Questa maledetta abitudine consumistica di incasellare dentro un genere, sopra la mensola di uno scaffale, un'etichetta ad un artista resiste anche alla fine del mercato discografico. Probabilmente perchè anche le piattaforme di streaming devono alimentare quel mostro chiamato algoritmo e orientare gli ascolti degli utenti, non sia mai che si affacci a qualcosa di nuovo o spiazzante o inaspettato.
Così capita che ancora oggi, dopo che ha ampiamente dimostrato quanto trasversale possa essere la sua musica, Lyle Lovett, sia ancora considerato solamente un artista country. E' probabilmente sfuggito a qualcuno il fatto che da almeno una ventina d'anni il nostro registra e si esibisce coadiuvato da una band da quindici elementi di chiaro stampo jazzistico (la Large Band) e che le sue composizioni sono tutt'uno con jazz, swing, dixieland, old music in generale.
All'inconsapevole scopo di ribadirlo, Lyle, per il suo comeback album dopo dieci anni dal precedente, compie due mosse: la prima passare ad un etichetta dalla nobile tradizione jazz (la Verve) e la seconda sparare in faccia all'ascoltatore una partenza 100% jazz & swing, attraverso quattro classici del genere (lo strumentale Cookin' at the Continental di Horace Silver; Straighten up and fly right di Nat King Cole; Gee, baby ain't I good to you di Razaf/Redman - molto nota la versione di Billie Holiday - e Peel me a grape di David Frischberg) e un pezzo scritto di suo pugno, il trascinante e divertentissimo Pants is overrated.
All'inconsapevole scopo di ribadirlo, Lyle, per il suo comeback album dopo dieci anni dal precedente, compie due mosse: la prima passare ad un etichetta dalla nobile tradizione jazz (la Verve) e la seconda sparare in faccia all'ascoltatore una partenza 100% jazz & swing, attraverso quattro classici del genere (lo strumentale Cookin' at the Continental di Horace Silver; Straighten up and fly right di Nat King Cole; Gee, baby ain't I good to you di Razaf/Redman - molto nota la versione di Billie Holiday - e Peel me a grape di David Frischberg) e un pezzo scritto di suo pugno, il trascinante e divertentissimo Pants is overrated.
In questa parte del disco (5/12 del totale della tracklist) la Large Band maramaldeggia in lungo e in largo, facendo emergere in maniera prepotente l'alchimia che si è ormai creata tra il leader e i musicisti. Nella seconda parte (quanto sarebbe efficace lo stacco temporale di un lato B di un 33 giri) emerge tutto l'afflato old time country, con le melodie alla Gram Parsons sempre ben presenti, e una manciata di pezzi (Her loving man; 12th of june, dedicata - al pari di Pants is overrated - alla recente nascita dei suoi due gemelli) emozionali che lasciano spazio solo in un'occasione (Pig meat man) all'aspetto più ludico, ma sempre ispirato, del talento compositivo di Lyle.
Se cercavamo un'ulteriore prova che le uscite, ormai rarefatte, di Lovett non siano mai banali il sessantacinquenne texano ce le ha fornite, con un altro disco incantevole.
Nessun commento:
Posta un commento