazioni a basso costo, è sempre opportuno averne una in tasca, quale sia, spesso non fa nessuna differenza, l'importante è che confaccia alle tue esigente individuali.
L'ipocrisia più evidente si palesa nei momenti assembleari. In privato la gente dà magari fiducia ai sindacati più abietti e incapaci ma capaci di garantire clientela col padrone (che si ottiene attraverso cessione di diritti collettivi, sennò in che altro modo?!?), mentre in pubblico si slogano i polsi ad applaudire i esponenti di organizzazioni autonomie che dal pulpito fanno interventi tipo Breda anni settanta, attaccando più "i confederali" che l'azienda, ma non raccogliendo, all'atto pratico, alcuna adesione tra i dipendenti.
Certo, non fossero queste le condizioni generali, difficilmente Cgil, Cisl, Uil, Ugl e gli altri avrebbero tanti iscritti, visto che con le recenti leggi sulla regolamentazione dei conflitti e in generale sui diritti dell'impresa, l'agire sindacale tradizionale in questo settore è frantumato. Di conseguenza c'è chi si è adattato perfettamente al clima e chi, seppur tra contraddizioni e compromessi, cerca di svolgere il suo ruolo.
Tra i lavoratori invece ognuno si gestisce come meglio può, come se fosse un libero professionista. Alla fine a posto io, degli altri chi se ne fotte.
Non l'hanno inventato loro questo modello di vita, si sono semplicemente limitati a prendere esempio da molti (per fortuna non tutti) sindacalisti a tempo pieno.
martedì 14 settembre 2010
A gangster tale
Il nemico pubblico numero uno del titolo è Jacques Mesrine, delinquente francese molto noto negli anni settanta, qui interpretato da Vincent Cassel.
Rapinatore di banche, amante della bella vita e delle belle donne, spietato quando si trattava di aprire il fuoco contro le forze dell'ordine, con un'abilità speciale nei travestimenti, il criminale transalpino è entrato nella storia anche per le sue spettacolari evasioni (quattro) e per il rapporto con i media, che usava precorrendo i tempi come cassa di risonanza per suo mito.
Spaccone, orgoglioso ed egocentrico al punto di andare in bestia se i giornali omettevano di citarlo dopo un'impresa, Mesrine ha vissuto buona parte della sua esistenza tra carceri di massima sicurezza e vita alla macchia, non negandosi comunque mai nessun privilegio e riuscendo anche, durante la detenzione, a scrivere un libro autobiografico.
La narrazione del film illustra le sue imprese e il contesto storico parallelo (il golpe in Cile, le Brigate Rosse in Italia), fino alla deriva di onnipotenza che porterà Jacques a sparare (non prima di averlo massacrato di botte) ad un giornalista (che si salverà miracolosamente) reo di aver pubblicato un feroce articolo su di lui. Sconvolgente l'epilogo, che, essendo cronaca, è di certo la parte più fedele alla realtà di tutta la pellicola. Mesrine viene praticamente giustiziato per strada da un plotone di quattro agenti , senza che gli venga initmato di arrendersi o data la possibilità di consegnarsi. Veramente agghiacciante.
Impossibile non tracciare un parallelo tra la storia di questo malvivente d'oltralpe e il nostro Renato Vallanzasca, parallelo che va dalla tipologia di criminali (belli e dannati) alle produzioni cinematografiche. Se quella di Placido (in uscita) ancora non possiamo giudicarla, almeno possiamo fare una riflessione sulle contestazioni che da sempre hanno accompagnato le iniziative artistiche legate alla vita del bel Renè. Chissà perchè si sono potuti fare da sempre, in Italia e altrove, film o serial tv su criminali di varia natura senza che venisse giù il mondo, mentre quando si parla del bandito della Comasina si scatenano inevitabilmente polemiche moralistiche a non finire.
Comunque, tornando a Nemico pubblico numero uno - L'ora della fuga, la mia valutazione dell'opera è senza dubbio positiva. Al netto del realismo della trasposizione, il film, che omaggia anche i noir francesi dei settanta, mi è parso buono, con un ottimo ritmo, un'interessante ricostruzione del periodo storico e una buona prova di Cassel, seppur alle prese con un ruolo "facile". Ultimo ma non ultimo, mi sono preso una cotta per Ludivine Sagnier, attrice che interpreta l'ultima compagna di Mesrine.
lunedì 13 settembre 2010
Lo strano caso di P. e F. / 2
Dunque, entrambe fanno ora le scuole medie, ma mentre P. (figlia di mia sorella) fa le statali, F. (figlia dei cognati) frequenta un istituto privato religioso.
