Torno a postare sul blog dopo un paio di settimane di inattività causato da un periodo di ferie in cui ho fatto altro (soprattutto girare di casa in casa di parenti a mangiare come non ci fosse un domani, oltre a qualche lavoretto domestico) ma, devo ammetterlo, anche per un calo di stimolo creativo.
E allora il modo migliore per riprendere la penna in mano è affrontare subito quello che, storicamente, è sempre stato un obiettivo per me irrinunciabile, al quale mi approssimavo con una tale solennità da mandarmi in fibrillazione già da novembre e fino alle prime settimane dell'anno nuovo: la classifica dei migliori dischi dell'anno.
Nel 2018 è successo però qualcosa di diverso, ma tutto sommato inevitabile.
Nell'equazione degli ascolti musica nuova/musica stagionata, si è verificato il sorpasso della seconda sulla prima.
Sarà che alla fine "la questione generazionale" ha prevalso (in questo senso il traguardo dei cinquanta ha un significato non solo simbolico) ma, pur prestando l'orecchio a tante, tante, new releases, non ne ho approfondite (che per me significa ascoltarle per un orizzonte temporale minimo di un paio di settimane) poco più di una ventina, e pertanto non aveva molto senso stabilire il disco dell'anno dentro un lotto così limitato di titoli.
L'avessi fatto, il podio sarebbe probabilmente andato ex aequo a Jack White, con il suo spiazzante Boarding house reach e, anche per un'intensa forma d'affetto, a Lindi Ortega, con l'album della rinascita Liberty.
Scelte queste che però non avrebbero rispecchiato il reale mood degli ascolti, che ha visto una prevalenza metal (ben rappresentata dal sorprendente Firepower dei redivivi Judas Priest) oltre a, anche se nel blog non ne esiste praticamente traccia, molto rap/hip hop dei novanta (NWA, 2pac, Wu Tang Clan, Nas, Eminem), in una gratificante sinergia di influenze col mi figliolo.
Da qui la scelta liberatoria di procedere, per la prima volta, a non stilare la top dell'anno.
Che sia questa la futura linea editoriale, o solo un'opzione estemporanea, solo il tempo lo dirà.
Intanto, nei prossimi mesi, dovrò misurarmi con l'inizio di un nuovo percorso del mio mestiere. Un percorso che un pò mi spaventa, che aumenta il carico di responsabilità e che potrebbe sottrarmi ulteriore tempo ed energie mentali per scrivere delle mie abituali amenità sul blog.
Que sera, sera. Per il momento, buon 2019 a tutti!
2 commenti:
duly noted per Lindi
well done
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