Anna Calvi
(Domino) 2011
Visto che l'anno è ormai giunto alla sua conclusione lo posso dire con certezza. E' quello di Anna Calvi, inglese, classe 1982, di origini italiane da parte di padre, il debutto discografico più promettente del 2011. Viso spigoloso e bellezza inquieta, la cantante/chitarrista ha fatto confluire nell'oceano della sua opera prima tutti gli affluenti che l'hanno ispirata dal punto di vista musicale, dando vita ad una creatura, ora elettrica ora intimista, che riesce, nonostante le marcate influenze, ad esprimere proprie personalità e carattere.
Il gioco dei rimandi e dei riferimenti apre infinite possibilità di partecipazione, alcune ovvie altre sorpendenti. Se ad esempio non si può prescindere dal tirare in ballo PJ Harvey (I'll be your man) e Patti Smith (Desire), indiscusse muse intergenerazionali per il movimento rock femminile, è una piacevole sorpresa scovare omaggi a Morricone (l'apertura strumentale e molto suggestiva di Rider to the sea e la chiusura di Love won't be leaving), melodie intonate in compagnia dello spirito di Jeff Buckley (The devil) o utilizzando il delicato approccio al canto di Roy Orbison (First we kiss).Così come affascina passare dalla tensione trattenuta di un pezzo dolce e al tempo stesso oscuro quale è No more words, alla vivacità di Suzanne and I, aperta da un intro di batteria che fa molto british rock degli ottanta.
Alla fine comunque sono proprio il fascino, il magnetismo, lo charme, a prevalere nella cifra stilistica dell'opera, relegando in secondo piano, dopo pochi ascolti, la valigia di influenze che Anna si trascina appresso con grazia. Considerando che si tratta di un'opera prima, c'è da essere fiduciosi.