Ero favorevole all’indulto, e in parte lo sono ancora.
Credo che chiunque abbia a cuore i problemi dei cosidetti ultimi, abbia condiviso la necessità di intervenire sulla sovrapopolazione delle carceri italiane. I più grandi istituti di detenzione sul territorio erano (e in misura inferiore sono ancora) sovraffollati.
Credo che chiunque abbia a cuore i problemi dei cosidetti ultimi, abbia condiviso la necessità di intervenire sulla sovrapopolazione delle carceri italiane. I più grandi istituti di detenzione sul territorio erano (e in misura inferiore sono ancora) sovraffollati.
Chiunque può immaginare cosa significhi aggiungere una brandina in più, quando non addirittura due, in una cella di pochi metri quadrati.
Chiunque può pensare cosa significa rinchiudere insieme persone agli opposti per cultura, etnia,tradizioni.
Il precedente governo poi su questa situazione già di per se grave, aveva aggiunto il carico da undici della detenzione anche per consumo (sopra una certa soglia) di droghe, eliminando la distinzione tra una canna e una pera di ero.
Serviva quindi una riforma carceraria seria e strutturata. L’indulto serviva come punto di partenza per sviluppare un processo di civiltà, doveva essere inserito in un progetto di riforma degli istituti di pena, magari anche della giustizia e dei tempi dei processi. Andava valutata l’opportunità di costruire nuove e più moderne strutture, di istituire programmi di recupero, soprattutto per i giovani, andava studiata la situazione sociale delle aree più esposte ai fenomeni di criminalità. Niente di tutto questo invece. L’indulto è rimasto un provvedimento isolato, svuotato quindi anche del suo valore caritatevole, un neonato abbandonato senza cure, lasciato alle fiere dei media che lo tiravano di que di là.
Eppure l’indulto è stato votato da due terzi del parlamento (FI inclusa), hanno un bel menare il torrone Fede, Belpietro e Feltri ad ogni crimine commesso da uno scarcerato a causa di questo provvedimento.
Questi crociati a singhiozzo del valore della cristianità, non si ricordano nemmeno che fu papa Woytila, in visita ufficiale al parlamento a chiedere pietà per i carcerati, attraverso la grazia. E in un’assise ormai dipendente dalle posizioni ecclesiastiche la parola del santo padre è diventata legge.
Tra non molto torneremo alla situazione precedente, e dubito che i carcerati abbiano ulteriori chances di vedere migliorata la loro condizione. E così avremmo sprecato un’altra occasione per far crescere il nostro livello di civiltà. Che, come diceva qualcuno, si misura anche con lo stato delle carceri.
Serviva quindi una riforma carceraria seria e strutturata. L’indulto serviva come punto di partenza per sviluppare un processo di civiltà, doveva essere inserito in un progetto di riforma degli istituti di pena, magari anche della giustizia e dei tempi dei processi. Andava valutata l’opportunità di costruire nuove e più moderne strutture, di istituire programmi di recupero, soprattutto per i giovani, andava studiata la situazione sociale delle aree più esposte ai fenomeni di criminalità. Niente di tutto questo invece. L’indulto è rimasto un provvedimento isolato, svuotato quindi anche del suo valore caritatevole, un neonato abbandonato senza cure, lasciato alle fiere dei media che lo tiravano di que di là.
Eppure l’indulto è stato votato da due terzi del parlamento (FI inclusa), hanno un bel menare il torrone Fede, Belpietro e Feltri ad ogni crimine commesso da uno scarcerato a causa di questo provvedimento.
Questi crociati a singhiozzo del valore della cristianità, non si ricordano nemmeno che fu papa Woytila, in visita ufficiale al parlamento a chiedere pietà per i carcerati, attraverso la grazia. E in un’assise ormai dipendente dalle posizioni ecclesiastiche la parola del santo padre è diventata legge.
Tra non molto torneremo alla situazione precedente, e dubito che i carcerati abbiano ulteriori chances di vedere migliorata la loro condizione. E così avremmo sprecato un’altra occasione per far crescere il nostro livello di civiltà. Che, come diceva qualcuno, si misura anche con lo stato delle carceri.
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