A volte sembra basti poco, ma evidentemente così proprio non è, se per ascoltare uno straordinario, genuino honky tonk album bisogna armarsi di santa pazienza e procedere per numerosi, frustranti, tentativi.
Per fortuna ci sono i Boken Spokes che la tua perseveranza la ripagano per intero, con un ten-tracks sfavillante, dove la distanza qualitativa tra cover classiche (solo due: Driving nails in my coffin' di Enrest Tubb e Honky tonk song di Mel Tillis) e pezzi inediti è azzerata da un songwriting eccelso e un sound che ci ricorda la stretta parentela esistente tra questo stile del country e il rock and roll ma anche tra la redneck music e l'old time di New Orleans (River of blues).
Per fortuna ci sono i Boken Spokes che la tua perseveranza la ripagano per intero, con un ten-tracks sfavillante, dove la distanza qualitativa tra cover classiche (solo due: Driving nails in my coffin' di Enrest Tubb e Honky tonk song di Mel Tillis) e pezzi inediti è azzerata da un songwriting eccelso e un sound che ci ricorda la stretta parentela esistente tra questo stile del country e il rock and roll ma anche tra la redneck music e l'old time di New Orleans (River of blues).
Un album che letteralmente vola, non solo per la brevità del timing complessivo, ma anche e soprattutto per la non scontata capacità della band di interpretare un genere che ha qualcosa come tre quarti di secolo di storia.
Irresistibile.
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