L'apice del successo i Motorhead lo raggiunsero nei primissimi anni ottanta, con la tripletta Ace of spades, No sleep 'til Hammersmith e, appunto, Iron Fist. A memoria mia quest'ultimo era il più debole dei tre mostri sacri e in effetti, al netto della title-track, le canzoni che compongono l'album sono state spesso trascurate in concerto dallo stesso Lemmy. Personalmente mi sono divertito a riascoltarlo. I'm the doctor, Loser, Sex and outrage e (Don't need) Religion sono dei calchi sui quali i Motorhead hanno perseverato a forgiare il loro sound per molti anni a venire. Strepitosamente kitsch le foto del booklet, con i componenti del gruppo in versione samurai.
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