Mi ero ripromesso di celebrare i progetti italiani che in qualche modo tentassero di uscire dai soliti soggetti nei quali la nostra industria cinematografica è precipitata da anni, e lo faccio volentieri con questo Gli uomini d'oro.
Il film di Vincenzo Alfieri (regia, co-sceneggiatura, co-soggetto), liberamente ispirato ad una vicenda realmente accaduta (un furto avvenuto a Torino nell'estate del 1996), ci racconta la storia di due uomini, portavalori delle poste, e dei loro complici, diversissimi tra loro, che per necessità assortite decidono, in maniera astuta e non violenta, di sottrarre tutto il denaro contenuto nel furgone blindato che quotidianamente guidano.
Alfieri mette in scena il film dedicando ai tre protagonisti principali (Morelli, De Luigi, Leo) un capitolo ciascuno ( "Il playboy";"Il cacciatore";"Il lupo") disallineati su tre linee temporali che alla fine si intrecciano, alla Tarantino, per intenderci (e ancora prima alla Rapina a mano armata di Kubrick). Scelta che a mio avviso fa fare uno scatto in avanti alla pellicola, dandogli spessore internazionale e personalità. Molto buono a mio avviso anche lo spunto che origina ognuna delle singole storie, cioè il terrificante (per i tifosi granata) cinque a zero che la Juventus di Vialli e Ravanelli inflisse al Torino nel dicembre del 1995. Il tema degli sfottò tra i tifosi delle due squadre, anche sfociando nei più ignobili cori, resterà sottotraccia per tutto il film, deflagrando nel finale.
Dal punto di vista attoriale non c'è partita. Fabio De Luigi fornisce un interpretazione "all'americana" di un personaggio schivo, frustrato e deluso dalla vita, che controlla a fatica la sua enorme rabbia repressa. Un interpretazione lontana dai canoni classici dell'attore comico, che potrebbe aprire una seconda fase della sua carriera, o almeno, concedergli maggiori possibilità di alternare i suoi canoni (un pò come successe con Abatantuono).
Quello che invece non funziona, a mio avviso, è parte del finale - spoilero - , cioè l'assolutamente inverosimile ritrovamento dei soldi (la prima cosa che la polizia mette a soqquadro in questi casa è l'abitazione) e poi il personaggio dello strozzino interpretato da Gian Marco Tognazzi, troppo abbozzato e caricaturale, con un epilogo che boh, sembra messo lì tanto per tirare le somme.
Il mio personale giudizio finale è comunque positivo, alimentato anche dalla sensazione che il film possa cresce con più visioni.
2 commenti:
dove l'hai visto? Su Sky?
Sì, offerto gratuitamente dal pacchetto primafila
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