lunedì 25 novembre 2024

Fontaines D.C., Romance

Va beh, togliamoci il dente. Eccolo qui l'album dei Fontaines D.C. che proietta la band irlandese al successo mainstream. Dietro una delle copertine più brutte che mi sia capitato di vedere, undici brani che puntano apertamente al grande pubblico tentando una difficile connessione con la storia del gruppo, costruita fin qui con tre album all'insegna della crescita costante. Dietro le dichiarazioni che accompagnano ogni nuovo album, (aspetto ormai metabolizzato e gestito da Chatten da consumata rock-star), e che tendono a "giustificare" l'alleggerimento dei pattern con la volontà di allontanarsi dai temi irlanda-centrici, c'è in realtà la legittima ambizione di allargare la propria fan-base. Mettendo in conto di perdere, o ridurre, quella storica, chiaramente più snella. 

Il nuovo viaggio si apre, un pò ingannevolmente, con una traccia abbastanza in linea con la tradizione malinconica che è quota parte del DNA dei Fontaines D.C. e che è anche la title track, una opener perfetta, soprattutto per preparare il terreno al singolone che ha cambiato la storia del gruppo: quel Starbuster caratterizzato dalla geniale intuizione di contrassegnare il termine del refrain con una plateale e grezza inspirata per riprendere fiato. Ma è con la successiva Here's the thing che la band diventa letteralmente irriconoscibile, travolta da una melodia smaccatamente UK pop alla Blur anni novanta, ai tempi del dualismo con gli Oasis. 
Probabilmente consapevoli dell'effetto straniante creato con una traccia così anomala, nel proseguo della tracklist i Fontaines D.C. piazzano i pezzi probabilmente migliori dell'intero lavoro, su tutti In the modern world Bug, prima dell'altrettanto valida, al tramonto dell'album, Death ink.

E' certamente importante per una band darsi degli obiettivi e ancora di più lo è riuscire a raggiungerli, non è un'operazione banale decidere di fare un passo in direzione mainstream ed avere scaltrezza e capacità artistica di riuscirvi, restando tutto sommato fedeli alla propria storia (mi viene il paragone con Springsteen, che con Born in the USA ha sempre continuato a proporre il suo blu collar rock, semplicemente poppizzandolo). Per quello che mi riguarda, senza tragedie (visto che, ahimè, non ho più sedici anni), nei Fontaines D.C. dei primi tre, splendidi, dischi (due recensioni le trovi qui e qui) e arrivo a dire forse finanche il lavoro solista di Chatten (qui) mi ci trovavo di più. 

Cioè questo passaggio da una musica da fili elettrici scoperti, dagli spasmi di una Hurrican laughter o di una Televised mind, dalla malinconia atonale di I don't belong o di una How cold is love, alla coolness di Starbuster o Here's the thing fatico a sedimentarlo. Insomma, le mie solite menate. Romance resta comunque un buon disco, senza dubbio sopra la media della roba che di questi tempi fa classifica o visualizzazioni a rotta di collo. Nella mia bolla snob, sono felice di averli visti dal vivo prima del grande botto.

giovedì 21 novembre 2024

Recensioni capate: The Penguin



Cosa si dice dei film noir/crime/polizieschi/action? Che se azzecchi il villain sei a metà dell'opera. La lezione è stata ampiamente metabolizzata dagli studios che ai villain dei comics sono arrivati a dedicare addirittura dei solo cinematografici, dalle fortune alterne. Nella serie tv The Penguin i villain sono due, e sono entrambi strepitosi. Il Pinguino, appunto, sideralmente lontano dalla caratterizzazione dei Batman televisivi dei sessanta o da quella di Tim Burton (che da quella visione pop pescava, aggiungendoci l'immancabile tocco gotico), interpretato (come nell'ultimo film) da un eccellente Colin Farrell, sottoposto a ore di trucco prostetico, e dalla (per me) rivelazione Cristin Milioti, nei panni della figlia del defunto boss Falcone, Sofia. Per certi versi è lei la vera protagonista, dolente, furiosa, umiliata da chi più di tutti avrebbe dovuto proteggerla. Anche Oswald Cobb/The Penguin è un personaggio che si farà ricordare, traditore patologico, narcisista, affabulatore, cinico e omicida fino all'ultimo. Una serie crime a tutto tondo che nulla a che vedere con i comic movie (il collegamento con The Batman si riduce all'incipit dell'inondazione provocata dall'Enigmista) e che si concentra su dinamiche malavitose universali crude e dark. Da vedere.