P. continua ad essere appassionata di lettura (fumetti, libri, qualunque cosa), e cinema e ha scritto un racconto fantasy di una cinquantina di pagine. Però siccome non voglio fare lo zio che si vanta della nipote fenomeno, aggiungerò che è una chiaccherona a livelli logorroici e che ha sempre più della maestrina.
F. continua ad essere nella spirale del fashion. Quest'estate ha chiesto ai suoi genitori di essere portata da Abercrombie, negozio stratrendy di Milano (ne aveva scritto Lisa qui), dove all'entrata si fa la fila manco fosse lo Studio 54 e a riceverti trovi un modello palestrato a torso nudo che si presta a farsi fotografare con te.
sabato 11 settembre 2010
Album o' the week / Aretha Franklin, Aretha in Paris (1968)
venerdì 10 settembre 2010
Free at last
Nella sua quarta e conclusiva stagione (che consta anche di una "coda" di due ulteriori puntate), il telefilm che ha come protagonista Wentworth Miller conferma e amplifica al massimo tutti i suoi punti di forza e i suoi difetti, sospeso com'è tra soap e action-movie.
La quarta serie si conclude con un flash sulle vite dei protagonisti quattro anni avanti nel futuro, mentre l'epilogo "The final break" ci svela l'avvenimento centrale di quel lasso di tempo e il fato di Michael.
Confermo la mia prima valutazione, per godersi al massimo Prison Break occorre staccare il cervello, non porsi troppe domande sulle innumerevoli incongruenze degli avvenimenti, la poco verosimiglianza, i buchi di sceneggiatura e tutto quanto fa la differenza tra un prodotto che cerca il realismo e uno di pura evasione (ahah). Fatto questo, ci si può lasciar trasportare dal ritmo, dai cliffhanger e dai numerosi ribaltamenti di scena, godendosi un buon intrattenimento televisivo.
mercoledì 8 settembre 2010
Metalogy
Un'esaltante riassunto delle caratteristiche di cui sopra è concentrato dentro Warp Riders, terza prova dei texani (vastissima ed eterogenea la scena del lonestar state, lasciatemelo dire) The Sword. Un disco potente, epico (attenzione, non in senso epic-metal), che nasce già così classico che più classico non si può. A partire dalla sua concezione, visto che parliamo di un concept album, operazione d'altri tempi, quando l'impegno richiesto all'ascoltatore era qualcosa che era più vicino alla lettura che allo scorrere di un puntatore di mouse su una lista di files.
Dal punto di vista dei riferimenti musicali, è indubbio che il baricentro delle scosse telluriche provocate dalla band sia quello dei Black Sabbath di Osbourne, ma poi i palazzi vengono giù ad ondate successive che richiamano i magnitudo dei primi Iron Maiden (l'open track Acheronunleashing the orb e Night city) e dei migliori 'Tallica (Astrea's dream). Ma, aldilà delle coordinate di riferimento, la forza degli Sword è riuscire ad essere unici e originali pur reintepretando un canovaccio che è l'abecedario di quasi tutti i gruppi che iniziano a suonare metal.
Warp riders nasce masterpiece, un disco senza tempo e per questo sempre attuale, laddove invece il rischio di suonare convenzionale o di mestiere era elevatissimo. E a proposito di unicità, prendete la portentosa copertina (opera di Dan McPharlin), sembra più la cover di un'Urania o di libro di Asimov, al punto che persino i 10cmq del packaging del cd gli stanno stretti, l'unica resa soddisfacente per enfatizzarne la grandezza è quella del vinile. Tra l'altro anche il numero dei brani e la loro durata è nostalgico di quando si ragionava di side A e B: dieci tracce per meno di cinquanta minuti.
Un album perfetto, dannazione. Un classico. Ah, ma questo l'ho già detto.
martedì 7 settembre 2010
The Shield a NYC
Pride and glory - Il prezzo dell'onore, si inserisce nel filone USA di cui sopra. Ci sono Edward Norton (buono, con una macchia nel suo passato che lo strugge), il fratello Noah Emmerich (buono ma ambizioso), il cognato Colin Farrell (corrotto), e il patriarca, pezzo grosso della Polizia, Jon Voight ("mai denunciare un collega").
Si inizia con un massacro di agenti che volevano fottere un trafficante e ci rimangono invece secchi, quindi le indagini, con Voight che richiama in pista Norton, ritiratosi in ufficio dopo l'episodio a cui facevo cenno sopra. Farrell occulta le prove, confonde le piste, si comporta da aguzzino con delinquenti, testimoni e persino con i neonati figli dei criminali, ma il suo destino, si sa, è segnato.
Film mediocre, anche se sostenuto da un'atmosfera adeguata (riprese notturne, realismo, squallore delle suburbs di New York) e da una discreta tensione narrativa. Di coraggio e denuncia non so se parlarne, visto la premessa al post.
