La battaglia finale. Le forza sono schierate e si fronteggiano. Gli ultimi colpi di scena. I rinforzi dell’ultimo momento. Amici contro. Criminali ed eroi che si scambiano i ruoli. Inizia lo scontro.
La fazione condotta da Capitan America sta per avere la meglio, la maestria e l’esperienza del super soldato americano stanno facendo pendere la bilancia dalla parte dei dissidenti. Non basta ai governativi aver raschiato il fondo del barile con il clone di Thor (al quale, in una splendida splash page Ercole,appropriatosi del martello, sfonda la testa bionica) e il reclutamento dei peggiori supercriminali della storia Marvel. Cap, l’uomo ragno e gli altri gli stanno dando una lezione epocale.
La fazione condotta da Capitan America sta per avere la meglio, la maestria e l’esperienza del super soldato americano stanno facendo pendere la bilancia dalla parte dei dissidenti. Non basta ai governativi aver raschiato il fondo del barile con il clone di Thor (al quale, in una splendida splash page Ercole,appropriatosi del martello, sfonda la testa bionica) e il reclutamento dei peggiori supercriminali della storia Marvel. Cap, l’uomo ragno e gli altri gli stanno dando una lezione epocale.
Lo scontro si svolge nel pieno di Manhattan, tra il traffico impazzito, i grattacieli e centinaia di civili. Capitan America riesce a disattivare l’armatura di Iron Man e comincia a suonarlo come una cornamusa a Natale, gliela apre in due, quella cazzo di armatura, e continua a randellarlo colpendolo con lo scudo. Finchè non viene bloccato da un manipolo di cittadini che si frappongono tra lui e quella che ormai è la carcassa di uno dei personaggi Marvel più antipatici (Tony Stark, alias Iron Man) interrompendo il suo furore di guerra e obbligando il capitano a vedere la devastazione che la battaglia ha provocato nella città.
Fine della storia, Capitan America va in loop da “che cosa stiamo facendo…” si toglie la maschera, unisce i polsi per farsi ammanettare, non prima però di aver ordinato alla truppa di deporre le armi e arrendersi alle autorità.
Nelle ultime pagine viene poi spiegato che alla fazione ribelle che si è arresa viene concessa la grazia, mentre Cap va in galera (ed è l’inizio del tragico percorso che lo porterà ad essere ucciso) e un ristretto numero di ribelli, nobilitati dalla prestigiosa presenza dell’uomo ragno, resta in clandestinità.
E’ la vittoria personale di Tony Stark/Iron Man, miliardario in armatura, al quale viene assegnata la carica di direttore della Cia Marvel (lo Shield), e per il momento tutta la parte “politica” viene accantonata.
Lo scontro di super eroi più verosimile mai visto, partorito da una legge,l’atto di registrazione, che ha spaccato in due la comunità in calzamaglia, termina nel modo più inverosimile e “conservatore” possibile. Ciò comunque riesce a non togliere valore all’opera ma ne costituisce indubbiamente un profondo limite.
“L’atto di registrazione” è un provvedimento che obbliga i super esseri a registrarsi e a lavorare per il governo, rivelando la loro identità nei casi in cui essa è segreta, e che usa le maniere forti per i disubbidienti, reclusi in una dimensione spazio-temporale inaccessibile, bloccati spesso in condizioni disumane (per contenerne i poteri) , senza assistenza legale e senza contatti con il mondo.
Quello che è sembrato chiaro anche al più distratto lettore è la forte denuncia sociale nei confronti dell’amministrazione americana, per le leggi adottate dopo l’undici nove, e le indegne condizioni di detenzione dei prigionieri talebani presso le base USA di Guantanamo, Cuba.
Questa analisi però col tempo si è rivelata superficiale, in quanto i protagonisti di entrambi gli schieramenti, seppur con differenti peculiarità, sono dei buoni a tutto tondo. Lo dimostra la loro storia personale. Difficile pertanto addurre la malafede o il ritorno personale alla base della loro scelta di campo. No, i lettori devono accettare che una scelta così lacerante delle libertà individuali è stata appoggiata per il bene del paese. E qui sta il problema, perché se c’è un collegamento “di comodo” nello scorgere una pesante critica alla gestione USA della crisi terrorismo, dobbiamo purtroppo delinearne una altrettanto indigesta, almeno per me,di “giustificazione” alle scelte dell’establishment americano.
Civil war è, in ultima analisi,sicuramente un ottimo prodotto, da ogni punto di vista lo si guardi: storia, dialoghi, disegni, che ha il limite però di essere inequivocabilmente un prodotto “americano” , mainstream e confezionato da un colosso dell’industria dell’intrattenimento.
Si poteva (si doveva?) viste le premesse, osare di più e più a fondo.
Questi sette mesi di ritorno all’universo Marvel mi hanno comunque divertito. La casa si è riempita di albi colorati come era consuetudine anni fa, e mi ha fatto piacere leggere i cambiamenti intervenuti tra i personaggi storici della casa fondata da Lee.
Più autoironia (gli eroi si prendono persino in giro per le loro divise attillate), più realismo nei dialoghi (non si risparmiano le parolacce), doppi sensi a sfondo sessuale, più violenza esplicita. I comics Marvel sono stati traghettati a dovere nel 21° secolo riuscendo a non mutare la loro pelle e conservando però, anche i limiti commerciali di una tradizione seriale che molto ha in comune con le soap, soprattutto sul versante tragicomico delle morti/rinascite dei personaggi.
Quello che è sembrato chiaro anche al più distratto lettore è la forte denuncia sociale nei confronti dell’amministrazione americana, per le leggi adottate dopo l’undici nove, e le indegne condizioni di detenzione dei prigionieri talebani presso le base USA di Guantanamo, Cuba.
Questa analisi però col tempo si è rivelata superficiale, in quanto i protagonisti di entrambi gli schieramenti, seppur con differenti peculiarità, sono dei buoni a tutto tondo. Lo dimostra la loro storia personale. Difficile pertanto addurre la malafede o il ritorno personale alla base della loro scelta di campo. No, i lettori devono accettare che una scelta così lacerante delle libertà individuali è stata appoggiata per il bene del paese. E qui sta il problema, perché se c’è un collegamento “di comodo” nello scorgere una pesante critica alla gestione USA della crisi terrorismo, dobbiamo purtroppo delinearne una altrettanto indigesta, almeno per me,di “giustificazione” alle scelte dell’establishment americano.
Civil war è, in ultima analisi,sicuramente un ottimo prodotto, da ogni punto di vista lo si guardi: storia, dialoghi, disegni, che ha il limite però di essere inequivocabilmente un prodotto “americano” , mainstream e confezionato da un colosso dell’industria dell’intrattenimento.
Si poteva (si doveva?) viste le premesse, osare di più e più a fondo.
Questi sette mesi di ritorno all’universo Marvel mi hanno comunque divertito. La casa si è riempita di albi colorati come era consuetudine anni fa, e mi ha fatto piacere leggere i cambiamenti intervenuti tra i personaggi storici della casa fondata da Lee.
Più autoironia (gli eroi si prendono persino in giro per le loro divise attillate), più realismo nei dialoghi (non si risparmiano le parolacce), doppi sensi a sfondo sessuale, più violenza esplicita. I comics Marvel sono stati traghettati a dovere nel 21° secolo riuscendo a non mutare la loro pelle e conservando però, anche i limiti commerciali di una tradizione seriale che molto ha in comune con le soap, soprattutto sul versante tragicomico delle morti/rinascite dei personaggi.
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