lunedì 2 novembre 2020

Karen Souza, Essentials (2011)/ Essentials II (2014)

Argentina di La Pampa, Karen Souza inizia la sua carriera nel music business prestando la propria voce a composizioni di musica elettronica, per poi esordire a proprio nome nel 2011 attraverso uno smooth jazz elegante e mainstream, e con il primo di quelli che saranno due album di cover, Essentials.

Mi sono imbattuto in lei grazie alla cover, particolarmente suggestiva, di Creep dei Radiohead, posta sui titoli di coda dell'ottimo The zero theorem di Terry Gilliam, e da lì ho voluto approfondire, concentrandomi su questi due dischi di reinterpretazioni ed ignorando invece i tre di inediti che fanno da corredo agli ultimi dieci anni di produzione della Souza.

Come spesso accade in operazioni analoghe a questa, nelle due tracklist convivono rivisitazioni efficaci, che donano nuova linfa a pezzi noti, assieme ad altre più fiacche e prevedibili, che configurerei sotto la definizione di musica per ascensori. Nella prima categoria, oltre alla già citata Creep, troviamo una sorprendente e confacente (alle liriche) versione di Do you really want to hurt me? dei Culture Club, nonchè una New Year's day degli U2 offerta in una evocativa versione da night club e una convincente doppietta blues pescata da due artisti agli antipodi: Ian Dury (Wake up and make love to me) e Creedence Clearwater Revival (Have you ever seen the rain).

I miei personalissimi highlights del secondo volume partono invece dalla felice intuizione di reinterpretare un pezzo, Skin trade dei Duran Duran, che adoro, come tutto l'album nel quale era contenuto (Notorius), seguito da The sound of violence del duo elettronico francese Cassius e da Everyday is like sunday, di Morrisey.

Consapevole che la curiosità derivante da queste operazioni si sfoga nell'andare ad ascoltare le versioni proposte di pezzi altrui (e spesso lì si esaurisce), mi sono limitato a citare i brani che mi hanno maggiormente colpito, lasciandovi il piacere di scoprire gli altri, che coprono in maniera trasversale il pop-rock prendendo in prestito il repertorio di artisti quali Bruce Hornsby,Beatles, Fleetwood Mac, Soft Cell, Police, Michael Jackson, Elvis Presley, REM, INXS e, ovviamente, Depeche Mode (da qualche anno a questa parte sembra impossibile proporre un disco di cover, a prescindere dal genere, senza di loro).




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