The Black Keys
El camino (Nonesuch, 2011)
I Black Keys (Dan Auerbach e Patrick Carney) mi sembra abbiano fatto lo stesso percorso. In quasi dieci anni e otto album (nel lotto anche il progetto Blakroc), più uno solista di Auerbach, si sono tolti tutti gli sfizi artistici possibili, trastullandosi con l'indie, il garage, il blues e persino con l'hip hop, allargando, in un crescendo costante, la loro cerchia di sostenitori tra critica e pubblico più attento. Fino ad arrivare ad oggi e a El camino, nel quale fanno i piacioni irresitibili proprio come Depp nei Pirati dei Caraibi.
Si perchè solo chi si è creato una solida reputazione in campo musicale indipendente può sfornare un disco paraculo come questo senza essere tacciato di disonestà intellettuale. Qui tutto è rigorosamente vintage, in un viaggio nel tempo che ferma le lancette agli eartly seventies: il sound (chitarre ruvide, tastiere di velluto, battimani, ritornelli catchy) la copertina dell'album, il video di Lonely boy, singolo che ha antipato la release. Proprio Lonely boy ha certificato lo sdoganamento del duo, diventando in brevissimo tempo feticcio delle radio più trendy e colonna sonora delle immagini di presentazione di molti servizi televisivi, con un utilizzo così massiccio da rischiare lo sfinimento. Prepariamoci perchè tra non molto lo stesso trattamento verrà riservato alle irresistibili Gold on the ceiling, Sister o Little black submarines.
El camino (Nonesuch, 2011)
Pur essendosi costruito un nome ed una faccia, per molti anni Johnny Depp ha continuato ad accettare ruoli in piccoli, straordinari film ( Buon compleanno Mrs. Grape, Ed Wood, Dead Man, Paura e delirio a Las Vegas) nei quali ha consolidato le sue doti recitative, per intraprendere infine,trionfalmente, la strada del cinema mainstream e dei blockbusters.
I Black Keys (Dan Auerbach e Patrick Carney) mi sembra abbiano fatto lo stesso percorso. In quasi dieci anni e otto album (nel lotto anche il progetto Blakroc), più uno solista di Auerbach, si sono tolti tutti gli sfizi artistici possibili, trastullandosi con l'indie, il garage, il blues e persino con l'hip hop, allargando, in un crescendo costante, la loro cerchia di sostenitori tra critica e pubblico più attento. Fino ad arrivare ad oggi e a El camino, nel quale fanno i piacioni irresitibili proprio come Depp nei Pirati dei Caraibi.
Si perchè solo chi si è creato una solida reputazione in campo musicale indipendente può sfornare un disco paraculo come questo senza essere tacciato di disonestà intellettuale. Qui tutto è rigorosamente vintage, in un viaggio nel tempo che ferma le lancette agli eartly seventies: il sound (chitarre ruvide, tastiere di velluto, battimani, ritornelli catchy) la copertina dell'album, il video di Lonely boy, singolo che ha antipato la release. Proprio Lonely boy ha certificato lo sdoganamento del duo, diventando in brevissimo tempo feticcio delle radio più trendy e colonna sonora delle immagini di presentazione di molti servizi televisivi, con un utilizzo così massiccio da rischiare lo sfinimento. Prepariamoci perchè tra non molto lo stesso trattamento verrà riservato alle irresistibili Gold on the ceiling, Sister o Little black submarines.
Noi siamo comunque contenti, perchè sono pochi i gruppi che meritano la notorietà più dei Black Keys e poi perchè l'opera è effettivamente entusiasmante e ispirata, caratterizzata da un livello qualitativo che non si abbassa mai. Occhio però, che il difficile inizia adesso. Se per El camino gli aggettivi superlativi si sprecano, il rischio di cedere alla tentazione di replicare la stessa formula con i prossimi dischi è dietro l'angolo. Spero vivamente che non succeda. Jack Sparrow ha divertito solo nel primo film, poi è gradulamente diventato prevedibile.
Nessun commento:
Posta un commento