1972. In una Napoli notturna, oscura, inedita per la costanza con la quale viene flagellata dalla pioggia, si aggira solitario Peppino Lo Cicero (Toni Servillo), apparentemente incurante dell'acqua che scende incessante. Il suo obiettivo è la bottega di un artigiano che in realtà svolge l'attività di armaiolo clandestino. Il suo intento è regalare un revolver al figlio, che, come lui ha fatto in passato, svolge l'attività di killer al soldo della camorra. Da lì a poco il suo piccolo mondo, le sue regole, la sua vita cambieranno per sempre.
Esordio alla regia per l'artista multimediale italiano (fumetti, sceneggiature, musica, cinema) Igort (Igor Tuveri), già autore e disegnatore della graphic novel da cui è tratto il film.
5 è il numero perfetto è davvero un'operazione inedita e coraggiosa per il nostro cinema. Un film atipico, girato con una abilità non da opera prima, che si colloca con visionaria originalità nel filone noir, da cui prende gli stilemi dell'eroe solitario senza nulla da perdere perchè gli è stata tolta ogni cosa, della voce fuori campo, dell'oscurità notturna che tutto avvolge, plasma e modifica, delle imprese spietate ma al tempo stesso romantiche e disperate.
La messa in scena di Igort è sontuosa, le tante sparatorie pagano in maniera esaltante il debito al cinema d'azione orientale (da John Woo a Kim Ji-woon) con degli artistici, splendidi ciuffi di sangue che lasciano il corpo delle vittime appena i proiettili lo colpiscono.
In questo contesto non ci poteva essere interprete migliore di Toni Servillo, per dare volto e fisicità a Peppino. L'attore de Le conseguenze dell'amore, anche con un naso posticcio che gli squadra il viso, si cala perfettamente in questo personaggio pieno di rimorsi e di rancore che torna a vivere e a reclamare vendetta, inizialmente per il lutto che lo colpisce, ma poi per tornare a sentirsi vivo.
Ottimo anche Carlo Buccirosso, che, nei panni del compare che accompagna Peppino, Totò o' Macellaio, dimostra ancora una volta, e ormai non dovrebbe neanche più essercene bisogno, la sua poliedricità di interprete.
Insomma un film che è un unicum nel panorama italiano (è passato veramente un secolo dai gioiellini pop di Diabolik di Bava o Kriminal di Lenzi) e che, purtroppo, ma inevitabilmente, in sala hanno visto in pochi.
Il danno è doppio, perchè il film è valido e perchè se 5 è il numero perfetto avesse avuto il successo che stramerita avrebbe potuto aprire la strada ad un nuovo filone di genere, tutto nostrano.
Un autentico delitto non sia andata così.
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