Quella per i Flogging Molly, ai tempi di Float (2008), fu una vera e propria folgorazione. Con tutte le opportune differenze (un sound più elettrico, benchè incardinato alla tradizione) mi sembrava di aver trovato una band che potesse colmare l'enorme vuoto lasciato dai Pogues. Sensazione confermata dai live act della band, che sono riuscito a vedere due volte (la seconda in un bill chiuso proprio da Shane e compadres).
Per un pò, soprattutto grazie al recupero del repertorio antecedente a Float (tre album), è stato così. Purtroppo la seconda decade degli anni zero (due soli dischi: Speed of darkness e Life is good) ha segnato a mio avviso un'involuzione dei FM, sospesi tra il tentativo di percorrere strade nuove (niente di particolarmente sperimentale, mainstream punk) e la paura di perdere lo zoccolo duro di fans. Ecco quindi il frontman David King traghettare il combo negli anni venti con un, prevedibile, a questo punto, ritorno al celtic punk degli esordi. E, se non ce la meniamo troppo con la coerenza artistica, che qui ci sono i mutui da pagare, l'operazione si può dire sufficientemente riuscita.
Manca, per la verità, il furore devastante degli inizi, ma chi apprezza i pattern tradizionali irlandesi non penso possa lamentarsi, per come esso permea l'intero lavoro, con dei passaggi in questo senso espliciti, vedasi The croppy boy '98 che sembra adagiarsi nostalgicamente sullo standard The raggle taggle gypsy.
Un buon ritorno insomma, probabilmente il migliore possibile, a questo punto della storia dei Flogging Molly.
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