Cinque dischi in otto anni. Da The inner sanctum del 2007, i Saxon non hanno mai mancato l'appuntamento biennale con una nuova release. E visto che Sacrifice era stato pubblicato nel 2013, ecco che i tempi per Battering ram erano maturi.
I fan del combo (tra i quali posso tranquillamente annoverarmi), saldamente capitanato un ottimo Biff Byford sanno già cosa aspettarsi e difficilmente verranno traditi.
Però è evidente come sia dannatamente difficile stupire quando la proposta musicale è così monotematica come quella della band britannica. Se Call to arms e il già citato Sacrifice riuscivano a tenere alta la media per la maggior parte della tracklist, arrivando addirittura a proporre un buon numero di brani che non sfigurano con il glorioso passato, qui i filler cominciano a prendersi la scena rispetto ai brani potenzialmente tramandabili ai posteri.
Questi ultimi sono riassumibili nel midtempo Queen of hearts, Stand your ground, Top of the world e la riflessiva Kingdom of the cross, che per una volta vede i Saxon occuparsi dell'aspetto meno epico delle guerre: quello dei tanti sacrifici umani lascito della prima guerra mondiale.
In qualità di voce narrante è graditissima nel pezzo la presenza di David Bower (frontman degli Hell, band attiva dai primi ottanta ma che è riuscita ad incidere il suo primo lavoro solo nel 2011).
E comunque 'sti cazzi, il signor Byford, che tra qualche settimana compirà sessantaquattro anni, si conferma una delle poche ugole superstiti della nwobhm che ancora ci sta dentro alla grande.
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