lunedì 19 settembre 2022

Volbeat, Servant of the mind (2021)


Dall'alto dello status di one of my favorite band, ho concesso diverse chance a Servant of the mind, l'ottavo album dei Volbeat, uscito a fine 2021. Al netto della diffidenza verso una copertina bruttina, stile prog rock anni settanta, ogni volta il mio entusiasmo si schiantava contro lo scoglio di Wait a minute my girl, la traccia numero due. In effetti non andavo molto lontano. Tuttavia, anche adesso che il disco sono riuscito ad assimilarlo, continuo a ritenere quel pezzo probabilmente il più brutto mai pubblicato dai danesi. 
E il resto del disco com'è? Mah, la mia impressione è che i Volbeat abbiano perso quella non comune capacità di coniugare orecchiabilità, asprezza dei suoni ed epicità. Ci provano, ma semplicemente non ci riescono più. Il disco è troppo lungo. Le singole tracce sono troppo lunghe. Questo giochetto di relegare il lato più canonicamente metal alle parti strumentali (incipit, bridge e coda) ormai mostra la corda. Dopodichè mentirei se affermassi che qualche canzone non centri il bersaglio lucidando un pò l'argenteria di famiglia (Sacred stones, Shotgun blues, The passenger), ma è davvero poca cosa. 

Se affermi di fare musica metal, anzi di essere un "big fan" del genere, devi fare attenzione a come ti trastulli con l'easy listening, perchè cazzo il rischio di sbracare è dietro l'angolo. I Ghost, per fare un esempio, sono dei maestri in quest'arte, la formazione di Poulsen mi sembra abbia invece deragliato. Speriamo non definitivamente. Poche speranze in questo senso. Un dato su tutti che fotografa l'inversione mainstream della band: prima i featuring si facevano con componenti di Kreator, Napalm Death, Meryful Fate, oggi con la cantante degli Alphabeat, un gruppo dance-pop. E senza neanche passare dal metadone delle Babymetal.
Buone le cover (Wolfbrigade, Cramps, Metallica) dell'edizione speciale. E, forse, questo potenziale metal inespresso fa incazzare ancora di più.

3 commenti:

Filo ha detto...

La tua rece mi conferma quanto già si intravedeva negli ultimi lavori della band. Canzoni fatte con lo stampino e senza ormai quella cattiveria agonistica che li animava. Infatti, dopo l'ascolto di un paio di anteprime su YT, non ho neanche provato ad ascoltarlo tutto intero.

monty ha detto...

Beh, come dicevo, c'ho messo un anno per dargli un numero minimo di ascolti tale da giustificare la recensione. Ma in effetti, probabilmente, la qualità del disco non valeva tanta sbatti

jumbolo ha detto...

Sei leeeeentooo....leeeeento....non funzioooonaaaaa.... :)