Kurt Vile
Smoke ring for my halo
(Matador) 2011
Kurt Vile l'ho scoperto attraverso un'intervista ai Fleet Foxes che hanno risposto pronunciando il suo nome alla domanda del giornalista su chi fosse un musicista emergente da segnalare. Ho fatto un pò di ricerche e ho scoperto che l'artista è dell'80 e viene dalla Pennsylvania, che dal 2008 ha già inciso quattro album e quattro EP e che il suo stile può essere genericamente inserito in questo nuovo movimento acustico/psichedelico di cui proprio i Fleet Foxes sono gli alfieri.
Tracciate le coordinate di massima devo però dire che non condivido quasi per nulla le assonanze con altri artisti che gli affibia ad esempio la scheda di wikipedia: Springsteen, Dylan, John Fahey (e addirittura l'FM Rock), oltre al fatto che Kurt suona prevalentemente l'acustica, non mi sembra proprio influenzino le canzoni di Kurt, forse ci può giusto stare qualche richiamo ai primi Fleedwood Mac di Peter Green.
L'affinità di rilievo, rispetto al movimento in cui si colloca, mi sembra piuttosto un marcato richiamo al cosidetto Paisley sound, il movimento degli ottanta che era contraddistinto da un suono folk/rock/psichedelico e che aveva come capostipiti band quali Dream Syndicate e Green On Red.
Seghe mentali a parte mi sembra meritoria l'attenzione che si è concentrata su di lui, il ragazzotto ha stoffa. La tela che dipinge per Smoke ring for my halo suffestiona e ammalia già dal delicato incipit di Baby's arms. Lo stesso accade per Jesus fever o Ghost town. Ma la magia resta anche quando (Puppet to the man; Society is my friend) il suono diventa elettrico e le influenze con i Green on Red di cui dicevo si palesano.
Un altra scoperta di rilievo in un anno davvero prodigo di soddisfazioni in campo discografico.
1 commento:
mi ricorda un pò beck
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