I Bloodbath sono un superguppo che raccoglie elementi della scena svedese per dare forma e sostanza ad un death-metal decisamente old school.
Contrariamente a quanto succede per molte operazioni di questa natura, i Bloodbath sono attivi da oltre quindici anni, periodo nel quale sono stati sfornati cinque dischi in studio più un paio di, rispettivamente, EP e testimonianze dal vivo.
Ad oggi sono della partita, chitarra e basso dei Katatonia (Anders Nystrom e Jonas Renkse), la batteria degli Opeth (Martin Axenrot), la seconda chitarra, dei Craft (Joakim Karlsson) e il mitologico Nick Holmes dei Paradise Lost alla voce.
Personalmente li avevo approcciati con il precedente Grand morbid funeral del 2014, ma è con questo The arrow of Satan is drawn che ci ho preso veramente gusto.
Potrebbe valere il discorso fatto per il recente I loved you at your darkest dei Behemoth, vale a dire che è l'elemento accessibilità dentro un'opera di metal estremo a fare breccia nel gusto di uno che normalmente bazzica poco il marciume sonoro (e che per il ragionamento inverso lascia indifferenti i fan integralisti del genere), a fare la differenza, tuttavia, anche qualora pezzi quali Deader, Levitator, Fleischmann o Bloodicide (che vede la gradita ospitata di Jeff Walker dei Carcass, John Walker dei Cancer e Karl Willets dei Bolt Thrower) sgorghino più dal mestiere che dall'urgenza comunicativa, il piacere nel suonare e risuonare il disco resta immutato.
Nel giudizio complessivamente positivo rientra anche l'apprezzamento per la copertina, elegante e disturbante al tempo stesso.
1 commento:
mi son segnato anche questo, non si sa mai
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