Non avessi comprato i biglietti a luglio, sull'onda dell'entusiasmo per un inaspettato ritorno, trovo difficile che il 10 novembre mi sarei trovato al Forum di Assago per l'ultima esibizione dei (ex) ragazzacci del rock and roll. Il tour, lo ricordo, è quello d'addio alle scene dei Motley Crue, vergato da tanto di contratto stipulato dai quattro che non solo si sono impegnati ad appendere gli abiti di scena al chiodo dopo la prossima esibizione di capodanno a Los Angeles, ma anche a non interpretare mai più, nemmeno individualmente, i pezzi dei Crue. So già cosa state pensando: "bullshit! Aspetta solo che rimangano senza contanti e ne riparliamo...".
Tant'è. Arrivo al Forum sulle note conclusive del set del primo gruppo di supporto, i canadesi Saint Asonia, giusto in tempo per congratularmi mentalmente per la voce piena del singer e la pulizia del suono della band. Vedremo se avrò tempo e voglia di approfondire.
Il tempo di un paio di tramezzini e un'acqua naturale (vi aspettavate hot dog e birra, eh?) e le luci si spengono di nuovo per l'arrivo dell'immenso Alice Cooper. Vi dirò una cosa: quest'uomo è il vero mito vivente della serata. Si materializza all'improvviso su di una pedana al centro del palco avvolto in un mantello nero che apre con gesto teatrale e attacca Mr Nice Guy.
Vi dirò un'altra cosa: in pochi, nel circo del rock, possono vantare un repertorio pari a quello di Vincent Damon Furnier. Repertorio che viene proposto in una sintesi di poco meno di un'ora che, nonostante la posizione di opener, non risparmia l'aspetto visivo, componente fondamentale degli spettacoli di Alice, decapitazione e gigantesco Frankstein inclusi. La backing band dell'autore di Welcome to my nightmare è straripante e conta addirittura tre chitarre, di cui una impugnata in maniera molto sensuale dalla brava Orianthi Panagaris .
Lo show è trascinante e la gente si diverte letteralmente un mondo con i grotteschi effetti speciali, specialità della casa. L'apice dell'esibizione non può che essere Poison, il brano di Vincent più noto da queste parti, ma se volete la mia opinione sul podio vanno Ballad of Dwight Fry, Go to hell, Under my wheels e I'm eighteen.
Finisce letteralmente in tripudio, con i sette-ottomila (fino a quel momento) presenti a tributare, con tutte le luci accese, il sacrosanto riconoscimento ad un'autentica icona del rock.
continua
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