Sky/Now

lunedì 18 novembre 2024

Recensioni capate - La leggendaria storia degli 883

Sarà la nostalgia, come cantava quel tale, sarà che nel novantadue novantatre ascoltavo sì i Nirvana e i Sepultura ma il terreno comune per quelle estati di una compagnia quanto mai oscillante come gusti musicali furono proprio i primi due dischi degli 883, gli unici con il duo Pezzali Repetto dietro il monicker. Ma sarà anche che Syndney Sibilia, dopo il folgorante Smetto quando voglio (e i suoi sequel), si è ritagliato questo spazio di racconto nostalgic-pop su piccoli grandi avvenimenti nazional popolari (L'incredibile storia dell'Isola delle Rose; Mixed by Erry) e insomma ci ha preso bene la mano. Ne deriva che la serie Hanno ucciso l'Uomo Ragno - La leggendaria storia degli 883, al netto della celebrazione per gli attuali cinquantenni dell'ultimo "decennio analogico" rappresentato dai novanta, risulta fresca, divertente e pop nell'eccezione migliore. Sarebbe un prodotto riuscito anche se fosse totalmente frutto di fantasia, e in effetti le licenze che gli sceneggiatori si sono presi pare siano più d'una. Per parafrasare un altro disco dei primi novanta, Watch without prejudice.

Sky/Now

lunedì 11 novembre 2024

Manuel Agnelli, Ama il prossimo tuo come te stesso (2022)

A sei anni dall'ultimo album degli Afterhours (Folfiri o Folfox) Manuel Agnelli, assunto nel frattempo, grazie a X Factor, a star nazional popolare, mette per la prima volta la band in pausa e a cinquantasei anni, dopo oltre trentacinque di carriera, pubblica il suo primo lavoro solista. Una scelta attesa ma non banale, posto che gli Afterhours stanno ad un padre padrone (Agnelli, appunto) quanto, per dire, i Nine Inche Nails a Raznor o gli ultimi Cure a Robert Smith. Non siamo pertanto di fronte ad un'esigenza di affrancamento artistico (e il contenuto dell'album, come vedremo lo conferma) ne tantomeno ad una scelta dettata dall'urgenza di veicolare liriche intimamente personali, da questo punto di vista è molto più personale e introspettivo Folfiri o Folfox, che metabolizza il dolore per la malattia e la morte del padre di Manuel.

Ama il prossimo tuo come te stesso (parliamone, di questo titolo...) viene concepito e costruito durante i mesi del lockdown causato dalla pandemia e certamente qualche tossina di questo periodo si avverte, ma Agnelli dimostra che la notorietà di massa non ha intaccato la sua verve artistica totalmente indipendente, piazzando più di una canzone i cui testi sono contraddistinti dall'irriverenza punk e dalla ferocia lirica che i fan degli Afterhours ben conoscono e amano. Parto da qui, dalla sorpresa di due pezzoni come Signorina mani avanti e Proci, che fungono da repellente (soprattutto il secondo) per ascoltatori occasionali che cercano dal "giudice del talent di successo" melodie facili e parole accattivanti e viceversa da raccordo con quanti (here I am), con gli Afterhours hanno vissuto anni totalizzanti.

Poi certo, essendo nato "in cattività", si capisce come la gestazione dell'album sia stata solitaria, al pianoforte, e alcune tracce tali siano rimaste: sarebbe stato sanguinoso stratificarle con inutili orpelli. Pezzi come l'opener Tra mille anni mille anni fa, la title track e, soprattutto, Milano con la peste, una canzone semplicemente meravigliosa, raccordano sontuosamente l'indie delle origini con i chansonnier più classici. 
Essendo poi il disco uscito a invasione in Ucraina iniziata, Manuel non si nega un'incursione sul tema, con due tracce, Severodonetsk (che rimastica l'epocale intro di chitarra di Male di miele) e Guerra e pop-corn (100% Afterhours). 

