Appena entrati negli anni zero i Metallica attraversarono quella che probabilmente può oggi essere definita come la loro crisi più nera. Una crisi che li portò ad un passo dallo scioglimento e che è deflagrata con l'addio alla band del bassista Jason Newsted, con il gruppo dal 1986, dopo la morte del compianto Cliff Burton.
Il lacerato rapporto tra i due leader del combo, il chitarrista/cantante James Hetfield e il batterista Lars Ulrich, è alla base delle difficoltà a portare avanti il progetto Metallica. Questa incomunicabilità, e la tensione strisciante tra i due, porta il loro management ad organizzare un ciclo di sedute con Phil Towle, un "Performance Enhancement Coach" specializzato nelle terapie di gruppo di note squadre di football americano o, appunto, di bands in crisi (c'è poco da sorridere, si parla di onorari da $ 40.000 al mese).
Il management, partendo dall'idea iniziale di realizzare un docu-rock sui lavori di realizzazione del nuovo album dei Tallica, propone a James, Lars, Kirk e al produttore Bob Rock di riprendere anche le sedute motivazionali con Towle, e così prende vita il progetto definitivo di Some kind of monster.
All'inizio vediamo la band, con Bob Rock al basso, all'interno di una ex base militare abbandonata (Il Presidio) dalle parti San Francisco. E' qui che si sviluppano le incomprensioni e le liti più furibonde tra Hetfield e Ulrich, al punto che il chitarrista/cantante ad un certo punto sbatte la porta e se ne va, lasciando gli altri nell'ansia e nell'incertezza, visto che, anche a causa di gravi dipendenze da alcol e droghe, egli sparirà per molti mesi per ricoverarsi in un rehab, tagliando i contatti con la sua famiglia musicale. A quel punto il resto del gruppo abbandona Il Presidio per non farci più ritorno.
Hetfield, al suo rientro, pur apparendo ripulito e rilassato, impone una regola assurda agli altri: essendo lui costretto dai terapisti del centro di recupero a lavorare (e quindi suonare/comporre) entro il limite di tempo di quattro ore (dalle 12:00 alle 16:00), anche gli altri dovranno assecondare questo vincolo, astenendosi anche solo dal riascoltare il materiale registrato, in assenza di James. Ovviamente questa imposizione non farà che riaccendere la miccia delle tensioni, arrivando quasi a vanificare ogni tentativo (di manager, label e coach) di arrivare ad un compromesso per ultimare l'album e salvare la band.
La via d'uscita è rappresentata dalla salvifica individuazione di un bandolo della complessa matassa (ore e ore di registrazione) dei lavori in studio del gruppo. Quello che diventerà St. Anger (anche in questo caso cantante e batterista non sono d'accordo sul nome da dare al disco, con il secondo a preferire come titolo Frantic) gradualmente comincia a soddisfare il gruppo, che incanala quindi la propria rabbia contro Phil, al quale viene dato un brusco benservito.
La prima considerazione che muovo in merito al documentario è che Hetfield e Ulrich non ci fanno una gran figura, presi come sono dal loro smisurato ego, da una competizione continua e dal pesare ogni singola parola nei pochi dialoghi che intrattengono. Il terzo membro storico, Kirk Hammett, è decisamente posto su un piano inferiore, a fare da classica anfora di cristallo stritolata tra quelle di acciaio.
La seconda considerazione è che Some kind of monster spazza via violentemente ogni visione ingenua e fanciullesca del carrozzone del rock and roll che molti fans (ed io tra loro) si immaginano. I Metallica (come altri al loro livello, suppongo) non sono (più) una band, ma a tutti gli effetti un azienda, che dà lavoro e salario ad un'infinità di persone e che è strutturata come un consiglio d'amministrazione (con tanto di peso diverso nelle decisioni da assumere a secondo della carica ricoperta).
La terza è che, nonostante la durata del film (due ore e venti che, sommate alle scene tagliate sul secondo disco, arrivano ad accarezzare le tre) e il contesto un pò peso e privo di ironia, questo è un documento decisamente interessante. Il processo di creazione dei pezzi è avvincente e in alcune scene sembra di intravvedere di nuovo la scintilla negli occhi dei four (three) horsemen prendere il posto dello sguardo da milionario incazzato,scazzato ed arrogante. Succede ad esempio durante le audizioni per il nuovo bassista, vinte a mani basse da Rober Trujillo (Suicidal Tendencies; Ozzy Osbourne), animelesco bass player con uno stile molto particolare, che incanta tutti per la velocità e la precisione dell'esecuzioni di Battery.
Si sorride anche per la figura da signorina di Dave Mustaine (uno che di norma ha la fama di tipo aggressivo) che nonostante i quindici milioni di dischi venduti coi suoi Megadeth, ancora piagnucola per quanto ha sofferto a causa del suo allontanamento dalla band in nuce, nel 1983.
Volendo trovare una quarta considerazione, m'è tornata la voglia di ascoltare St Anger, un disco che all'epoca dell'uscita trattai con molta sufficienza.
Titolo da recuperare insomma, e non necessariamente solo dai fans dei Metallica.