I Fontaines D.C. sono ormai una realtà consolidata della new wave of new wave inglese tardo settanta inizio ottanta. Fieramente irlandesi (Skinty Fia - la dannazione del cervo - è il secondo disco - su tre - con un titolo in gaelico, dopo il debutto Dogrel - filastrocca - ), hanno estrinsecato l'amore per la propria terra in due modalità: la prima, all'esordio, da indigeni, quindi con il forte orientamento polemico proprio di chi ama in modo smisurato la sua terra, la seconda, che sta alla base di molte composizioni di questo album, da emigranti in Inghilterra e quindi più malinconico, nostalgico, evocativo. Per rendere plastico il concetto, la distanza e la diffidenza che ancora c'è tra certa Great Britain e, come vengono volgarmente chiamati gli emigranti irlandesi, i Paddies, Skinty Fia si apre con In àr gCroìthe go deo, che prende spunto dalla recente vicenda di una famiglia irish di Coventry alla quale è stato negato di incidere la frase in gaelico titolo della canzone (significa: per sempre nei nostri cuori) sulla tomba di un congiunto, a causa di un pregiudizio che ancora oggi connette l'uso di questa lingua antica con l'IRA e il terrorismo.
Al netto di questo aspetto, comunque prevalente, Skinty fia, dovendo scegliere da che parte stare tra l'esuberanza del debutto e la freddezza (a tratti) del secondo lavoro, opta per quest'ultimo campo. Così How cold love is, filosoficamente, si intreccia a I don't belong, aggiungendo alla ricetta l'ingrediente della tossicità in taluni rapporti interpersonali e Jackie down the line inserisce con garbo gli Smiths nella lista dei tanti artisti graditi ai ragazzi.
Spero che la salute e l'ispirazione ce li conservi a lungo.
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