Per fan del genere (e di Norton, magari).
lunedì 6 settembre 2010
Se questo è il futuro...
A sentirlo parlare come un giovane leader di un nuovo partito all'opposizione non sembra un quasi sessantenne che ha governato con il centro-destra per gran parte degli ultimi sedici anni; a sentirlo affermare "mi piange il cuore che un giovane su quattro sia disoccupato e gli altri precari" non sembra uno che votò la legge 276/03 (che qualcuno, sbagliando, chiama legge Biagi); a vederlo darsi arie da progressista non sembra uno che ha mandato a morire centinaia di immigrati con la legge che ha onorevolmente siglato insieme a quello che adesso individua come suo nemico, Bossi. A sentirlo lamentarsi di eccessivo autoritarismo, riferito al modo di governare di Berlusconi, viene da pensare che in questi ultimi tre lustri si sia distratto, perchè il cav. ha sempre gestito così il potere, peraltro con il suo assenso.
E a proposito del premier. Ma cosa avrà fatto mai di così grave e peggiore di quanto ha sempre fatto in passato con l'assenso dell'ex leader di AN, per provocare questa spaccatura ?
E detto per inciso, è ovvio che chi lo sostiene nel PDL è in malafede come il lupo che vuole aiutare cappuccetto rosso a trovare la nonna, ma a questo punto Fini dovrebbe immediatamente dimettersi dalla carica di Presidente della Camera dei Deputati. Sennò agisce come i suoi vecchi partner, che piegano leggi e morale alle loro necessità. E questo non va bene per un nuovo leader di un nuovo partito alternativo, vero Gianfranco?
Shrek ever after
Lo spunto al quale si sono aggrappati quelli della DW per sfornare il quarto, è quello che impedisce ad una saga che non ha più nulla da dire di affondare, uno dei più abusati nel mondo dei comics seriali, l'unico possibile a questo punto. Quello cioè di fare un bel what if, vale a dire un racconto slegato dalla continuità narrativa dei personaggi e sbizzarrirsi a piacimento.
E beh, la cosa funziona abbastanza, anche se si sacrifica la peculiarità di Shrek, quella di prendersi gioco delle fiabe canoniche. Qui l'orco verde è un eroe con tutti i crismi, abbastanza convenzionale e brandizzato.
Fatti i conti con questo, il film risulta anche divertente, dinamico e spensierato.
Il fondo è grattato, non dovessero fermarsi, si comincerebbe a scavare.
sabato 4 settembre 2010
Level 42
Poi devo rimuovere il silicone tra il bordo della vasca da bagno e la parete,che mi hanno messo da cani, e riposarlo in maniera decente. Sistemare il garage, lavare le macchine, cambiare l'olio alla Clio, mettere in ordine i segni della mia presenza in casa (cd, libri), che sono sparsi un pò ovunque. Se avanza tempo vorrei anche farmi una corsetta, che lunedì si ricomincia col calcio.
Fisicamente sto abbastanza bene, almeno rispetto ad un mesetto fa, quando ho probabilmente toccato il fondo. Pancia gonfia e fiato corto come mai prima (oddio, non partità mica lo spot dell'Activia, eh?). Così ho provato a mangiare un pò più regolato, eliminando roba stracondita, intingoli, junk-food e bibite gasate e l'effetto è stato quasi immediato, è davvero incredibile la velocità con la quale il mio corpo si è ripreso dalle tossine che aveva accumulato in mesi di regimi alimentari suicidi .
Che altro? Ah sì. Con l'odierno 5 settembre sono quarantadue.
Album o' the week / Afterhours, Non è per sempre (1999)
Come si gestiscono tali aspettative senza lasciarci le penne? Semplice (ma anche no), con tanta ispirazione, un grande songwriting e un sapiente bilanciamento tra pezzi post-punk e oscure ballate. Apre Milano circonvallazione esterna ( lo devo dire che è figlia bastarda di Open all night di Springsteen?), poi la title track, splendido esempio di pop-song che si attacca addosso peggio di una sanguisuga in una palude, come Tutto fa un pò male, del resto. Si segna facile anche con Baby fiducia e La verità che ricordavo. Anche se probabilmente i ricordi più immediati ed eccitanti sono legati all'inno anti-generazionale Non si esce vivi dagli anni ottanta.
Pensate, tutta sta roba in un solo disco. Questi erano gli Afterhours.
venerdì 3 settembre 2010
E baldoria sia
giovedì 2 settembre 2010
Serial empire
La storia (ideata da Terence Winter, creatore dei Soprano) è un gangster movie ambientato ad Atlantic City durante il proibizionismo. Dalla collaborazione di due "menti" dal background così diverso, ci si aspetta tanto, anche se una saga in costume parte con qualche rischio di audience in più rispetto a produzioni collocate nel presente.