giovedì 13 settembre 2007

Gente di livello


Allora è vero che più si invecchia e più si trae piacere dai ricordi della giovinezza.
Vale anche per la musica: è veramente valida la riscoperta di suoni che amavamo 20-25 anni fa oppure è solo un mero fattore nostalgico?

Per esempio, in questi giorni sto riascoltando i Level 42, che sono da molti considerati alla stregua del pop da classifica metà anni 80 tipo Duran Duran e compagnia cantante.
In realtà la band di Mark King, bassista,cantante e leader del gruppo, ha radici funk, improvvisazioni che sfociano a volte nella fusion e un gusto per la melodia che nel brevissimo volgere di un lustro gli ha dato un po’ di notorietà.

Sfogliando il catalogo di dischi per corrispondenza sweet music (davvero molto valido) trovo questa raccolta dei Level 42 in CD doppio a 6 euro e visto che della band ho solo materiale in LP, l’ho ordinata.
Non è un cd della label del gruppo, copertina nera e grafica da bootleg, nessun libretto.
Però le 29 canzoni incluse nella raccolta coprono tutta la carriera della band, inizi,hits e pezzi meno noti. Lo metto nel lettore CD e scopro che (il trucco c’era!) è un live mascherato; le voci del pubblico sono state praticamente rimosse dall’incisione, ma si tratta evidentemente di brani tratti da concerti.
Poco male, anzi meglio così, visto che i brani ci guadagnano, anche nel caso delle hits più note (Lessons in love, Running in the family) che nelle versioni di studio sono arcinote.

Riascoltare questa roba a più di vent’anni di distanza fa un effetto particolare, da una parte c’è il cullarsi nella nostalgia di un periodo e di determinate melodie, dall’altra 7000 giorni dopo gli ottanta e con molta esperienza di ascolti nelle orecchie, si apprezzano aspetti che allora si tralasciavano in nome del refrain cantabile.

Il lavoro continuo del basso slappato, le tastiere, le entrate jazzy del sax, le improvvisazioni, i cambi di tempo. Mi convinco sempre di più che i level 42 siano un grande gruppo fuori dal tempo, portatore a tratti di furore funk di tutto rispetto e invece ingiustamente etichettato come leggero e commerciale.

A prova di questo vostro onore posso portare anche il doppio (in vinile) live A phsycal presence, uscito l’anno prima di Wolrd machine e del successo commerciale di Something about you, che ha lanciato il gruppo nelle charts di mezzo mondo. Lì si intuisce la vera dimensione dei musicisti, con versioni di Hot water, Love games e 88 che occupano da sole due facciate del vinile per una durata complessiva di quasi un ora (laddove nei dischi di studio duravano i canonici 3-4 minuti).

Come spesso mi accade quando mi entusiasmo per un artista (nuovo o di recupero che sia) mi fiondo in rete a cercare news; e così scopro (ci credete alle coincidenze?) che proprio mentre sto liberando dall’oblio in cui li avevo riposti i Level 42 loro fanno uscire un disco nuovo di zecca: Retroglide, licenziato il 18 settembre 2006, inciso dopo anni di assenza dal mercato.

L’ultimo loro disco che avevo ascoltato era Staring at the sun e francamente quello sì era un disco pomposetto, con un singolo raccapricciante che non è riuscito nemmeno a fare breccia nelle charts, che era immagino lo scopo per il quale era stato inciso.

E anche se da allora ne è passata di acqua (e di split e di reunion), un po’ di scetticismo è fisiologico. Mi sistemo le cuffie, faccio partire windows media player su Dive into the sun (la open track) e mi accorgo che sorrido come un idiota già dalle prime note. E il meglio deve ancora venire, Sleep talking e la title track sono trascinanti e ispirate alla perfezione, una grande prova di vitalità e di “gamba” da parte di un gruppo pop di ultracinquantenni.

Non voglio convincere nessuno che la storia si è persa un grande gruppo, per carità, ma è certo è che se nessuno ha colto finora l’eredità pop funk dei level 42 (gli ultimi RHCP?!?) forse possiamo affermare che, a modo loro, sono stati unici nel loro genere. Il che mi sembra una mediazione ragionevole tra ragione (la storia musicale distratta) e sentimento (il mio affetto per artisti minori).

4 commenti:

Anonimo ha detto...

questi sì che son recuperi!
level 42! ma anche Garbo però!
questo post è pubblicità progresso!
Mau

monty ha detto...

quando si parla di pop 80's
sono sempre quelli i nomi.
i level 42 non sono abbastanza
cupi per essere traghettati nel
trend moderno, ma qualcosa di buono
l'hanno pure fatto, e la versione
live di hot water bisognerebbe ascoltarla
almeno una volta, nella vita.

Com'era quella canzone di Garbo
su Berlino?

Anonimo ha detto...

hehe... a berlino come va? roba così. lo risentivo proprio l'altra sera...
eh lo so, il pop è una colpa. è la solita storia del senso di colpa cattocomunista.
evabbè.
Mau

jumbolo ha detto...

a berlino che giorno è

non sono d'accordo sull'accomunamento dei L42 a Duran e affini
me li ricordo già all'epoca come una cosa diversa

cmq bella lì