lunedì 10 gennaio 2011

I migliori del 2010 1/2

Qualche considerazione preliminare. Uno: sta cosa dei voti in coda alle recensioni tende ad irrigidire tutto il sistema. A rigor di logica infatti il trionfatore della classifica di fine anno dovrebbe essere l’album che ha preso il massimo delle stellette, pardon pinte. In realtà prendo atto che non è necessariamente così, perché la lente del tempo deforma le analisi fatte a suo tempo, sfocandone nitidezza e certezze e rimettendo, seppur parzialmente, in discussione le valutazioni.

Due: non c’è un vero disco dell’anno. Diciamo che si sono delineati due blocchi, ma le incollature tra i primi cinque sono ridottissime e la palma alla fine premia quello che ha goduto di maggiore longevità nel lettore.

Tre: mi sono reso conto leggendo le classifiche dei magazine internazionali più importanti che i dischi inclusi nella mia top 10 sono piaciuti in pratica solo a me. Pazienza. Mi fregerò di essere l'unica chart al mondo nella quale non trovano posto gli Arcade Fire.

Analogamente a quanto fatto l’anno scorso divido in due la classifica, linkando sui titoli dei dischi le recensioni fatte a suo tempo.



10. MIDLAKE - The courage of others


Un album questo che è cresciuto mooolto lentamente, come un acido che sembra non fare effetto e invece poi. Atmosfere rarefatte, gusto per la melodia e un'intrigante malinconia di fondo costituiscono i pilastri fondanti dell'opera. Lisergico.


9. M.I.A. – Maya


Il melting pot culturale che tanto spaventa la Lega è tutto freneticamente racchiuso qui dentro, nel terzo capitolo discografico di M.I.A. . In aggiunta continuano ad essere presenti nei testi (e nei video) le componenti di denuncia e rivolta sociale. Riot on a dance floor.



8.TOM PETTY & HEARTBREAKERS – Mojo

Un compendio a trent'anni di sodalizio. Rockblues certo, ma anche folk, psichedelia e refrain che strizzano l'occhio al pop. Their mojo 's working as well.


7. FABRI FIBRA – Controcultura


Chi apprezza il rap italiano (anche) mainstream non può ignorare il ritorno del Fibra. Rumoroso. Polemico. Srafottente. Ironico. Irriguardoso. Insensibile. A suo modo, politico. In questo ambito, imprescindibile.


6. ALEJANDRO ESCOVEDO – Street songs of love


Non so quante vite abbia Alejandro Escovedo. Emerge dal suo passato di artista new wave e post punk con un disco di classic rock, muscoli, sudore e poesia. Refrain potenti sostenuti congruamente da chitarra basso batteria ma anche intime slide guitar notturne. Passionale e ispirato.

continua


1 commento:

Filo ha detto...

Anch'io tendo a privilegiare i dischi che ho ascoltato di più, nella classifica. Inftti spesso lo scrivo.

Per quanto riguarda il punto tre: neanch'io ho gli Arcade Fire! E non sai con quanta enfasi lo sto dicendo.