A voler trovare un difetto ad un'opera insperatamente convincente e decisamente necessaria, c'è da dire che Lo sposo sulla torta (co-singer Emma Agnelli, figlia del nostro) è un divertissement pop che avrebbe potuto funzionare come alleggerimento strategico infilato tra le atmosfere di Milano con la pesteSeverodonetsk ma che manca il bersaglio a causa della sua manifesta inferiorità rispetto a tutto ciò che lo circonda. 
Poco male davvero, a fronte di tanti dischi in cui oltre la metà della tracklist è composta da filler, qui non posso lamentarmi di un brano debole su dieci esaltanti. Avercene.
E insomma sì, arrivo in ritardo su uno degli album dell'anno (2022).

giovedì 7 novembre 2024

Playlist (poco) sciuè sciuè - Autumn edition

01. Terry Allen, Amarillo highway (1979)
02. The Meters, People say (1974)
03. The Vaccines, If you wanna (2010)
04. Grant Lee Buffalo, Mockingbirds (1994)
05. One Dimensional Man, Tell me Marie (2004)
06. Sleater-Kinney, Entertain (2005)
07. Marta Sui Tubi, Cromatica (2011)
08. Charley Crockett, America (2024)
09. The Stone Roses, I am the resurrection (1989)
10. Van Morrison & The Chieftains, I'll tell me ma (1988)
11. Zeal & Ardor, Clawing out (2024)
12. Samara Joy, You stepped out of a dream (2024)
13. Sergio Caputo, Un lentissimo rock (1993)
14. X, Big black X (2024)
15. Losers, Flush (2010)
16. Lone Justice, Sister Anne (2024)
17. Nick Cave and the Bad Seeds, Long dark night (2024)
18-19. Superjoint Ritual, The alcoholic/Fuck your enemy (2002)
20. Manuel Agnelli, Milano con la peste (2022)
21. CW Stoneking, I heard the marching of the drum (2008)
22. The Hold Steady, Sequestred in Memphis (2008)
23. Amyl and the Sniffers, Big dreams (2024)
24. Pixies, Chicken (2024)
25. D-A-D, Keep that mother down (2024)
26. Còsang, Perdere 'a capa (2024)
27. Chrystabell & David Lynch, Sublime eternal love (2024)
28. Fontaines DC, In the modern world (2024)
29. Natalie Merchant, Wonder (1995)
30. The Chieftains feat Ry Cooder, Canciòn mixteca (2010)

lunedì 4 novembre 2024

MFT, Settembre e Ottobre 2024

ASCOLTI

Manuel Agnelli, Ama il prossimo tuo come te stesso
Blood Incantation, Absolute elsewhere
Slits, Cut
CòSang, Dinastia
JD McPherson, Nite owls
D-A-D, Speed of darkness
Eric Clapton, Meanwhile
Wire, Chair missing
Steve Earle, Alone again 
Samara Joy, Portrait
Manu Chao, Viva tu
Gang of Four, Entertainment!
Lone Justice, Viva Lone Justice
Amyl and the Sniffers, Cartoon darkness
Magazine, Real life
The Pixies, The night the zombies came
Fontaines DC, Romance
Charlie Crockett, $10 Cowboy
The Mavericks, Moon & stars
Human League, Dare!
Johnny Cash, Songwriter
Neneh Cherry and the Thing, The Cherry thing
Zeal & Ardor, Grief


Monografie

Scritti Politti
XTC
Miles Davis (the 80's)
Mina
The Rural Alberta Advantage


VISIONI (in grassetto i film visti in sala)

Il coraggio delle due (3,75/5)
King of killers (1,5/5)
Beetlejuice Beetlejuice (3/5)
Il gioco del falco (4/5)
Lacci (3,5/5)
Limonov (3/5) recensione
Prey (2022) (3,5/5)
Dumb money (3/5)
Un mondo a parte (2,25/5)
Kin (2,75/5)
Rebel Ridge (3,75/5) recensione
Gli infallibili (2/5)
La misura del dubbio (3,75/5)
Vite vendute (5/5)
Autosufficienza (2,25/5)
Fineskind (2,5/5)
Io e Angela (2/5)
Nostalgia (3,5/5)
La corta notte delle bambole di vetro (4/5)
Confidenza (4/5) recensione
La terza stella (1/5)
The apprentice - Alle origini di Trump (3,75/5) recensione
Special delivery (3,75/5)
Megalopolis recensione
Eravamo bambini (3/5)
Berlinguer - La grande ambizione (3,25/5)
Il profumo dell'oro (2/5)
The substance (3,75/5)
La terrazza (5/5)



Visioni seriali

A town called malice (2,5/5)
The veil (USA) (2,75/5)
The woman in the wall (3,25/5)
Hanno ucciso l'Uomo Ragno (3/5)

LETTURE

Leo Malet, Trilogia nera
Simon Reynolds, Post Punk 1978-1984