giovedì 4 maggio 2023

Recensioni capate: Il sol dell'avvenire (2023)


Totalmente deluso dalla realizzazione di Tre piani , sono tornato a vedere un film di Moretti, e l'ho fatto al cinema, fidandomi di chi mi parlava di un ritorno al vecchio "Nanni Cinematic Universe". Premettendo che non sono mai stato un die hard fan del regista romano, ma che ho apprezzato più di un suo film, in qualche caso identificandomi con il militante che portava sullo schermo, confermo il senso della dritta ricevuta, Moretti riposiziona sulla sullo schermo un suo alter ego (non Michele Apicella): un regista in crisi personale e artistica, pieno di dubbi, idiosincrasie e fissazioni. Certo, un prodotto, come si dice oggi, totalmente fan-service, tuttavia non per questo, almeno per uno di solida famiglia comunista, meno riuscito. Nel film dentro il film, cioè la pellicola che il regista protagonista Giovanni gira ambientandola in un circolo romano del P.C.I. nel 1956, si respirano appieno tutti i turbamenti, l'incredulità ma anche la cieca fedeltà al Partito, che realmente investirono i militanti dopo l'invasione dei tank sovietici in Ungheria. Che poi, se vogliamo puntualizzare, ne Il sol dell'avvenire il meta-cinema si spinge ben oltre, arrivando a racchiudere addirittura quattro film o spunti di essi che oscillano dal drammatico al comico (la gag su Netflix sarebbe stata più divertente non ci fosse già stata la quarta stagione di Boris). 
E comunque il finale, sospeso tra C'era una volta... a Hollywood di Tarantino e la chiusura quasi testamentaria del cerchio di una vita (quella di Moretti) nel mondo del cinema, stavolta (a differenza del film precedente) sì, mi ha emozionato. 

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