martedì 13 dicembre 2011

Il ritorno dei morti viventi, prima parte - stagione due





Con un impatto visivo meno spettacolare della prima stagione, The walking dead torna a narrare le disavventure del gruppo di superstiti ad un misterioso contagio che ha trasformato la maggior parte dell'umanità in zombie, concentrandosi maggiormente sull'introspezione, sulle paure dei personaggi e sui bambini, anelli deboli della catena.

Il protagonista della storia, lo sceriffo Rick Grimes, buono e affidabile come da copione classico, comincia ad avere pesanti incertezze sul suo ruolo a seguito di un attacco degli zombie che provoca gravi conseguenze alla comitiva e in seguito al ferimento del figlio durante una perlustrazione nei boschi. Questo avvenimento porta però con se uno sviluppo positivo: i fuggitivi trovano rifugio in una grande fattoria miracolosamente scampata agli attacchi degli zombie, abitata da diverse generazioni di una famiglia guidata da un anziano patriarca.

L'aspetto più incisivo della storia è a mio avviso, lo sviluppo, o se vogliamo la caduta in una spirale autoritaria e violenta, dell'amico di Rick, Shane Walsh, che sopravvive ad una missione suicida per reperire medicinali proprio grazie all'abbandono di ogni etica e lealtà e al trionfo del più primitivo e crudele spirito di sopravvivenza. Shane cambia anche nell'aspetto, nel modo di camminare, la sua fisicità si fa minacciosa, si scontra violentemente con Lori, Dale e con lo stesso Rick. La sua influenza negativa contagia progressivamente gli altri. In una coabitazione sempre più complicata con gli abitanti della fattoria, assume una decisione che mina la permanenza del gruppo in quell'oasi (quasi)incontaminata e risolve drammaticamente una vicenda aperta dopo l'attacco degli zombie a cui accennavo in apertura.

La stagione due consta di tredici episodi, ma la produzione ha deciso di trasmetterne inizialmente solo sette, per poi riprendere a febbraio. A mio avviso la storia regge bene, quel che perde in spettacolarità viene parzialmente equilibrato nell'analisi dei personaggi (oltre a Shane anche Andrea, Daryl e Glen). E comunque l'adrenalina, anche se razionata, non manca e l'emozione è ben dosata (nell'ultima scena del settimo episodio la commozione ti afferra stretta la gola). Per essere un serial di zombie può bastare. Anche se magari sarebbe ora di riprendere qualche filo narrativo interrotto dalla prima serie e cominciare a svelare qualcosa sulle origini del contagio...

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