giovedì 17 dicembre 2015

Girlschool, Guilty as sin


Ricordate le riot grrrl? Si trattava di un movimento che molti leggono in relazione al grunge (siamo quindi nei primi novanta) e che portò un buon numero di all female bands agli onori della cronaca grazie ad una proposta musicale aggressiva, in genere baricentrata su un suono aspro di chitarra, una semplice ma perentoria sezione ritmica basso/batteria e testi all'insegna della cazzimma. Un decennio prima, con la musica hard and heavy che aveva appena scoperto le grandi platee, era più difficile imbattersi in gruppi di fanciulle che venissero presi sul serio in un mondo che più maschile e misogino non si poteva.
Tra le poche eccezioni le Girlschool. Inglesi, grandi amiche dei Motorhead (con inusuale eleganza Lemmy ha solo lasciato intendere una relazione con la singer Enid Williams), hanno raggiunto un buon successo commerciale solo con l'album Hit and run (1981, reinciso nel 2011), ma non hanno mai smesso di incidere musica arrivando all'invidiabile cifra di una dozzina di lavori distribuiti in sette lustri.
Oggi sono in tour con un claudicante Lemmy (oltre che con i Saxon), e pubblicano Guilty as sin, un lavoro senza particolare guizzi di fantasia (e come potrebbe esserlo?), ma con tanta attitudine e una buona manciata di killer tracks, a partire dal trittico di apertura che mette subito sull'attenti l'ascoltatore più distratto (Come the revolution; Take it like a band; Guilty as sin) posizionandosi in fin dei conti non lontanissimo dai lavori delle Hole, L7 o Babes in Toyland implicitamente citate in premessa. 
Chiaramente non possono mancare i riferimenti ai Motorhead, come la punkeggiante Night before, mentre non vanno oltre un piacevole stupore iniziale  l'interpretazione di Staying alive (sì proprio quella) e il pop metal stile Kiss più bolsi Everybody loves (saturday night).
E alla faccia dei tanti macho borchiati che provano a fare il botto con gli immancabili lenti in falsetto, queste quattro cazzutissime inglesi in dodici brani non ci piazzano nemmeno una ballata, come il maestro Lemmy insegna.
Mucho respeto.

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